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Oggi sono stati divulgati i risultati dell’Osservatorio Continental su Mobilità e Sicurezza. È il secondo, fatto da 2500 interviste. A differenza di tanti altri studi simili, questo del sistemista tedesco è "tanta roba" come direbbero i giovani. E proprio ai giovani consigliamo di dare un occhio, per apprendere in breve un sacco di informazioni apparentemente banali ma utilissime. Per capire dove siamo, con le auto e con la mobilità. Per valutare come questo anno orribile la rivoluzione della mobilità la ha smossa, con effetti imprevisti dalla coda lunga.
A differenza di altri, aziende o enti, quelli di Continental puntano al valore della Sicurezza, di cui si occupano fornendola attraverso pneumatici e sistemi elettronici (vedi Airbag o ABS ma non solo) alle Case. Allora eccovi la sintesi di “dove siamo” a settembre 2020. Che detto tra noi non vuole dire dove saremo tra un anno, ma per certo è molto diverso dal dove eravamo solo a marzo. Altro che spinta elettrica, auto connesse ambite e condivisione facile per chiunque. La pandemia ha dato il tocco, negativo a breve ma forse non malvagio a lungo, per il settore dell’auto e della mobilità in genere.
Cambia in primis la paura, scendendo in strada. I dati raccolti, valevoli per la realtà italiana del 2020, dicono che se prima si temeva di essere investiti, identificando il male nella distrazione altrui, ora si bada al rischio contagio. Sale così l’uso dell’auto (+22,5% su 2019), specialmente tra over65 che non si fidano dei mezzi pubblici. Poi la prospettiva: Covid in ascesa o meno, il 70% di quelli che ora si tutelano di più in strada, dice che continuerà a farlo anche qualora si arrivasse a zero contagi o ci sia un vaccino. Le abitudini quindi cambiano, in fretta e a volte restano.
Capitolo a parte, analizzato dall’Osservatorio Continental, quello dell’ambiente, dei monopattini elettrici e similari. Aspetti da regolamentare per la politica (e occhio alle elezioni tedesche 2021: qualche sorpresa da loro si rifletterebe su scala estesa). Infine la volontà e la scelta degli automobilisti, dopo un semestre in pandemia. Ancora difficoltà economiche e confusione sulle nuove tecnologie ma, in presenza di incentivi, il 64,5% si dichiara interessato a cambiare l’auto. Con cosa? Ibrida elettrico benzina, ma anche qui troppe variabili non note a tutti. In primis sapere realmente quando conviene per l’ambiente e il portafoglio.
“La pandemia ha rappresentato un momento di rottura e abbiamo voluto leggere la nuova percezione sulla sicurezza – dichiara Alessandro De Martino, amministratore delegato Continental Italia - Emerge interesse per l’automobile privata, con nuove paure sedimentate. Si crea un nuovo spazio per l’auto, che deve presentarsi con soluzioni ecologiche, sicure e sostenibili. Devono essere chiariti meglio al consumatore gli aspetti tecnologici senza darne per scontati i vantaggi. Gli amministratori pubblici dovranno tenerne conto e gestire la mobilità con iniziative straordinarie. Gli incentivi sono un’opportunità per svecchiare il parco circolante e ottenere mobilità sicura, sostenibile. Siamo soddisfatti che la consapevolezza sulla sicurezza coinvolga in modo sempre evidente anche gli pneumatici”.
Leggendo i dati delle rilevazioni Euromedia, si scopre un dualismo tra gli italiani: un 47,4% prova ancora emozioni positive (speranza, tranquillità, sollievo e felicità) soprattutto cittadini con più di 65 anni; il 45,6% prova emozioni negative (ansia, paura e fastidio) specialmente gli autisti di professione. Oltre un italiano su due (56,7%) scegli di spostarsi in auto perché mezzo sicuro, dato che sale del 22,5% rispetto al 2019. Le persone che hanno modificato maggiormente le proprie abitudini sono gli over65, più esposti ai pericoli del virus (il 65% degli italiani che si sposta in auto sono over 65).
I mezzi pubblici sono usati da due italiani su cinque oggi (22,5%) ma solo il 2,7% si sente sereno nel farlo. Biciclette, monoruota e monopattini sono scelti dal 3,4% degli intervistati, prevalentemente nelle grandi città. Ma vediamo il perché dei cambiamenti, visto che tre italiani su dieci (34,3%) dicono di aver cambiato. Il 39,2% per paura dei mezzi pubblici, l’11,4% per l’affollamento dei treni, il 10% per la paura di uscire di casa. Non è solo la paura di contagio, a far cambiare. Il 31,2% riduce la mobilità a cause oggettive, come lo smartworking o il ritorno alle terre d’origine. Il fatto rilevante è che tutti non prevedono di tornare alle abitudini pre-Covid in breve. Infatti il 70% le manterrà anche quando si raggiungeranno zero contagi o arriverà il vaccino.
