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Le biciclette elettriche dovrebbero essere un mezzo ecologico e sicuro per spostarsi in città, ma tra i rider il fenomeno delle bici truccate sta dilagando senza alcun freno. Un'inchiesta condotta sul campo ha rivelato che molti fattorini utilizzano biciclette sbloccate illegalmente, capaci di raggiungere velocità tra i 40 e i 50 km/h, senza alcun bisogno di pedalare. In pratica, mezzi che si avvicinano più agli scooter che alle normali e-bike previste dalla legge.
La normativa italiana è chiara: per essere considerata una bicicletta a pedalata assistita, il veicolo deve rispettare tre requisiti fondamentali. Il motore non può superare i 250W di potenza, l'assistenza elettrica deve fermarsi oltre i 25 km/h e deve funzionare solo in presenza della pedalata. Qualsiasi modifica che alteri questi limiti rende la bici un ciclomotore a tutti gli effetti, con obbligo di targa, assicurazione e casco. Tuttavia, la realtà nelle strade è ben diversa: i rider intervistati ammettono senza problemi di aver sbloccato le loro bici, spesso acquistando kit di modifica a prezzi irrisori, e di muoversi a velocità ben superiori ai limiti imposti dalla legge.
Oltre all’evidente illegalità di questi mezzi, il problema principale è la sicurezza. Queste bici sfrecciano in mezzo al traffico cittadino senza alcuna protezione per chi le guida, né per gli altri utenti della strada. I rider non hanno il casco, non hanno targa né assicurazione, eppure viaggiano a velocità che, in caso di incidente, possono avere conseguenze devastanti.
Un veicolo a 50 km/h che attraversa incroci e zone pedonali senza le dovute precauzioni è un pericolo per automobilisti, motociclisti e pedoni. Inoltre, la mancanza di assicurazione significa che in caso di incidente nessuno risarcirà eventuali danni, rendendo la situazione ancora più grave. Il paradosso è che mentre si impongono regole stringenti ai monopattini elettrici, le bici modificate continuano a circolare indisturbate sotto gli occhi di tutti.
Di fronte a un fenomeno così diffuso, viene spontaneo chiedersi: possibile che le aziende di food delivery non sappiano a che velocità viaggiano i loro rider? Oppure, più semplicemente, fa comodo a tutti che le consegne siano sempre più rapide, anche a costo di ignorare le norme? Le piattaforme che gestiscono i fattorini potrebbero monitorare il problema, ma sembrano preferire il silenzio, mentre i controlli da parte delle autorità sono inesistenti.
La situazione è ormai fuori controllo, e il rischio è che si debba aspettare un grave incidente prima di vedere un intervento concreto. Nel frattempo, il problema resta sulle strade: mezzi illegali, riders che viaggiano a velocità folli e una città sempre più pericolosa per tutti. È ora che le istituzioni e le forze dell'ordine inizino a prendere sul serio la questione, mettendo fine a un far west che, per il momento, sembra non avere limiti.