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Una recentissima sentenza della Cassazione finisce per mettere ancora una volta i bastoni tra le ruote ad automobilisti e motociclisti. Vincere un ricorso per una multa “scattata” da un autovelox infatti sarà ancora più difficile, o meglio, quasi impossibile. Per capire perché bisogna riavvolgere il nastro e fare qualche passo indietro. La Suprema Corte ha sentenziato che per rendere valida una sanzione accertata con strumenti elettronici e non contestata immediatamente sarà sufficiente d'ora in poi indicare nel verbale redatto dalle Forze dell'ordine gli estremi del decreto prefettizio che autorizza la contestazione differita.
Autovelox: perché i vigili non contestano la sanzione immediatamente?
Dobbiamo ricordare che le multe - per essere valide - devono essere contestate immediatamente, il che implica il blocco dell’auto e la compilazione immediata del verbale. Tuttavia, il codice della strada prevede alcuni casi in cui la polizia è impossibilitata a fermare l’auto e quindi può elevare la contravvenzione senza contestazione immediata. Ma deve, anzi doveva, spiegare convenientemente nel verbale le ragioni cogenti che avevano reso difficile la contestazione immediata. Tra questi casi, ovviamente, l'accertamento per mezzo di apparecchi elettronici di rilevamento, comunemente chiamati autovelox, è diventato il più gettonato, con frasi di circostanza che richiamano la difficoltà di arrestare un veicolo in corsa. In realtà, ormai tutti gli apparecchi sono dotati di dispositivi che consentono di fermare dopo 100 metri il guidatore, di contestargli subito la violazione, di ascoltare la sua difesa, di impedirgli di continuare una marcia pericolosa, esattamente come si fa all’estero quando si vuole davvero migliorare la sicurezza stradale. Quindi, se solo lo si volesse, la contestazione immediata sarebbe sempre possibile.
Ma fino ad ora si è scelta una scorciatoia: il Prefetto era incaricato di indicare, con apposito decreto, le strade dove la contestazione immediata non era possibile perché l'arresto dell'auto avrebbe potuto procurare un serio rischio alla circolazione. Tuttavia non è detto che tutta una strada renda impossibile fermare un veicolo e contestare subito una infrazione. Ed è su questo punto che si è concentrata la sentenza della Cassazione. Infatti, finora molti giudici di Pace hanno ritenuto nulli i verbali con cui la polizia giustificava la mancata contestazione immediata richiamando semplicemente l'ordinanza prefettizia che autorizza la contestazione differita, ritenendo invece necessario indicare anche le ragioni concrete che avevano reso impossibile il blocco dell'auto: ora questo non è più così.
Strade trasformate in bancomat
Per la Cassazione basta infatti che nel verbale di contestazione vengano richiamati gli estremi del decreto prefettizio, che tra l'altro non serve nemmeno allegare: cioè spetta alla difesa accertare se quella strada rientrava fra quelle esonerate. Morale, il Prefetto potrà compilare un elenco di strade individuate solo attraverso la loro sigla numerica, sulle quali si potranno tendere agguati nascosti, istallare autcome se le strade fossero tutte uniformi dal primo all’ultimo km, come se la sicurezza non imponga a volte di inseguire un guidatore folle e pericoloso, come se i Comuni non avessero un loro interesse innominabile a trasformare certe strade provinciali in autentici bancomat privati. La sentenza della Cassazione andrebbe benissimo se il sistema funzionasse a dovere, e se davvero funzionasse a dovere l’imperativo sarebbe fermare, educare, contestare, inseguire se necessario, ma purtroppo, come troppo spesso accade nel nostro Paese, non tutti gli ingranaggi girano nel verso giusto. Teoricamente la contestazione differita dovrebbe essere concessa solo ed esclusivamente su quei tratti di strada dove non c'è spazio per consentire alla pattuglia di fermarsi in sicurezza per bloccare i veicoli e redigere il verbale.
Una volta ottenuta l'autorizzazione prefettizia, diventa automatico incassare la multa, dal momento che per l'automobilista sarà praticamente impossibile vincere il ricorso
Ma nella realtà dei fatti i Prefetti non controllano mai le condizioni reali della strada e rilasciano ai comuni le autorizzazioni per la contestazione differita anche là dove ci sarebbe tutto lo spazio necessario per effettuare un blocco in tutta sicurezza. Di fatto non sono poi molti i tratti di strada dove è impossibile provvedere ad un fermo ma i Comuni, sulla spinta dei comandi dei vigili, sapendo bene che i Prefetti non andranno mai a verificare caso per caso, preferiscono farsi rilasciare autorizzazioni per contestazione differita in grande quantità, anche dove non ci sarebbero le condizioni per una tale richiesta.
Il Prefetto non controlla, via libera agli autovelox "autonomi"
Del resto in questo modo per Comuni e vigili è molto più comodo così. Basta installare un bell'autovelox e lasciarlo lì a macinare multe, senza doversi scomodare nemmeno a mandare una pattuglia nei paraggi per la contestazione immediata. E poi, una volta ottenuta l'autorizzazione prefettizia, diventa automatico incassare la multa, dal momento che per l'automobilista sarà praticamente impossibile vincere il ricorso, soprattutto dopo questa sentenza di Cassazione. Ed è proprio questo il nodo della questione. Siamo di fronte all'ennesimo disarmo dell'automobilista-motociclista, per cui sta divenendo di fatto sempre più impossibile fare ricorso. Da una parte lo sconto del 30% con pagamento entro 5 giorni, dall'altra il raddoppio dell'importo della sanzione se si perde il ricorso davanti al giudice di pace e ora questa sentenza: sono tutti strumenti che poco a poco hanno eroso il diritto alla difesa di chi circola sulle nostre strade.
Per raddrizzare una situazione anomala – troppi ricorsi – si è finito col penalizzare tutti, anche coloro che si vedono recapitare una multa palesemente ingiusta
Obbiettivamente dobbiamo riconoscere che in questi anni c'è chi – fra gli utenti della strada - se ne è approfittato, facendo ricorso sempre e comunque, appellandosi a qualsiasi cavillo giuridico pur di non pagare sanzioni, spesso più che meritate. Oggi però si è cercato in ogni modo di disincentivare chi vuole fare ricorso di fronte alle trappole e allo strapotere di alcune polizie municipali, che in misura pari (o superiore?) alla cavillosità degli automobilisti ha abusato dei suoi poteri trasformando le strade in un astioso bancomat. E, in questo modo, tutti, indistintamente, siamo stati privati di un diritto che dovrebbe essere inalienabile in un sistema giuridico efficiente e democratico. È l'ennesima stortura italiana perché per raddrizzare una situazione anomala – troppi ricorsi – si è finito col penalizzare tutti, anche coloro che si vedono recapitare una multa palesemente ingiusta. Magari inflitta da un autovelox, in corrispondenza di un limite di velocità improbabile, su una strada larga, ricca di piazzole di sosta, ma dove non c'era nemmeno l'ombra di una pattuglia per effettuare una contestazione...
Enrico De Vita
Matteo Valenti