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Dall'1 ottobre in gran parte del Nord Italia sono partiti i blocchi del traffico che colpiscono soprattutto le auto Diesel Euro 3 e di classi inferiori. Lo hanno stabilito le ordinanze antismog di cui ci siamo largamente occupati, le quali però non stabiliscono solamente che per diminuire l'inquinamento atmosferico bisogna lasciare le auto più vecchie in garage, ma anche che bisogna limitare l'utilizzo di stufe e caldaie a legna o pellet e dei camini, per non parlare di quelle a carbone o a gasolio ancora esistenti.
E' il riscaldamento domestico infatti il responsabile di almeno la metà delle emissioni inquinanti che durante l'inverno ammorbano l'aria soprattutto delle regioni del bacino padano, quelle maggiormente interessate dal problema dello smog invernale. Lo ha detto pochi giorni fa anche la sezione di Legambiente della Lombardia, dove sono già state bloccate le Diesel Euro 4 per sforamento dei limiti di legge: «Siete ancora in tempo per risparmiare sulla bolletta e sulla qualità dell'aria. L'autunno ci regalerà ancora giornate tiepide, se non avete acceso la caldaia, continuate a tenerla spenta» è l'appello con cui la Presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto si è associata al sindaco di Milano Beppe Sala, che si è impegnato a tener spenti i riscaldamenti negli edifici pubblici almeno fino a che le temperature rimarranno miti.
Auto e stufe/caldaie sono infatti le due facce della stessa medaglia, quella dello smog. Una volta limitata la circolazione delle prime, con i disagi del caso per chi un'auto nuova proprio non può permettersela, bisogna intervenire massicciamente sulle seconde, altrimenti fermare solamente le automobili è del tutto inutile. Attualmente viviamo un paradosso: quando arrivano le piogge, nella stagione invernale i livelli di PM10 nell'aria tendono a scendere; ma è quando piove e fa più freddo che i riscaldamenti lavorano di più e quelli meno efficienti riversano nell'aria quantità massicce di particolato ed altri inquinanti che fanno scattare i blocchi. Il classico cane che si morde la coda.
E allora? E' ormai chiaro da anni che se non si interviene strutturalmente sulle tecnologie che servono a riscaldare le nostre case ne subiremo eternamente le conseguenze anche nella veste di automobilisti. In Emilia Romagna, ha calcolato l'Arpa regionale, oltre il 50% delle emissioni di PM10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa. Le emissioni di un camino aperto tradizionale sono stimate in 2.880 tonnellate di PM10 all’anno, quelle di una stufa a legna sono di 1.228, a fronte delle 17 tonnellate all’anno degli impianti a metano. Una bella differenza.
Va detto che lo Stato e molti enti locali si sono già attivati e da anni per favorire la transizione delle abitazioni (e delle attività produttive) verso tecnologie di riscaldamento più pulite ed efficienti, attraverso l'erogazione di incentivi per la sostituzione sotto forma di agevolazioni fiscali.
Ma intanto, da cittadini, possiamo fare qualcosa? Qualche anno fa il MISE e l'Enea hanno messo a punto un vademecum con 10 regole per limitare i consumi dei riscaldamenti domestici. Se, con uno sforzo collettivo, fossero applicate da tutti, risparmieremmo qualcosa in bolletta e avremmo probabilmente meno blocchi del traffico, senza più a dover sperare nel bel tempo per poter circolare.
Regola N. 1 – Fare la manutenzione degli impianti. È la regola numero uno, sia per motivi di sicurezza sia per evitare sanzioni: un impianto ben regolato e ben manutenuto consuma e inquina meno. Chi non effettua la manutenzione del proprio impianto rischia una multa non inferiore a 500 euro, in base a quanto stabilisce il DPR 74/2013.
Regola N. 2 - Controllare la temperatura ambiente. Scaldare troppo la casa fa male alla salute e alle tasche: la normativa consente una temperatura di 20 - 22 gradi, ma 19° sono più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Attenzione, inoltre, perché ogni grado abbassato si traduce in un risparmio dal 5 al 10% sui consumi di combustibile.
Regola N. 3 – Attenti alle ore di accensione. Il tempo massimo di accensione giornaliero è indicato per legge e cambia a seconda delle 6 zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia. Per i comuni in fascia “E” il massimo sono 14 ore.
Regola N. 4 - Usare i cronotermostati. Un aiuto al risparmio arriva dai moderni dispositivi elettronici che consentono di regolare temperatura e tempo di accensione in modo da mantenere l’impianto in funzione solo quando si è in casa.
Regola N. 5 - Applicare valvole termostatiche. Queste apparecchiature aprono o chiudono la circolazione dell’acqua calda nel termosifone e consentono di mantenere costante la temperatura impostata, aiutando a concentrare il calore negli ambienti più frequentati e a evitare sprechi.
Regola N. 6 - Installare pannelli riflettenti tra muro e termosifone. È un ‘trucco’ semplice ma molto efficace per ridurre le dispersioni di calore.
Regola N. 7 - Schermare le finestre la notte. Chiudendo persiane e tapparelle o mettendo tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.
Regola N. 8 - Fare il check up alla propria casa. L’isolamento termico su pareti e finestre dell’edificio è un aspetto da non trascurare: se la costruzione è stata fatta prima del 2008, probabilmente non rispetta le attuali normative sul contenimento dei consumi energetici e conviene valutare un intervento per isolare le pareti e sostituire le finestre. Con nuovi modelli che disperdono meno calore, il beneficio può essere doppio: si riducono i consumi di energia fino al 20% e si può usufruire dei cosiddetti ecobonus, la detrazione fiscale del 65%.
Regola N. 9 - Impianti di riscaldamento innovativi. Se l’impianto ha più di 15 anni, conviene valutarne la sostituzione ad esempio con le nuove caldaie a biomasse, le pompe di calore, o con impianti integrati dove la caldaia è alimentata con acqua preriscaldata da un impianto solare termico e/o da una pompa di calore alimentata da un impianto fotovoltaico. Per questi interventi si può usufruire degli ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici 65% e del patrimonio edilizio del 55%.
Regola N. 10 - Evitare ostacoli davanti e sopra i termosifoni: mettere tende o mobili davanti ai termosifoni o usare i radiatori come asciuga biancheria disperde calore ed è fonte di sprechi. Inoltre attenzione a non lasciare troppo a lungo le finestre aperte: per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti, evitando inutili dispersioni di calore.