Renault: Luca De Meo critica le auto elettriche. Marcia indietro?

Renault: Luca De Meo critica le auto elettriche. Marcia indietro?
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Il CEO di Renault definisce la transizione all'elettrico "Una rivoluzione per ricchi". E siccome per ora sembra un obbligo solo per l'UE, "Il futuro dell'auto europea non deve essere solo elettrico"
5 settembre 2023

Non è propriamente una marcia indietro totale, ma è comunque un bel dietro-front. Qualche settimana fa Luca De Meo, CEO di Renault nonché Presidente dell'Associazione Costruttori Europei di Automobili (ACEA), si è espresso ben diversamente da quanto abbiamo visto finora sul tema delle auto elettriche e della transizione totale a quest'ultime, in un'intervista durante il Viva Festival a Locorotondo in Puglia.

Finora, fra i vari CEO europei, Luca De Meo è stato sicuramente uno fra i più aperti nell'abbracciare un futuro elettrico per il 2035. Uno dei (tanti) motivi per cui l'Unione Europea ha confermato quell'anno per la messa al bando dei motori a combustione interna è sicuramente l'appoggio dell'ACEA, perché senza il sostegno dei produttori sarebbe stato complesso far avvenire una transizione simile.

Eppure adesso arrivano dichiarazioni ben diverse dal Presidente dell'ACEA: l'ha sempre detto che il passaggio all'elettrico entro il 2035 fosse "una rivoluzione per ricchi" e che la mobilità privata per come la intendiamo non ci sarà più, ma ora si dice che i carburanti sintetici - gli eFuel - sarebbero una soluzione immediata disponibile sostanzialmente da subito, mentre Bruxelles continua a volerli relegare al trasporto aereo. De Meo tratta l'argomento sottolineando che a volte possa esser mancato il coraggio di esporre correttamente le alternative (come appunto i combustibili di origine sintetica).

Ricordiamoci, però, la fatica con cui questi eFuel sono stati fatti accettare dalla Commissione Europea. E perché? Perché in quel periodo si diceva che "ormai i costruttori non investono più niente sui motori termici e puntano tutto sull'elettrico". Come a dire, inutile che sviluppiate qualcosa di disponibile rapidamente per far funzionare una tecnologia già diffusa ovunque riducendo le emissioni del circolante (che poi dovrebbe essere questo l'obiettivo, no?), perché tanto presto ci sarà una rivoluzione. Sembra un pieno sostegno all'elettrico, più che una mancanza di coraggio nel comunicare le alternative come i carburanti sintetici - o, perché no, i biocarburanti non accettati dalla Commissione Ambiente per dopo il 2035.

Sì, ci sarà una rivoluzione, ma come ha dichiarato anche De Meo sarà una rivoluzione per ricchi, non per tutti. Sembra si stia dicendo che da qui al 2035 possiamo continuare a inquinare praticamente senza problemi col parco circolante attuale. Poi da quell'anno i più abbienti andranno sull'elettrico, mentre gli altri continueranno a inquinare con gli usati termici finché il governo lo permetterà. Insomma, l'inquinamento sembra esser tutto meno che una priorità, in un discorso messo in questi termini...

Sui Cinesi e sul costo effettivo

De Meo comunque non ha criticato l'auto elettrica in sé e per sé, dato che in effetti sul fronte dell'utilizzo ormai si è raggiunta una sorta di "equivalenza funzionale" tale per cui viaggiare con una BEV sia facilmente paragonabile a fare lo stesso con una vettura termica. Fra l'altro, lo sappiamo, il costo di utilizzo medio di una EV è anche ben più basso rispetto a quelli di una macchina tradizionale - ammesso che non si debba fronteggiare una riparazione al pacco batterie per un qualche urto, ma questo è un altro discorso e per altro più "legale" che pratico, visto che esiste una norma di sicurezza che obbliga ad avere il pacco batterie perfetto: una minima ammaccatura impedisce che venga ancora utilizzato a bordo di un veicolo. 

Il CEO di Renault ha spiegato più che altro come sia l'acquisto il problema, dato che spesso e volentieri le auto elettriche costino circa il doppio di una termica paragonabile. E fin qui siamo d'accordo tutti, si spende di più nell'acquisto e si ammortizza il tutto durante la fase di utilizzo. Solo che, complice anche l'inflazione e tutti i problemi che ci circondano, acquistare diventa impossibile o quasi. Dunque si punta su iniziative statali (su cui De Meo ha dubbi) o sugli incentivi che però già ora, con un mercato dalla richiesta ancora ben ridotta, sono a malapena sufficienti o mal strutturati. Difficile immaginare come degli incentivi statali possano risollevare il mercato, seguendo alla lettera gli obiettivi del 2035.

Per quanto riguarda i marchi cinesi - che presto potrebbero arrivare in massa come fatto dagli americani, dai giapponesi e dai coreani prima di loro - De Meo è realistico, molto realistico in effetti, ma non totalmente preoccupato per il futuro di Renault:

"Il governo di Pechino sta spingendo con miliardi di investimenti la competitività delle sue aziende produttrici di automobili, e noi per ora non ci stiamo difendendo correttamente. In Europa si hanno costi più elevati perché gli standard devono essere ecocompatibili e con una impronta carbonica pari a zero. In Cina i prezzi sono più bassi perché ancora si utilizza il carbone, non ci sono limiti di inquinamento e il costo del lavoro è ridotto. In queste condizioni, è come giocare a calcio in 11 contro 15. Ma la partita è questa, e dobbiamo giocare.

Al tempo, avevamo proposto alla Commissione Ambiente di fissare il bando dei termici al 2040 per assicurare una domanda sostenuta delle elettriche che con 5 anni di anticipo non sarebbe arrivata, ma non ci hanno ascoltato e hanno optato ugualmente per il 2035. Noi dobbiamo seguire le indicazioni del policy maker, e per il 2035 dovremo arrivare pronti. Dopotutto è un mercato evolutivo: se perdessimo quote qui in Europa, andremo a vendere le nostre macchine altrove."

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