Rally del Marocco. Andy Short per doppietta Husqvarna, Giniel de Villiers per conferma Toyota

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Rally-Raid infinito, il Marocco di Castera e di soli cinque giorni evoca l’epopea dei grandi Rally-Inferno. Novità, incertezza assoluta fino all’ultimo chilometro, cascate di colpi di scena e di rovesciamenti di fronte
10 ottobre 2019

Fes, Marocco, 12 Ottobre 2019. Questo, finalmente, è un Rally diverso. Ecco le “prove”. Ecco cosa succede quando il Rally del Marocco si re-inventa puntando sull’essenza della Specialità senza scendere a compromessi, siano essi estetici o funzionali. Basta scorrere gli eventi del Rally, le dinamiche una dietro l’altra “incredibili”. Piloti persi a grappoli, rovesciamenti di fronte importanti, che lasciano il posto ad altri ancora più importanti nell’arco delle 24 ore. Medie orarie abbassate, talvolta drasticamente. Navigazione, tanta. Confronti e colpi di scena, prettamente agonistici, tattici. Vincitori che non sono i soliti. Anche questo.

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Si direbbe un Rally d’altri tempi. Andiamo. Vediamo cosa è successo.

Sunderland e Quintanilla dominano la prima Tappa delle Moto. Poi “Quintafondo” viene corretto, ma i colleghi del Gruppo, Walkner, Price sono lì, insieme all’isolato, ma bravo, Brabec. Ancora non ci si rende conto. Sembra la testa del solito convoglio, del “trenino”, strategia alla meno che tiene i più forti in un fazzoletto per giorni e giorni. Se va bene a tutti, quello cui va meglio e vince si impone con un margine talvolta irrilevante, minuti, a volte secondi.

Marocco 2019, seconda Tappa. Sunderland cade e si fa male, è fuori. Niente di rotto seriamente, pare. Beh, anche Toby Price “stava bene” quando è partito per l’ultima Dakar, solo che ha vinto con il polso fratturato mesi prima e nessuno aveva detto niente a nessuno. Le strategie intimidatorie di Jordi Viladoms, bravo Direttore del Team. Insomma, i meglio del giorno precedente si perdono, tutti insieme, e i derelitti della vigilia si impadroniscono del Rally. Barreda, che arrancava il giorno prima, vince, Andy Short, l’americano di Husqvarna, che era 12°, è secondo. Price, Walkner, Quintanilla, Brabec, tutti indietro, dai dodici agli oltre venti minuti. Per loro Rally finito, si dice allora.

Ci si sbaglia. È “tappone” Marathon. Moto in parco chiuso. Gomme? Chi le ha conservate ha una chance, chi ci ha dato dentro è nei guai. Il road book viene consegnato 15 minuti prima del via. Il tempo di dare una scorsa forsennata al rotolo, i pericoli più evidenti, qualche bivio chiave. Il resto va decifrato, interpretato, applicato, quando arriva il momento, se si è stati attenti al libro. Altra carambola. Vince Price davanti a Walkner, Barreda paga l’euforia del giorno precedente a carissimo prezzo, prende venti minuti e torna nel mucchio, soprattutto deve rinunciare alla leadership che consegna, sorpresone, a Price.

E la Gara delle Auto? Due leit motiv pincipali, assoluti. Tutto di matrice Toyota Gazoo Racing. Da una parte la super star del Rally, Fernando Alonso, che può permettersi di far alzare dalla nuova scrivania, e far sedere al suo fianco, niente meno che Marc Coma, 5 vittorie alla Dakar, per tre anni Direttore del Raly Maximo. Dall’altra parte, siamo seri, il Principe del Qatar, Nasser Al Attiyah che, con l’inseparabile Mathieu Baumel forma, si ha voglia di cercare altrove, la coppia più forte sulla macchina più forte del momento. Non solo la Dakar appena vinta per la prima volta dal Gazoo, ma la Coppa del Mondo nel Mirino e, sia pure di seconda sponda, l’idea di vincere tutti i giorni di Gara. È successo al sontuoso e magnifico Silk Way Rally e i vincitori ci hanno preso gusto. Il primo giorno vince Al Attiyah, il secondo… pure. Buoni margini, sicurezza, poi tante dune, e sulle dune Nasser è un maestro. Dopo due giorni di Gara, per darvi un’idea, Al Attiyah ha 17 minuti di vantaggio su Giniel de Villiers, Toyota too, e Stephane Peterhansel. Carlos Sainz, che corre con l’altra Mini Buggy, è a mezz’ora secca dalla testa del Rally. A proposito, ricordiamo che Cyril Despres è stato ignominiosamente lasciato a casa e cova una vendetta esemplare e sorprendente.

