Reggiani: “Urus prima Lamborghini ibrida, mai diesel”

Reggiani: “Urus prima Lamborghini ibrida, mai diesel”
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Maurizio Reggiani, Research & Development Director di Lamborghini, ci ha parlato in esclusiva dei futuri piani del Toro, dell’arrivo del SUV Urus, dell’erede dell’Aventador, del rapporto con Audi e di molto altro ancora…
7 luglio 2016

Dopo tanti, troppi anni passati quasi nel dimenticatoio del panorama motoristico mondiale, Lamborghini sta tornando a splendere come mai in vita sua. Dopo l’ingresso di Audi nelle quote azionarie, la casa di Sant’Agata ha compiuto un balzo in avanti in grado di farla competere con marchi agguerriti in un settore davvero di tutto rispetto. Aventador, Huracan e le loro varie declinazioni sono solo un assaggio della bontà complessiva raggiunta dal Toro.

Per avere un quadro complessivo della situazione, abbiamo parlato approfonditamente con Maurizio Reggiani, Research & Development Director di Lamborghini, con cui abbiamo tracciato una linea per seguire il cammino futuro della casa emiliana del prossimo futuro.

Sono tre le lettere che stanno segnando maggiormente il mondo dell’auto degli ultimi anni: SUV. Sappiamo che Lamborghini sta lavorando alacremente al progetto Urus. Cosa può dirci a riguardo?

«La Urus arriverà nel 2018. Al momento stiamo già testando diversi prototipi su strade aperte al traffico ed in differenti condizioni. Ci stiamo attrezzando per produrla, processo che avvieremo nel corso della prossima estate. Incominceremo a vedere le prime pre-serie verso la fine del 2017. L’auto sta diventando sempre più “calda”, adesso si sta delineando un orizzonte realmente concreto.»

Il V12 aspirato ci differenzia da tutti gli altri veicoli. Il suono di un 12 cilindri, il suo scoppiettio, sono il nostro marchio di fabbrica. Questo è ciò che si aspettano i nostri client

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Per la presentazione internazionale può già indicarci una data? Il salone di Ginevra 2018 potrebbe essere un’opzione valida?

«Dipenderà molto dalle scelte strategiche che adotteremo. Temporalmente, potremmo collocare una presentazione a ridosso del 2018.»

Le specifiche tecniche dovrebbero essere chiaramente di tutto rispetto, con una piattaforma che abbiamo già visto su Audi Q7, Bentley Bentayga e nuova Audi Q7…

«Certamente, ma la Urus sarà diversa soto due aspetti chiave: le motorizzazioni e l’autotelaio. Tutto ciò che serve a contraddistinguere il DNA di Lamborghini, sarà specifico per il nostro marchio. Il design, le finiture degli interni, l’estetica e la realizzazioni degli esterni saranno marcatamente in puro stile Lamborghini. La Urus sarà ancor più bella delle concept che abbiamo visto. Poi, la potenza, la dinamica e le prestazioni complessive saranno certamente all’altezza del nostro marchio.»

Da sinistra, Maurizio Reggiani, Casey Stoner e Stephan WInkelmann
Da sinistra, Maurizio Reggiani, Casey Stoner e Stephan WInkelmann

Porsche con la Cayenne ha risollevato globalmente il proprio brand, lanciando anche una versione diesel. Le chiedo, come provocazione: potremmo vedere una Lamborghini alimentata a gasolio?

«Onestamente, con un volume produttivo che stimiamo al momento in 3.000 unità annue, pensiamo proprio di dotare la Urus del V8 biturbo. Prima di vedere una Lamborghini diesel, passerà un bel po’ di tempo… Potrebbe essere, però, la prima Lambo con un powertrain ibrido.»

Sappiamo che nessun marchio può stare troppo tempo ad adagiarsi sugli allori. L’Aventador, al lancio, ha stupito ancora una volta. Quando è pensabile vedere una sua erede?

«Lavoriamo con un margine temporale che guarda quattro anni avanti nel futuro. Tra quattro ani saremo nel 2020, quindi penso proprio sia ipotizzabile la nascita di un’erede della nostra V12.»

La Huracan, vettura che utilizziamo nelle competizioni, ha tutto ciò che serve per vincere, serve solo lavoro duro ed un affiatamento maggiore. Speriamo che il 2016 sia un buon viatico per un 2017 più robusto. Se dovesse essere così, guarderemo alla naturale evoluzione delle cose…

A tal proposito: continuerete ad adottare propulsori aspirati con questa architetura?

«Fino a quando sarà possibile, continueremo ad utilizzare la nostra “bandiera”. Il V12 aspirato ci differenzia da tutti gli altri veicoli. Il suono di un 12 cilindri, il suo scoppiettio, sono il nostro marchio di fabbrica. Questo è ciò che si aspettano i nostri clienti.»

Audi a che livello influenza la catena decisionale in seno a Lamborghini?

