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Liepaja, Lettonia, 28 Maggio 2019. Ce lo ricorda Pirelli. Se ne fa carico Terenzio Testoni, che è il Guru italiano della Gomma, in persona. Si è appena conclusa l’Edizione 2019 del Rally Liepaja, terza Prova dal Campionato Europeo Rally. Non ha vinto il Campione in carica e leader Alexey Lukyanuk, bensì tale Oliver Solberg, aggiudicandosi ben 10 delle 13 prove speciali e relegando l’”ex” leader al secondo posto, distante una ventina di secondi.
Non può essere un caso, naturalmente, e la notizia risveglia una prepotente curiosità e la voglia di riflettere su questo mondo di adolescenti che fanno vedere i sorci verdi a consumati monumenti dell’esperienza. Oliver Solberg non ha ancora diciott’anni. È un minorenne, il “Minorenne” dell’Europeo che li compirà il 23 settembre prossimo e che si permette simili sgarbi all’establishment dei senatori.
Per noi non è un’impresa così nuova, semmai diverso è il contesto. Per esempio, da noi al CIR è venuto a farsi le ossa Kalle Rovanpera, che appunto, non avendo la patente abilitata, poteva guidare solo… in Prova Speciale, e quindi lasciare il volante al Navigatore durante i trasferimenti dei Rally ai quali ha partecipato. Una volta diventato “grande”, il figlio d’arte ha continuato a farsi notare per qualità ben più consistenti di un documento e ora semina il terrore nel WRC2 Mondiale.
Rovanpera, tuttavia, è un po’ il figlio di un “sistema”, quello finlandese, che può essere considerato a tutti gli effetti il migliore esempio di “vivaio” dei Rally. Figli d’arte, come nel caso di Rovanpera, o bambini scoperti a fare i numeri sulla neve utilizzando la vecchia carretta della mamma, vengono allevati e strutturati per diventare dei campioni. Quando anche non ci riescono, il Campione deve avere in dote una serie completa di qualità, essi contribuiscono, e molto, a elevare il livello dei nazionali portandolo a uno standard eccezionale. Passione, impegno, circostanze fortuite, qualunque cosa abbia mosso il progetto finlandese sta di fatto che la sua Scuola è l’esatto contrario di quello che accade da noi, e nel nostro Paese, infatti, infatti fanno fatica i giovani e di ragazzini neanche parlarne.
Ma torniamo a Oliver, e alla sua famiglia di norvegesi purosangue. Quando, l’anno scorso, Petter Solberg annunciò il suo ritiro dal Mondiale Rallycross, dopo aver vinto due Titoli, si pensò che il 44enne Pilota di Askin, Norvegia, potesse tornare al primo amore, il WRC di cui era stato Campione del Mondo nel 2003. Con il ritorno di Loeb e la voglia di Hanninen o di Gronholm, e quella vittoria del Cannibale in Spagna alla fine della stagione, sembrava tutto possibile. Del resto, proprio in quella occasione Petter aveva portato in gara la debuttante Volkswagen Polo R5 e comunque, al momento del ritiro, Solberg aveva “garantito” che sarebbe rimasto nel “ramo”, di fatto alimentando ancora di più il prurito.
Poi, passa solo qualche mese e “Hollywood” proietta il suo leggendario sorriso nell’annuncio ferale: appende il casco al chiodo. È lo sgomento, e anche una certa contrarietà. Ma come? Prima dice che rimane “in qualche modo”, che non può fare a meno del suo ambiente, un sacco di storie, insomma, e poi saluta tutti e si prepara all’interminabile show farewell. Apparizioni! Un Campione così non lo vogliamo su palco dei divi, lo vogliamo in Pista! Ma Petter è talmente simpatico, talmente emblema di un modo che per noi sarebbe ideale di essere Campione, che lo perdoniamo. E restiamo in ascolto.
Finalmente la notizia che mette pace. Oliver. Sì, non era come avevano commentato i maliziosi, Petter non sarebbe diventato un anonimo amministratore di condomini. Petter Solberg è, oggi, l’amministratore di un importante patrimonio di cromosomi! Intanto ritroviamo il sorriso-simbolo sul viso del giovane Oliver, poi salutiamo la prima vittoria di un “minorenne” in un Rally FIA, poi stiamo ancora alla finestra, questa volta senza preoccupazioni guardando a un futuro che è già qui e che si dimostra senza dubbio interessante.