Report - Come nasce un pneumatico Michelin

Report - Come nasce un pneumatico Michelin
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Siamo volati al quartier generale di Clermont Ferrand per scoprire il mondo del Bibendum
6 maggio 2011
Clermont Ferrand – La costruzione di uno pneumatico di ultima generazione, soprattutto se ad alte prestazioni, è qualcosa di estremamente complesso e raffinato. Tutto il processo produttivo e l'ingegnerizzazione è coperta da brevetti mondiali e quindi non è certamente cosa di tutti i giorni il fatto che una azienda leader in questo campo come Michelin apra le porte dei suoi reparti speciali per far scoprire alla stampa ed agli appassionati cosa c'è “dietro” ad una copertura da competizione: noi abbiamo avuto la fortuna di scoprirlo direttamente al quartier generale dell'azienda francese ed in questo articolo cercheremo di raccontarvi cosa abbiamo visto...

DRITTI AL CUORE
Come già detto siamo in Francia, a Clermont – Ferrand, cuore dell’azienda Michelin, ove suddetto brand nasce, cresce e mantiene sede centrale, stabilimenti produttivi, piste di collaudo, museo, serre e quant’altro. Insomma, Michelin è per la città un fulcro su cui reggersi (un po’ come la Fiat per Torino per intenderci).

Tutto a Clermont – Ferrand ruota intorno all’attività del gommista francese, la maggior parte della popolazione lavora in Michelin e anche le attività sportive sono supportate dall’azienda, la squadra di Rugby con relativo stadio intitolato a Marcel Michelin in primis, per non parlare dell’onnipresenza di Bibendum (l’omino Michelin) che sbuca ad ogni angolo di strada, proprio per via delle numerosissime attività che Michelin ha in zona. Ma torniamo a noi e vediamo come uno pneumatico nasce e cresce, partendo da quella che è la materia prima (il lattice) per poi arrivare agli stabilimenti produttivi ove il caucciù viene lavorato, sino a diventare lo pneumatico come lo conosciamo, per poi arrivare sui centri di collaudo dello stesso, ed infine essere pronto per l’utilizzo da parte del consumatore.

IL CAUCCIU’
Il caucciù si ottiene grazie alla coagulazione del lattice che viene fatto fuoriuscire per intaglio dall’ Hévéa, una pianta che cresce solo in climi tropicali, nella fattispecie in Nigeria, Asia (da cui proviene il 90% della materia prima) e Brasile, grazie all’azione congiunta di due fattori, ovvero l’umidità (da 1000 a 1200 mm di precipitazioni annue) e la temperatura elevata. Questo lattice, che viene dall’Hévéa prodotto nella quantità di 15 litri annui per pianta, viene raccolto all’interno di piccole scodelline, ove deve passare dallo stato liquido a solido e ciò avviene grazie all’impiego di un acido, che per reazione chimica (originariamente scoperta per caso) permette il passaggio di stato alla forma solida, consentendo così un agevole trasporto del caucciù dai paesi elencati sino all’Europa.

C'E' ANCHE UNA SERRA
Giunto poi nei centri di lavorazione, il caucciù subisce svariati trattamenti chimici e termici: uno pneumatico ha in sé circa 200 componenti, tra cui il carbonio che permette il caratteristico colore nero, oltre allo zolfo e ai fili d’acciaio, questi ultimi impiegati per la dissipazione del calore ed arrivati nello pneumatico a partire dal 1946 con il primo pneumatico radiale, il quale portò anche dei fianchi flessibili per assorbire gli shock.

 

Michelin ha inoltre proprio a Clermont – Ferrand una serra, nella quale vengono coltivate cinquanta diverse tipologie di piante, le quali possono crescere, grazie all’esatta riproduzione artificiosa delle condizioni di temperatura ed umidità precedentemente descritte. Suddetta serra è posta appena accanto alla Sede Amministrativa Principale, vero cuore della Michelin, ove, come negli stabilimenti produttivi e sulle piste, l’accesso è regolato da rigidissime norme pressoché identiche a quelle della CIA, ovvero, fotografie vietate e domande seguite dalla risposta: “Non ve lo possiamo dire”.

LA PRODUZIONE
Gli pneumatici ad alte prestazioni, nascono nel sito di Cataroux, costruito nel 1920, esteso su uno spazio di 50 ettari e con oltre 2.500 persone all’interno (dei circa 12.000 lavoratori Michelin di tutta Clermont – Ferrand). Posto accanto al museo della fabbrica, nel centro di Cataroux troviamo oltre ai centri di Fabbricazione ed Industrializzazione, Ricerca e Sviluppo, Informatica ed Amministrazione e Uffici di Studio, anche l’Ecole du Pneu, una scuola atta sia alle dimostrazioni della costruzione dello pneumatico, sia alla formazione del personale e l’Atelier C2, ove vengono realizzati appunto, gli Pneumatici ad Alte Prestazioni.

465.000 PNEUMATICI/ANNO
A Cataroux vedono la luce 465.000 pneumatici all’anno, di cui 350.000 impiegati nelle competizioni dai campionati WRC, IRC e dalla 24 Ore di Le Mans (la quale da sola ne richiede 8.000), mentre circa 60.000 vengono fabbricati per le auto d’epoca, una piccola nicchia viene invece riservata ai pneumatici da metrò (in Francia metrò e tram hanno delle ruote con copertura in gomma per ridurre gli urti ed aumentare la silenziosità). Nell’Ecole du Pneu, ci viene mostrata la complessa procedura che porta alla fabbricazione dello pneumatico, la quale consta di una sovrapposizione di sette strati, al fine di produrre la carcassa, che si ottiene con svariati procedimenti manuali ed automatici di sovrapposizione di mescole tramite collanti, al cui interno vengono inserite le fasce metalliche in acciaio, atte a sopportare le accelerazioni e le frenate.

CHI HA FATTO COSA
Etichette con codice a barre, numeri seriali ed intelligenti processi produttivi, permettono di poter risalire a chi ha fabbricato il singolo pneumatico all’interno dell’Atelier C2 (lo stabilimento produttivo), nel quale vengono realizzate oltre 280 diverse dimensioni di coperture, per 2700 mescole diverse, per la cui produzione di un singolo esemplare servono almeno 40 persone, che si alternano su tre turni H24. I disegni vengono infine stampati a caldo e sotto pressione, ad una temperatura di 175° per 17 minuti e 50 secondi, tempo di cottura che verrà ripetuto per tre volte in altrettante fasi. Al termine di questo processo lo pneumatico subisce dei controlli qualitativi e non distruttivi (tra cui l’esame a raggi X) al fine di verificare la bontà del prodotto.

Ma come si sviluppa uno pneumatico Michelin? Scopriamolo in questo articolo...
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