Rally di Monza 2019: no Rossi, no Show? Piangono gli sponsor

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L’ex-iridato del Motomondiale, presente a Monza per il Rally invernale dal 1997, quest’anno non ci sarà. Meglio forse per i puristi, pochi, male invece per sponsor, media e anche per “la scenografia”
31 maggio 2019

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Si parla di Monza e si parla di problemi. Piccoli o grandi, dipende dai punti di vista. Dopo la costante delle manifestazioni motoristiche quasi sempre a tribune vuote, salvo casi rari, dopo il classico e triste polverone per rinnovo del GP Italia F1 anni Venti... Ecco la goccia che potrebbe far traboccare il vaso: Valentino Rossi non sarà al via del Monza Rally Show 2019 perché si diletterà con le quattro ruote invernali sì, ma quelle tutte pistaiole, da endurance.

Non faremo il Rally di Monza – ha detto il biondo ai microfoni di Sky - correremo ad Abu Dhabi con la Ferrari 488 GT3 una gara endurance”. Rossi quindi dice incredibilmente addio alla manifestazione che, per come conosciuta oggi, era rinata, cresciuta proprio con lui, in veste nuova. Grazie anche a lui, in termini di risorse date dagli sponsor, in quel crescere di show e dirette TV a scapito del “vero rally” pensionato negli anni Ottanta.

22 anni

La prima di Valentino al Rally di Monza è stata nel lontano 1997. Quando le auto iscritte facevano un bel “casino” per le vie del centro la sera del venerdì. Scendendo in coda da via Carlo Alberto (“re da sass”) poi passavano una a una sotto i riflettori dell’Arengario, per avviarsi, magari a piede non leggero, verso il via delle PS notturne in autodromo. Chi scrive se lo ricorda bene il primo Rossi da Rally: una simbolicamente già allora “rinchiusa apparizione” da teenager, sulla Renault Megane a due ruote motrici. Poco espansivo perché già concentrato, ma doveva imparare, eccome. Non era il mattatore del rally che sarebbe poi stato “suo” per decenni. Seguendolo a pedale del gas premuto in quella primissima occasione, il primo Rossi da Rally denotava l’impacciatura di qualunque ragazzino al primo contatto con una auto da gara. Spegnimenti, esitazione e qualche sbavatura, ma poi migliorava a ogni PS, a ogni Rally: velocissimo e meritevole.

Salendo di categoria, ha poi saturato le vie del paddock e i gradini alti del podio, grazie anche alla sua fama, i fans che venivano da ogni dove e la sua sete, di vittorie.

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VR46 star assoluta del Rally, ma la ressa che lo attornia è molto inferiore al decennio scorso
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Nel 2019, a 22 anni di distanza, Rossi non più ragazzino ma quarantenne, si dedica "fuori lavoro" come ogni gentleman driver alle GT, con un'icona d'auto per pochi, di quelle dotate di cavallino sul cofano (nel suo è caso italiana, la Rossa). La 12 ore esotica preferita al Rally brianzolo la correrà con dei compagni, alternandosi al volante con l’amico Uccio e il fratello Luca. Proprio il team svizzero che darà l’auto a Valentino, lo aveva già schierato al via di una gara mini endurance, alla sua prima esperienza nella categoria: era il 2012, ovviamente a Monza, ovviamente su Ferrari.

L’edizione di quest’anno del Rally avrà bisogno di altre star, per scaldare il freddo e umido inverno dentro il Parco reale, ma per gli appassionati veri l’interesse non mancherà, visto il potenziale, vista la storia fatta di altri venti anni prima del Re Mida Rossi.

Negli annali del Rally infatti si contano edizioni con autovetture spettacolari, di ogni genere (anche non rallystiche) e campioni di ogni specialità, anche ex-F1. Che poi a dirla tutta, i puristi, dopo aver visto la competizione trasformarsi in un puro spettacolo, con regolamento dedicato allo show, saranno anche contenti di cimentarsi in qualcosa di meno rossi-centrico. Loro avevano saturato qualcos’altro nel vedere predominare certi colori e certi modi non tipici del mondo nostrano da rally. Il fatto però è che i puristi, tutti messi assieme, non fanno che una parte dei potenziali fan e sponsor di Valentino, quelli che dovrebbero riempire l’autodromo, almeno una volta l’anno a buon mercato (la sola altra è per la costosa F1).

 

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