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Gli effetti del Coronavirus sull’industria automobilistica in Francia si sentono eccome. Si ascoltano anche, dalle parole dei politici preoccupati di perdere elementi importanti per la nazione, come è Renault. L’allarme forse esagerato da alcuni titoli sui giornali è quello di Bruno Le Maire, ministro dell'Economia. La Casa sarebbe in seria difficoltà finanziaria e potrebbe addirittura, “scomparire", secondo l'avvertimento lanciato da chi ci mette mano e soldi, nell’industria dell’auto. Perché diversamente che da noi, in Francia la nazione, con il suo stato, è coinvolta a pieno nelle attività del settore, partecipando direttamente in Renault.
Dopo le polemiche sulla gestione precedente e la nomina di Luca De Meo a presidente, si prospettano ancora giorni intensi e duri, per la Casa afflitta dalla crisi post-pandemia. A breve si conosceranno i piani del prossimo triennio, ma molti temono per almeno tre fabbriche, forse quattro e per una mal digeribile conversione a Flins. Pronte a “saltare” per essere cedute anche varie attività nel mondo delle competizioni sportive, tra cui lo stesso Team di F1.
La voce dello Stato francese lancia allora messaggi: non si aiutano con vari miliardi di finanziamento quelli che non mettono prima nero su bianco un impegno, per tutelare le attività francesi del gruppo. La nota alleanza con il Giappone (Renault Nissan e Mitsubishi) scotta quindi oggi più di ieri e dovrà fare i conti con quelli che, giustamente, ricordano come il Gruppo sia globale ma il marchio Renault tutto francese. Situazione paragonabile solo in parte a quella italiana, con dichiarazioni spesso volte sostenere giochi politici e finanziari, ma dove il peso del tricolore è, per i francesi, rimasto molto superiore al nostro in FCA.