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Se in Europa il caso dei Diesel Volkswagen dopo il clamore iniziale sembra pian piano avviarsi verso una soluzione più morbida di quanto si ipotizzava nei giorni a ridosso dello scoppio, le autorità americane perseguono la linea della tradizionale intransigenza nei confronti di Volkswagen, giudicata responsabile di quella che è tecnicamente considerata una violazione delle leggi ambientali federali e della California.
Scaduti i 45 giorni accordati dal CARB (l'agenzia ambientale californiana) per presentare la proposta per un piano di richiami, l'ad Matthias Mueller è volato negli Stati Uniti per incontrare Gina McCarthy, numero uno dell'Agenzia per la Protezione Ambientale americana. L'incontro, durato un'ora, è servito più che altro per informare i vertici dcel costruttore di Wolfsburg che le soluzioni proposte sono state rigettate. In particolare, EPA e CARB lamentano che il piano di VW non sia adeguatamente dettagliato. Di conseguenza, una seconda notifica di violazione è stata spiccata nei confronti della Casa.
Volkswagen continuerà comunque a collaborare con le autorità americane, ha affermato il costruttore dopo l'incontro esprimendo apprezzamento per il tempo dedicato alla discussione. Da parte sua anche l'EPA attraverso Gina McCarthy ha affermato «Continueremo a lavorare per una soluzione» al termine dell'incontro.
Intanto il 2 febbraio VW saprà se la proposta per il piano di richiamo dei motori V6 3.0 Diesel, altro filone del Dieselgate, è stato giudicato dal CARB adeguato o se, come accaduto nel caso dei 2.0 TDI EA 189, dovrà essere rivisto.