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Basteranno 222 miliardi di euro?
Con una cifra di tali dimensioni, capace di far venire il capogiro a chi ogni giorno deve fare i conti con attenzione per mettere il pasto in tavola, il Governo punta non solo ad uscire dalla secca della pandemia, ma a fare dell’Italia un Paese più moderno, capace di coniugare lo sviluppo tecnologico e digitale con le esigenze di solidarietà ed inclusione sociale, per non lasciar dietro nessuno.
Buone intenzioni, certo: se dovessero davvero venire assolte tutte le mission indicate dal PNRR (Piano Nazione di Ripresa e Resilienza, ecco cosa si nasconde dietro l’ennesima, ermetica sigla), ci troveremmo a vivere in una condizione ben diversa dall’attuale, visto che gli interventi sono previsti in tutti i settori della società, dall’istruzione alla sanità, dalle reti 5G al verde pubblico.
Noi, ovviamente, e non per falsa modestia, ci concentriamo sulle misure che maggiormente interessano chi ci legge.
Sono circa 32 i miliardi di euro stanziati nel capitolo riservato alle infrastrutture: con tale somma, si punta a realizzare un "sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile".
L'intervento più corposo (28,3 miliardi) è destinato a ferrovie e strade: saranno potenziate le grandi linee di comunicazione del Paese, con attenzione speciale sul Mezzogiorno nel tentativo (l’ennesimo…) di colmare l’evidente gap con il resto del Paese.
Ma sono previste anche molte risorse per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali, gli elementi strutturali che negli ultimi anni hanno mostrato le maggiori criticità.
Infine, il PNRR destina altri 3,68 miliardi per l’intermodalità e la logistica integrata, per esempio prevedendo investimenti per rendere i porti più competitivi e sostenibili.
Le linee guida di quest’ambito sono lodevoli: ridurre le emissioni e rendere migliore la qualità dell’aria soprattutto nelle metropoli, migliorare l'efficienza energetica, proteggere e conservare l'Italia per consegnarla migliore alla Next Generation.
Per questo si interverrà sul territorio, sulle acque di fiumi e mari, sulle città, sul patrimonio culturale e paesaggistico.
Alla "Rivoluzione verde e transizione ecologica" è destinata la fetta maggiore di risorse: 68,9 miliardi: in questo grande calderone rientrano gli investimenti per l'idrogeno e le energie rinnovabili, per la realizzazione di ciclovie (con 1.000 km di piste ciclabili in città e 1.626 km di piste turistiche), per il rimboschimento delle zone che hanno conosciuto un impoverimento della presenza di alberi, fino al riciclo dei rifiuti.
Nel dettaglio, 6,3 miliardi sono destinati a progetti su "Impresa verde ed economia circolare", 18,2 miliardi a "Transizione energetica e mobilità locale sostenibile", 29,3 miliardi per "Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici", 15 miliardi per "Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica".
Una fette enorme di denaro, che a questo punto deve tradursi in progretti concreti e realizzabili...