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Tra i nostri rivali nella “corsa” a piede leggero verso il Festival di Sanremo 2019, cercando di consumare meno carburante possibile a bordo di un'auto ibrida Suzuki, c'era anche uno che di Sanremo, nel senso di rally di Sanremo, quello dove si corre davvero, se ne intende: Renato Travaglia. Il pilota veneto parla delle sue esperienze a quattro ruote, confermando anche lui, come è stato per noi, che genera un certo gradevole effetto questo challenge, di consumare meno carburante ovvero anche meno emissioni e costi, viaggiando a tutto “eco”.
Cosa ne pensi delle auto motorizzata con l’ibrido, come queste Suzuki? “È sicuramente una tecnologia molto interessante e utile anche per l'ecologia, io la accolgo con favore. Mi soddisfa recuperare e poi riutilizzare energia, cosa che con i motori normali non accade, visto che al massimo la si risparmia”.
Invece l’elettrico? “E’ ancora troppo presto, servono prima le infrastrutture ma comunque arriveranno, insieme alla gestione dello smaltimento”.
Qualcuno la vorrebbe anche nel mondiale WRC, l’elettrificazione, però forse… La FIA non ha ancora imposto bene come arrivarci. “Sì in effetti, qualche auto c’è. Da purista devo dirti che io amo i motori, quelli che rombano, per le corse, quindi anche se l'hanno già proposta, ma finora non è arrivata, l’elettrificazione, mi va bene così. Preferisco sentire il rumore classico nelle gare, anche perché il problema ambientale non è causato dalle competizioni”.
Nell’eco-contest organizzato da Suzuki per aggiudicarsi i posti in prima fila all’Ariston, l’equipaggio di Travaglia è andato benone: guidando una Baleno per 281 Km (non certo tutta autostrada, anzi) alla pazzesca media dei 30.8 Km/litro. E vi assicuriamo che non andava pianissimo, dove permesso.
Ci hai battuti di poco nei consumi, trucchetti da pilota? “No, i trucchi ci sono ma per andare più forte. Per me è quasi più difficile questo di challenge, che mettere il piede a tutto gas”.
Quale è il tuo ricordo più bello qui a Sanremo, con le gare? “Sicuramente la vittoria nel 2004, che valeva molto per me, ma soprattutto il 2001, quando potevo davvero piazzarmi alla grande nel Mondiale: ero quarto, verso la fine, in mezzo a tutti i mostri sacri (26 ufficiali iscritti) e solo per un’incomprensione della squadra, mi è stato imposto di rallentare e fare passare Sainz, in mezzo alla nebbia. Ho finito quinto quel WRC, davanti a Delecour, Gronholm e McRae, ma un episodio davvero unico ha fatto perdere la posizione. Non ha però tolto la bella sensazione di quella gara”.
Arrivare al Festival adesso con l'ibrido, invece “Eh sì, un po' al contrario: bisogna cercare di andare piano, ma ho fatto del mio meglio anche qui e devo dire che mi sono divertito, in coppia con Moreno Argentin”.
Non era la prima volta che “correvi” con una Suzuki? “Vero, ho corso un paio di Baja e anche le prime gare della Baleno SR, quando ha debuttato nel 2016. Con loro ho un ottimo rapporto, anche se questa eco-run è l’opposto di quello che faccio io…”.
E non è nemmeno un caso strano vederti guidare Suzuki in strada, per quest’occasione. “Esatto, sono auto che uso anche nella quotidianità: una Vitara io e una vecchia Jimny mio figlio, che però adesso mi chiede sempre quella nuova..”.