Rendere sicuro un incrocio pericoloso? Si fa così!

Rendere sicuro un incrocio pericoloso? Si fa così!
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Complicata nello stile ma semplice nell'esecuzione, l'innovazione studiata in Olanda è già sperimentata con successo negli USA... Un modello replicabile anche in Italia?
31 maggio 2024

Il termine ufficiale suona un po' burocratese, ma non bisogna farsi spaventare dalle apparenze: l'intersezione protetta è un innovativo progetto stradale in prossimità degli incroci che si propone di separare completamente gli utenti deboli, come ciclisti e pedoni, dal traffico veicolare a motore, innalzando quindi il livello di sicurezza anche grazie a speciali “isole d'angolo” che costringono i conducenti a rallentare la loro corsa.

In pratica, è come realizzare il sogno di ogni urbanista: far convivere nella modalità più pacifica possibile le diverse “tribù“ che ogni giorno si contendono uno spazio in strada, azzerando le situazioni di conflitto ed utilizzando diversi sistemi (dalla creazione di zone interdette al passaggio delle ruote fino all'impiego di una segnaletica orizzontale di colore diverso in modo da definire senza possibilità di errore le zone di competenza specifica per gli utenti deboli) e quindi trasformando le arterie asfaltate da giungle urbane dove spesso vige la legge del più forte, in zone di tolleranza e reciproco rispetto.  

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Come riporta un completo dossier pubblicato dal sito “thedrive.com”, il sistema è uscito dalla fase progettuale per approdare alla verifica diretta della sua efficienza: partorito in Olanda - nazione dove ci sono più biciclette che abitanti e dove gli incidenti che coinvolgono con esiti spesso mortali automobilisti e ciclisti sono all'ordine del giorno - sono adesso alcune città USA a sperimentarne l'efficacia, dopo che uno studio approfondito della NACTO (National Association of City Transportation Officials) ha rilevato la drastica riduzione delle occasioni di incidente tra auto e ciclisti negli incroci protetti rispetto a quelli con una corsia di svolta dedicata e segnali specifici per le biciclette, con valori quasi assoluti visto che il 98% dei conducenti di una vettura ha lasciato la precedenza ai ciclisti e il 100% ai pedoni. 

È stata College Station, in Texas, sede della Texas A&M University, a costruire la prima variante non segnalata negli USA, dopo che un anno prima, ad Austin, sempre in Texas, erano stati realizzati un paio di incroci protetti a livello sperimentale; ma se ne segnalano altri a San Luis Obispo sulla costa centrale della California, ed a Seattle, mentre ad Eugene, in Oregon, entro agosto sarà completato il primo incrocio in stile olandese.
 

Come funziona un incrocio protetto?

All'inizio bisogna concentrarsi molto sul modello, che sembra uscito da un gioco da tavolo ideato dall'intelligenza artificiale per far divertire gli ingegneri civili: ma la complessità iniziale in realtà nasconde una grande flessibilità, visto che un incrocio protetto o una sua variante possono essere realizzato in qualsiasi incrocio cittadino.

Anche se rappresenta un passo indietro rispetto al concetto di "condividi la strada", tuttavia un incrocio protetto non porta i ciclisti a svoltare immettendosi nel traffico, anzi aumenta la loro visibilità da parte dei conducenti degli altri veicoli. 

Le isole d'angolo sono un elemento progettuale fondamentale delle intersezioni protette perché creano un'area riservata per le biciclette; negli incroci tradizionali, i ciclisti aspettano sulla strada accanto alle auto ed spesso la loro posizione è varia (e pericolosa), ovvero prima, in prossimità o davanti alla curva; in un incrocio protetto, invece, le isole costringono le auto a aggirare la zona di sicurezza.

Le isole comportano per le vetture una virata stretta: per questo i conducenti frenano, affrontando l'incrocio ad una velocità in curva inferiore ai 20 km/h. 

Le intersezioni protette non nascono solo per le grandi aree metropolitane: potrebbero essere adottate con successo anche dalle città a forte vocazione turistica, dove c'è un grande traffico pedonale e di ciclisti. 

Sebbene l’obiettivo principale di un'intersezione protetta sia separare il traffico delle bici da quello dei veicoli, la corsia separata fornisce ulteriore protezione e sicurezza per tutti gli utenti deboli della strada, come pedoni, passeggini con bebè a bordo, persone con disabilità che si muovono in carrozzina.

Alla base del progetto c'è la convinzione che velocità più basse e maggiore visibilità portino a ridurre di molto, quando non addirittura ad azzerare, le possibilità di incidenti e gli infortuni: la strada va comunque condivisa, in un modo o nell'altro.
 

Sarà possibile sperimentare anche sulle nostre strade un siffatto modello di incrocio?

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