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Ancora un coro all’unisono, verso l’utenza automobilistica italiana e soprattutto la politica. Sono le tre associazioni che rappresentano l’industria e il settore nel bel Paese a farsi sentire, per bocca di Scudieri (ANFIA) De Stefani Cosentino (FEDERAUTO) e Crisci (UNRAE). Temi molto logici e coerenti, per chi vive l’auto e soprattutto vide d’auto. In sintesi si cerca di mettere “in coda” alle molte attività che il governo deve disporre e finanziare:
1) un piano strategico per l’elettrificazione dei veicoli
2) la volontà di accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie (automazione, connettività, diffusione delle infrastrutture anche per l’idrogeno)
3) incentivi non più a esaurimento ma strutturali fino al 2026, anche per veicoli trasporto merci e collettivo di persone.
4) a suon di dati sul mercato, sulla filiera e sulle tendenze, per Italia ed Europa, richiesta anche una riforma fiscale. Per le auto aziendali, a sostegno delle imprese italiane.
5) le tre associazioni hanno anche fatto piacere ai privati, ricordando come sia da rimodulare il bollo auto.
Gli incentivi hanno mitigato il calo delle immatricolazioni 2020 e ne ha beneficiato anche l’occupazione del settore. Sono state rottamate 125.000 vetture vetuste ed inquinanti in un anno, ma l’Italia ha ancora un parco circolante tra i più vecchi d’Europa, con età media di 11,5 anni. Più elevata l’età media dei veicoli industriali: 13,6 anni. Datati anche i commerciali (12,5 anni) e gli autobus (12 anni).
Le aziende del settore insomma necessitano di sostegno, per la pandemia e per la fase tecnologica. Possibile tramite il Recovery Plan, ma gli incentivi intanto si esauriscono e la politica industriale non è molto variata. La richiesta è sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva. Sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con incentivazione fiscale e offerta di servizi formativi. Piano Transizione 4.0, aggregazione delle PMI e operazioni di private equity sono quanto le tre associazioni vorrebbero veder crescere grazie al Governo.
Per gli automobilisti si tratta di vedere crescere la rete di ricarica (pubblica, privata e aziendale) le infrastrutture per l’idrogeno, le tecnologie vehicle-to-grid e le smart road. Argomenti pesanti e futuristi alcuni, ma su cui molti ci sono all'estero e l’Italia potrà avere ruolo solo se un piano comune comprende pubblico e privato, in sinergia.
Federauto ricorda come la quota di auto aziendali italiane sia più bassa (36%) se confrontata con Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%), Francia (53,1%) e Spagna (49,8%). Un intervento sulla detraibilità dell’IVA e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green, non è più rinviabile per l’Associazione, così come la semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica (il bollo, ndr).
Michele Crisci ha ribadito la richiesta di rifinanziare gli incentivi per la fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2.