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Il Dieselgate ha davvero cambiato l’industria automobilistica, accelerando in maniera esponenziale l’elettrificazione e mettendo al bando i motori a gasolio. Mentre il mild hybrid acquista popolarità tra listini e concessionarie, le case cominciano a produrre meno motori Diesel, proponendoli su di un numero sempre inferiore di modelli e frenando lo sviluppo. Dal lato del consumatore le cose non vanno meglio, perché chi acquista un’auto nuova ha sempre più dubbi sulla scelta più corretta da fare.
Negli Stati Uniti, dove il costo del carburante è decisamente inferiore, il problema non si pone, ma in Europa i motori a gasolio avrebbero ancora molto da dire, specialmente per chi percorre tanti chilometri all’anno. Senza contare che un Diesel Euro 6D produce meno emissioni di Co2 rispetto ad un motore a benzina, mentre gli ossidi di azoto (NOx) emessi dai due propulsori sono facilmente comparabili.
Il problema semmai è nelle risorse che i costruttori possono dedicare allo sviluppo, risorse che in questa delicata fase di transizione energetica non possono certo essere moltiplicate. Così, anche in vista delle nuove norme di omologazione Euro 7, le case stanno progressivamente abbandonando i motori a gasolio per concentrare le proprie energie sull’elettrificazione.
Lo hanno fatto, tra gli altri, Volvo, Lexus e Nissan, a cui presto si aggiungerà il Gruppo Renault. Luca De Meo, nuovo Amministratore Delegato del marchio, ha infatti spiegato che non verrà più fatto sviluppo per motori a gasolio di nuova generazione, ma che la casa si limiterà ad aggiornare i dCi già presenti sul mercato per soddisfare i nuovi standard.
Non è chiaro tuttavia se questo possa essere sufficiente a raggiungere l’omologazione Euro 7 prevista tra il 2025 ed il 2027: considerando che i nuovi standard saranno dalle cinque alle dieci volte più stringenti rispetto agli attuali, sembra difficile pensare che un aggiornamento possa rispettare i nuovi parametri imposti dall’Unione Europea.