Anche ai Navigatori delle Auto i road book vengono consegnati all’ultimo momento. In questo caso quasi letteralmente, cinque minuti appena prima del via. Chissà che mal di mare per Marc alle prese con l’analisi del “libro della strada” mentre l’asturiano più veloce del mondo vola da tutte le parti e frulla la Toyota delle Stelle. Tra l’altro Alonso o Coma sono andati al tappeto nella prima e nella seconda Tappa. La seconda volta più seriamente. Al punto che, rientrati al bivacco con il carro attrezzi, ripartiranno per la quarta tappa solo dopo che i Meccanici di Overdrive avranno sputato sangue per tutta la notte.

Stiamo andando troppo velocemente. Torniamo alla terza Tappa. Al Attiyah non ce la fa e vince Carlos Sainz. Trenta secondi, in fondo niente di grave, ma addio record. Il fatto è che sulle lunghe Tappe marocchine navigare è diventato un affar serio, anche per uno che è il Campione in carica della Dakar e ha vinto 5 volte il Rally del Marocco. Peterhansel è lì, come sempre in agguato, questa volta con la moglie Andrea a bordo della seconda, o prima, Mini.

Quarta Tappa, due alla fine. Che potrà mai succedere che non sia giù successo in un Rally dove ne succedono ogni giorno di tutti i colori? Semplice, che si debba assistere a un nuovo, drastico cambiamento. Colpo di scena nella Gara delle Moto e in quella delle Auto, contemporaneamente.

Alonso & Coma in una Tappa senza problemi? No, anche se l’asturiano e il catalano se la cavano egregiamente conquistando un promettente settimo posto.

Al Attyah e Peterhansel, il duopolio sul quale avremmo scommesso per l’intera vicenda agonistica del Marocco 2019, vanno KO. Ammutolimento del grosso V8 per il Principe, tonneau (sta per cappottamento), per Monsieur Dakar. Ripartiranno entrambi, su questo non c’è neanche da dubitare, ma con quell’irrimediabile oretta e passa di ritardo, una e mezza per “Peter” e due per “Al”, per la precisione, che rende inutile, o forse utilissima per la statistica, la trasferta. Vince Carlos Sainz Senior, non vi venga in mente che sulla Mini numero 306 ci sia Sainz Junior, davanti a Jakub “Kuba” Przygonski e Giniel De Villiers. Ecco, il pacifico, paziente, riflessivo, posato sudafricano, che ora corre con Alex Haro (ex Nani Roma), passa al comando del Rally, davanti a Sainz e davanti a quel Mathieu Serradori che in compagnia di Fabian Lurquin, su un Buggy “privato”, è la vera sorpresa del Rally. Peter e Al Attiya finiscono indietro, una vera stranezza, e Nani Roma, che ha faticato non poco con la nuova Borgward, nuova Macchina e nuova Avventura, tutta da sviluppare, è ora settimo.

