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Si parla davvero tanto di auto e di ambiente, nel 2020. Si parla di come incentivare o disincentivare le nuove e meno nuove auto secondo metodo che “salvi” il pianeta e il suo clima. Anche se il salvataggio, passa più da altro che dalle auto in senso stretto. Così, mentre delle nuove immatricolazioni 2020 elettrificate e delle ultra-decennali vetture Euro3 ed Euro4 (per qualcuno da eliminare) si dibatte, con tanto di studi a supporto: delle vecchie glorie? Già, le stupende icone dell’industria auto nel secolo scorso, o anche quei vecchi catorci poi assurti a oggetto di desiderio. Vanno fatti circolare liberamente, o solo in certe condizioni? Devono “pagare per quanto inquinano”? Quanto male possono fare, nel loro piccolo numero, all’ambiente?
Certo, emissioni e odori palesemente ci sono, per una vecchia vettura che inquina sempre molto più di una moderna; ma il punto scientifico lo vogliono fare, quelli dell’Automotoclub Storico Italiano e dell’Istituto Superiore di Sanità. Parte qundi la ricerca sugli inquinanti atmosferici prodotti dalla circolazione dei veicoli storici.
Non ci sono ancora i dati, ma li avremo. Perché l’accordo tra i due Enti ha l’obiettivo di fare chiarezza su un tema attuale, pur riferito ad auto del passato. Vedremo cosa ne uscirà, misurando particelle, ossidi di azoto e altri contaminanti inerenti ai veicoli storici. Intanto, lo schema riassuntivo proposto inaugurando lo studio sulle emissioni delle storiche, parla delle principali sorgenti di PM 10: nei grandi centri urbani il riscaldamento domestico incide per il 42%, l’industria per il 17% e l’agricoltura per il 15%; i trasporti stradali emettono solo l’11% del PM 10 presente. La ricerca, si concentrerà proprio su quell’11% per estrapolare il dato riferito ai soli veicoli storici certificati in base al loro utilizzo e ai chilometri percorsi annualmente. Sono considerate cinque città italiane.
Quando si dice auto storica, certificata, non si dice banalmente “auto vecchia”. Lo ricordano dall’ISS: “L’impatto ambientale da ricondurre al parco autoveicolare circolante – spiega Gaetano Settimo - è determinato dai veicoli obsoleti e non dai veicoli storici certificati, che rappresentano una percentuale minima rispetto al circolante obsoleto e vanno tutelati.”
Si profila un nuovo modo di trattare le auto storiche? Per ora no, ma potrebbe essere. L’auspicio di chi le segue professionalmente è quello di vedere maggior tutela e uniformità. “Questa ricerca –commentato Alberto Scuro, presidente dell’Automotoclub Storico Italiano - costituirà la premessa per le riflessioni future con le istituzioni competenti in materia legislativa. ASI e ISS hanno individuato il percorso per modernizzare il sistema di regolamentazione della circolazione dei veicoli storici”.