«Audi viene coinvolta, intendiamoci sin da subito. In un processo decisionale, è importante avere l’azionista a bordo per quanto riguarda le scelte di stile, concetto e quant’altro. Tutto quanto proposto, però, è studiato da Lamborghini. Audi non va vista come un’altra azienda. Ci permette di esistere, e va coinvolto nel processo di design. Ci tengo a precisare, però, che il compito di sottoporre all’azionista qualcosa di stupefacente è compito nostro. Sotto questo punto di vista, facciamo tutto noi.»

Sentiamo spesso il nome del Toro accostato a diverse competizioni motoristiche. Adesso siete impegnati nel Blancpain, ma in altre occasioni siete stati definiti “vicini” a Formula 1 e WEC, oltre alla 24 Ore di Le Mans. Davvero sta bollendo qualcosa in pentola?

«Nel mondo del motorsport, siamo una new entry. Siamo gli ultimi ad essere entrati nel Campionato GT3 in modo serio, dobbiamo essere all’altezza di competere in modo altrettanto serio. La Formula 1 non è avvicinabile, in questo momento, da Lamborghini, non la vogliamo prendere nemmeno in considerazione. Il Blancpain, invece, è una vera sfida, con vetture al top per la competitività. Sotto questo punto di vista, il GTE sarebbe senza dubbio più avvicinabile. Nel nostro SuperTrofeo abbiamo quasi 50 auto iscritte, siamo presenti e competitivi ai massimi livelli nella categoria GT3, ma dobbiamo ancora migliorarci, ed è un processo che avviene gradualmente giorno per giorno. Partecipiamo in un contesto come il Balance of Performance. La Huracan, vettura che utilizziamo nelle competizioni, ha tutto ciò che serve per vincere, serve solo lavoro duro ed un affiatamento maggiore. Speriamo che il 2016 sia un buon viatico per un 2017 più robusto. Se dovesse essere così, guarderemo alla naturale evoluzione delle cose…»

La Miura è un capolavoro di ingegneria e design, entrata nell’immaginario collettivo. Ognuno di noi vorrebbe poter realizzare una cosa simile. È un’ispirazione, una sorta di traguardo irraggiungibile.

Il motorsport è spesso vetrina per i costruttori per promuovere la qualità e le performance del proprio marchio. Avete notato qualche correlazione positiva dal vostro ingresso in pianta stabile in questo mondo con i dati di vendita?

«Posso dirle, per prima cosa, che nessuna macchina da corsa viene guardata come una Lamborghini. Tantissime altre auto, per essere performanti, devono essere drasticamente modificate. La Huracan da corsa è sostanzialmente quella di serie. La linea è quella, la vediamo, e si nota ad un promo sguardo che nasce per le competizioni. Chiaro, la versione utilizzata nel Blancpain è più leggera e spartana, con ancor meno fronzoli, ma il gemellaggio è evidente e forte. Questo aiuta di gran lunga la percezione qualitativa per i clienti. La SuperTrofeo e la GT3 sono le “sorelle maggiori” della Huracan di serie. Se a quest’ultima si dovesse mettere un alettone, in molti la scambierebbero per un’auto da corsa…»

Rimanendo in tema di "alettoni" sulla Huracan: abbiamo visto la coupé, la 2WD, la spyder… A quando la Superleggera?

«Non parliamo mai del futuro, ma per chi dovesse guardare al nostro recente passato, forse può già vedere cos’abbiamo in mente di fare…»

Quest’anno ricorre il cinquantenario dalla nascita di un capolavoro italiano: la Miura. Cosa rappresenta questa supercar per Lamborghini?

«La Miura è un capolavoro di ingegneria e design, entrata nell’immaginario collettivo. Ognuno di noi vorrebbe poter realizzare una cosa simile. È un’ispirazione, una sorta di traguardo irraggiungibile. Nessuno potrà mai fare un’altra Miura, per mille ed un motivi, anche banali: basti pensare alle norme in materia di sicurezza ed inquinamento. Va vista come un oggetto del desiderio, ma che allo stesso tempo ci deve spronare ad essere all’altezza di quanto realizzato negli anni ’60.»

Tanti, nelle aziende dove lavorano, lasciano un pezzo di cuore perché mossi da genuina passione per le automobili. Per lei, cosa rappresenta Lamborghini?

«Lamborghini è stata, ed è tutt’oggi, il coronamento di un’esperienza professionale iniziata con Maserati e Bugatti. Ho trascorso a Sant’Agata gli ultimi 22 anni. È per me la realizzazione di un sogno. Quando puoi creare auto nuove, quando non si tratta di piccole modifiche o aggiornamenti, è una cosa talmente stimolante che ci si spinge a dare il massimo. Non pesa fare questo lavoro, è quasi una droga. Bisogna sempre pensare che domani potrai far vedere qualcosa di nuovo alla stampa ed ai clienti. L’attesa, l’emozione, è questo che Lamborghini è in grado di darti.»

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