E la Gara delle Moto? Carambola, filotto di sorprese, di veri colpi di scena. Price e Walkner ripetono… al contrario l’exploit del giorno precedente, quando andarono in testa al Rally. Costretti ad aprire la pista si sono sbagliati, come quasi tutti quelli cui è toccato l’ingrato compito, e perdono in un colpo solo 15 e 18 minuti, evaporandone fuori dal podio che sembravano aver blindato. Sorprese e effetto domino. A vincere la Tappa è Paulo Gonçalves, il portoghese passato quest’anno tra le file di Hero Motorsport, e ad andare in testa al Rally è Andrew “Andy” Short. “Speedy” Gonçalves era 16° a un’ora, Short era 7°, Settimo, a nove minuti e ora è primo con 30 secondi di vantaggio. Questo sta a significare che sei piloti davanti a lui hanno sbagliato, o che sono stati indotti nell’errore da un Rally “diverso”, cioè all’antica. C’è forse bisogno di tornare a capire come funziona il Rally-Raid.

Sainz è a 4 minuti da De Villiers, Quintanilla a 30 secondi da Short. Nel primo caso, Auto, c’ anche Serradori, che non poteva arrivare a sperare tanto, nel secondo, Moto, non solo Short è a tiro di Quintanilla, ma anche, visti gli ordini di partenza, di Brabec che è a 5 minuti. E perché no di Price, che è a “soli” otto minuti e parte quindicesimo?

Anche l’ultimo di cinque giorni di Gara, dunque, con gli ultimi 200 chilometri dei 2.500 totali (lasciamo stare i piccoli, occasionali accorciamenti di sicurezza, del tutto ininfluenti), non arriveranno gratis. Anzi, proprio nel gran finale arriva l’ennesima, possente bordata di colpi di scena.

Auto. Si comincia. Al Attiyah prende parte al trasferimento, ma non alla Speciale. Niente da fare, non è la sesta vittoria e non è l’en plein come al Silk Way Rally. Quel KO tecnico alla quarta ripresa è anche la fine del Rally e, fuori ovviamente dalla zona punti, sparisce anche l’obiettivo della quarta Coppa del Mondo Cross-Country Rally. A vincerla, appena tre punti, è infatti Stephane Peterhansel e Signora che, quarti, ottengono con la Mini il primo Trofeo, importante, di una “joint Venture” famigliare inseguita da tempo. Per “Peter” è un finale ben più che decente, per Al Attiyah una cocente delusione. E così è anche per Mathieu Serradori e Fabian Lurquin i quali, con un Buggy Century Racing, erano terzi a una Tappa dalla fine e si sono visti escludere dalla Generale l’ultimo giorno per una questione di peso della Vettura.

Pazienza, sarà ancora una Toyota Hilux ad aggiudicarsi il Rally. Si poteva, infatti, immaginare che Carlos Sainz considerasse obbligatorio e perfettamente fattibile annullare i 4 minuti di ritardo rispetto a De Villiers. Anche trattandosi di… Giniel De Villiers. La Tappa sembrava potergli dare ragione, e invece a pochi chilometri dalla fine la Mini va in black out. Oltre al primo posto, rischia di sfumare anche il secondo, che viene salvato… dal traino di Przygonski. Giniel De Villiers, dopo aver vinto con Nissan e Volkswagen, e senza una sola vittoria di Tappa, l’ultima sotto il traguardo di Fes è di Ten Brinke, si aggiudica per la quarta volta, per l’occasione in compagnia di Alex Haro, il Rally del Marocco. Esecuzione perfetta, alla… De Villiers, il sudafricano è l’unità di misura della massima affidabilità. Terzo posto per Przygonski e Colsoul, e con questo fanno tre Mini nei primi quattro classificati.

Bello il sesto posto di Joan Roma e Dani Oliveras. Con una nuova Borgward tutta da svezzare, Nani è andato crescendo dopo i problemi iniziali. A parte il risultato, senza lode e senza infamia, il lavoro per la Dakar è stato sicuramente proficuo.

Finisce anche Alonso. Fernando Alonso e Marc Coma concludono il loro primo Rally-scuola. È la prima volta del fuoriclasse spagnolo della Formula 1, ed è la prima volta del 5 volte vincitore in Moto adesso convertito al ruolo di navigatore su un’Auto. Altra Toyota Hilux. Se i due “neofiti” volevano misurarsi con un’esperienza significativa, il Rally del Marocco è scuola e università. Vita dura, problemi, incidenti, ripartenze grazie ai Meccanici. Infine il traguardo. Chissà se soddisfacente per entrambi. Chissà sa se Fernando e Marc si sono divertiti. Probabilmente no. All’inizio il Rally-Raid è più sofferenza che piacere, più sacrificio che premio.

