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“Sereni e positivi verso il futuro” questo il messaggio alla fine della conferenza odierna per i vertici Renault. -6,3% le quotazioni azionarie del titolo durante la stessa conferenza, dice il mercato finanziario. Eppure è stata la finanza, non proprio libera di mercato ma un po’ statale, a comandare nella vicenda. La Casa francese partecipata e aiutata dallo Stato, che in circa due anni ha visto erodersi l’80% del proprio valore sul mercato azionario, specialmente dall’autunno 2019, taglia i costi fissi dove può, per 2 miliardi, ma almeno non chiude nulla in casa propria. Mantenuti operativi i siti produttivi in Francia quindi, in accordo con le parti sociali locali, anche saranno circa 15mila le persone coinvolte nella ristrutturazione a livello globale (oltre 4500 in Francia). Il nuovo piano validato è con target fino a 2022, mettendo sul piatto “solo” 1,2 miliardi per questa che in sostanza è una ristrutturazione focalizzata a salvare il DNA francese dell’azienda. Si rivedono molto le attività all’estero, conta la cassa e la salvezza calcolata insomma, che impone un -20% ai costi fissi Renault. A farne le spese maggiori saranno le attività dei francesi in Marocco, Romania e anche Russia.
La nota Alleanza con i Giapponesi (Nissan e Mitsubishi) permane, ma i tagli sono equi su tutti i fronti, produzione, progettazione e anche l’organizzazione interna: tra i 650 e gli 800 milioni di alleggerimento per ciascuno dei filoni. Lato operativo, il piano Renault 2022 si tradurrà in una maggiore condivisione di motori e pianali per i nuovi modelli messi sul mercato, basati quindi su un ristretto poker d’assi che sotto a vari vestiti celeranno i medesimi telai e motori. Poco oltre i 3 milioni di veicoli l’anno è il target 2024 per la Casa, rispetto ai 4 odierni. Non sappiamo esattamente quali e come, adesso, ma vedremo taglio di modelli oltre che di volumi, circa 10% subito e poi fino al 20% gradualmente nei tre anni.
In attesa di “scoprire” a luglio Luca De Meo nel suo nuovo ruolo di AD, Renault conferma che la F1 resta nei programmi attivi e la Casa è ovviamente a favore della riduzione costi in arrivo per il Circus. La spesso chiacchierata collaborazione con Daimler continuerà anch’essa, anzi, forse si estenderà. Anche se non sono stati citati i motori più popolari delle Classe A ma il multispazio, Mercedes Citan. I francesi non sono così nazionalisti in questo caso, confermando che si vedranno altri modelli “partecipati” con i tedeschi della Mercedes.
Il prossimo passo, verso il 2024, è prendere di petto i nuovi filoni dell’auto elettrica e dei mezzi commerciali leggeri, in ottica di economia circolare e innovazione a valore aggiunto, ovviamente realizzata in Francia. Per le elettriche quindi, ben viste e spinte dal governo francese, Renault prenderà una strada che da spazio alle nuove batterie europee e non asiatiche. Asia dove anzi si ridimensiona la presenza: basta produzione di alcuni motori e disimpegno con la Donfeng.