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Gli italiani amano le italiane di prestigio, ma sono anche esterofili se si tratta di automobili un po' più accessibili. E' quanto indica la classifica RepTrak 2017 sulla percezione in Italia dei brand automotive redatta dal Reputation Institute, che vede nel podio tre eccellenze della Motor Valley.
Nella graduatoria, ordinata secondo le reputazioni “eccellente” (punteggio 80 punti o superiore), “forte” (70-79), “media” (60-69), e “debole” (40-59), primeggia Ferrari (84,2) seguita da altre due marchi del settore del lusso: Maserati (83,5) e Lamborghini (82,5).
Fuori dal podio, nell'ordine, i tedeschi di Audi (81,4), Porsche (81,0) e BMW Group (80,6), che godono di una reputazione forte presso i consumatori italiani. Seguono Bosch (80,0), Michelin (79,9), Mercedes Benz (79,5) e Ducati (78,1), che completano la top 10 per il 2017.
Più indietro gli altri brand italiani: grazie al lancio dei nuovi modelli Giulia e Stelvio Alfa Romeo sale in classifica fino al 23° posto (72,6), Piaggio (70,9) occupa il 26° posto, Iveco (70,6) il 30°, FCA (63,4) il 34°, mentre il brand Fiat è all'ultimo posto con 60,7.
Oltre alle Case automobilistiche, Bosch (85,4) si aggiudica il gradino più alto del podio nel settore componentistica, mentre spicca la performance di Brembo (77.7). A Michelin (79,9) il gradino più alto del podio per il settore pneumatici, dove anche Pirelli (77,5) si conferma tra le aziende con la reputazione più forte.
«L’automotive, come conseguenza delle continue vicende legate alle emissioni, sta depauperando il forte legame emotivo che aveva saputo costruire con gli italiani, in controtendenza rispetto alla reputazione media delle aziende in Italia che, invece, anno dopo anno sta crescendo», commenta Fabio Ventoruzzo, direttore del Reputation Institute.
«Nel settore automotive, dove si registra la presenza di grandi player di dimensioni globali che raggruppano diversi marchi, sono piuttosto evidenti le potenzialità inespresse di una brand architecture che valorizzi il contributo reputazionale dei singoli brand: ad oggi, infatti, nessuna grande azienda del calibro di FCA, Volksvagen e Daimler ha saputo fare leva sui marchi più prestigiosi e apprezzati per lavorare sulla reputazione del gruppo che, infatti, si trova appiattita sui marchi più tradizionali ma con meno appealing», aggiunge Ventoruzzo.