Moto. Se non è KTM è… Husqvarna. E chi l’avrebbe detto? Tutti. Prima o poi era scontato. Non così chiaramente, magari in una configurazione mista, ma un passaggio di consegne, effettivamente contemplato e auspicato dalla logica di Gruppo, era nell’aria da tempo. E così è arrivata addirittura una doppietta. Primo Andy Short, al primo successo Cross-Country Rally, secondo Pablo Quintanilla, per poco, poco, terzo Joan Barreda che soffia il terzo gradino del podio a Toby Price. Il finale non è così sconvolgente come quello della Gara delle Auto, ma è non meno interessante, anzi forse è più avvincente. Su quei duecento chilometri finali Short e Quintanilla se la giocavano praticamente alla pari. Short era avanti di 30 secondi nella Generale dalla fine della penultima Tappa, però partiva nell’ultima davanti al compagno di Squadra, quindi in posizione di svantaggio. Gara praticamente a vista, con i due Piloti al comando alternativamente, sinché nel finale è l’americano che ha la meglio sul cileno. Per Short è il primo successo internazionale in un Rally FIM, per Quintanilla comunque un Rally eccezionale, tenuto conto che il Pilota ufficiale Rockstar Energy Huskvarna Factory era rientrato, dopo l’infortunio dell’ultimo giorno alla Dakar, vincendo il Rally di Atacama. In ottica Dakar si direbbe un chiaro passo avanti per la Squadra diretta da Pierre-Alexander Renet, che può contare ora su due Piloti vincenti.

Non un grande Rally per gli italiani. In tutti i sensi, dei pochi iscritti, Camelia Liparoti è la prima dei “nostri” in Auto, mentre in Moto il migliore è Jacopo Cerutti, sedicesimo. Maurizio Gerini, ventesimo fino alla vigilia, ha dovuto ritirarsi nel corso dell’ultima Tappa. Incredibile, tanto per cambiare, la forcella della sua Moto è rimasta “a pacco”, impossibile coprire gli ultimi 100 chilometri tra i sassi dell’Atlas in quelle condizioni. Risultato alle ortiche, allenamento comunque buono in vista della…

Appunto. E ora… Dakar Arabia Saudita.

Classifiche

Rallye du Maroc 2019 Classifica Finale Assoluta AUTO
1. G. De Villiers (ZAF) / A. Haro (ESP) Toyota – 17h 48m 44s
2. C. Sainz (ESP) / L. Cruz (ESP) MINI – 18h 06m 26
3. J. Przygonski (POL) / T. Gottschalk (GER) MINI– 18h 47m 11s
4. S. Peterhansel (FRA) / A. Peterhansel (GER) MINI – 19h 18m 18s
5. Y. Al-Rajhi (KSA) M. Orr (GBR) Toyota - 20h 17m 54s


FIA World Cup for Cross-Country Rallies - Driver*
1. S. Peterhansel (FRA), MINI, 63 Punti
2. N. Al-Attiyah (QAT) Toyota, 60
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Rallye du Maroc 2019 Classifica Finale Assoluta MOTO
1. Andrew Short (USA), Husqvarna, 18:03:54
2. Pablo Quintanilla (CHI), Husqvarna, 18:05:15 +1:21
3. Joan Barreda (ESP), KTM, 18:06:38 +2:44
4. Toby Price (AUS), KTM, 18:06:45 +2:51
5. Ricky Brabec (USA), Honda, 18:08:01 +4:07
 

2019 FIM Cross-Country Rallies World Championship
1. Sam Sunderland (GBR), KTM, 109 Punti
2. Andrew Short (USA), Husqvarna, 95

Da Moto.it

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