Se l’automobile diventa oggi mezzo principe più che negli ultimi anni, ovvio che lo si desidera anche sostenibile, economicamente, per l’ambiente e ovviamente sicuro. Qui però ammettiamo che i dati ci lasciano delusi, non tutti leggono a sufficienza le nostre pagine, si relazionano con esperti, o banalmente hanno potuto informarsi a dovere. Già, perché onestamente non è facile oggi capire che auto “è meglio” per davvero. Per il portafoglio, per l’ambiente o per gli imprevisti normativi. Se un intervistato su tre si dichiara disponibile ad acquistare un nuovo veicolo, i gusti sembrano dettati dall’impulso mediatico: il 20,5% acquisterebbe un ibrido benzina, il 19,5% elettrica (in particolare 25-44 anni), il 17,8% ibrido plug-in ed il 15,2% un classico benzina (under 25). A picco il diesel.
E quelli che non cambiano auto? Principalmente per ragioni economiche (32,6%) o perché l’auto è senza problemi (31,4%). Solo il 10,7% dichiara di aver appena cambiato il proprio veicolo. Lo scenario ovviamente è diverso con gli incentivi: se ci sono e consistenti, il 64,5% degli italiani intervistati è disponibile al cambio auto.
Quello che non hanno fatto in decenni, ora lo devono fare in pochi mesi. Sono le regole e i correttivi sul traffico in città, specie quelle maggiori. Il 42,3% degli intervistati ritiene che il proprio comune sia pronto per accogliere cambiamenti e mantenere le città decongestionate. Noi la vediamo meno facile, almeno su certe big dove ancora manca una gran fetta di lavoratori ma già si sente il peso delle code, con la difficile convivenza di auto e micro mobilità. L'inverno crediamo non aiuterà, anzi. Il 78,7% (soprattutto over 65 e chi abita in provincia) chiede sostenibilità vera che rispetti l’ambiente, con autoveicoli sicuri e puliti. Stando allo studio, la mobilità richiesta non è fatta solo di monopattini elettrici o biciclette (richiesta solo dal 15,4%). Per mantenere le città decongestionate il 47% potenzierebbe lo smartworking, il 42,6% suggerisce sostegno del trasporto pubblico e il 30,4% consiglia di puntare sull’elettrificazione, infine il 29,7% punta sulla pianificazione degli orari (es. lavoro e scuola).
Un tema quindi non facile per un sindaco, quello dell’adattarsi a persone che a loro volta stanno adattando gli spostamenti a quanto prospetta la pandemia ma anche l’offerta, privata o pubblica.
Oggi gli italiani si sentono meno sicuri al volante. Sempre alto il valore (75% dei cittadini che si sente sicuro delle proprie capacità) ma in flessione del 12%. Tra i meno tranquilli gli over 65, verosimilmente chi che ha ripreso a guidare evitando mezzi pubblici o sharing. Da cosa dipende la sicurezza stradale secondo i cittadini? Al primo posto dal guidatore (48,8%). Seguono i freni (10,2%) i sensori e i sistemi di guida assistita (8,8%) le cinture di sicurezza (8,1%) e gli pneumatici (6,7%). Proprio sugli pneumatici, ma non perché i dati provengano da un osservatorio Continental, vale sempre la pena spender due parole: l’85% dichiara di prestarvi molta attenzione e i gommisti se ne compiacciono magari. A noi è però il restante 15% che preoccupa, magari quando circola su strada vicino a utenza debole sotto un nubifragio.
Non mancano dati di chi guida per lavoro. Circa metà dagli autisti professionisti è convinto che l’emergenza Covid abbia portato cambiamenti importanti sul lavoro: il 41,5% riferisce cambiamenti in positivo (es. meno auto per le strade, maggiore attenzione alla sanificazione, più prudenza, assenza di assembramenti sui mezzi pubblici) ma il 37,7% parla di cambiamenti in negativo (meno lavoro, più restrizioni, riduzione stipendio). Contrariamente ai cittadini medi, il futuro per gli autisti di professione, non sembra roseo. Sono quelli che hanno più paura: il 41% crede che il settore vivrà una lunga fase di stallo e solo il 27% conta si possa tornare ai livelli pre-Covid entro il 2021.
Insomma, dati che sembrano ovvi ma non erano attesi solo in primavera. Dati sui cui lavorare per aziende e Stato, visto che la cosiddetta Mobilità smart, se prosegue il cammino innescato con supporto delle normative, porterà a un ecosistema territoriale italiano che nel 2030 è stimato oltre i 220 miliardi, coinvolgendo il 12% della forza lavoro. Un utente, che per le aziende automotive è cliente, forse meno fedele al brand oggi, ma che spinge questo ecosistema verso il cambiamento. Con la pandemia si guarda ancor più la sicurezza, in senso esteso. Alla fine, al netto di tutto, sul lungo termine questo focus mutato potrà venire utile all'utenza stradale.