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Una bella tabella nei colori, come quelli della nostra bandiera nazionale, quella che mostra in verde, bianco e rosso, Gruppi e Case auto con relativi target CO2 2020. Ci sono in alto quelli verdi, appunto: marchi capaci, o meglio obbligati a stare dai 94 g/Km in giù. La prima Casa, con soli 90.3 g/Km grazie alla tipica leggerezza e alla estesa gamma hybrid 2020, è Suzuki; poi FCA, PSA e i coreani di Kia / Hyundai. Tutta gente che produce e che vende auto con motori di vario tipo ma cubatura medio – piccola. Perchè la logica di questa tabella è che si leggono i valori target a cui le Case devono riferirsi, per non prendere sanzioni dalla CE.
A fondo scala, colorati di rosso, marchi premium noti come BMW, Daimler, Volvo e Jaguar Land Rover: tutti sopra quota 100, tutti con gamme 2019 e 2020 che includono anche veicoli di gran volume, cubatura e prestazione, oltre che elettrici. Lo studio (PA Consulting) non deve però trarre in inganno o far dire che qualcuno inquina palesemente più di un altro pur facendosi pagare tanto.
Anzi, questi numeri servono a fare riflettere anche su come certe norme abbiano fatto puntare il dito verso un acronimo e dei limiti che celano dietro al valore dichiarato mondi molto distanti; anche emissioni nocive vere in tutto il ciclo di produzione e smaltimento di un’auto, distanti. Ci sono poi i soliti “trucchi” o meglio le strategie, concesse, di mettere in gamma modelli a discapito di altri in determinati momenti e persino di negoziare quote CO2 altrui “mediando” proprio come avviene in Borsa la quotazione troppo negativa di un titolo.
Le Case in alto insomma, con target CO2 2020 inferiori, possono sembrare quelle più vessate dalle regole sovranazionali, ma va anche pensato che quelle a fondo scala, con valori maggiori, devono fare fronte a necessaria vendita di modelli genericamente più pesanti e potenti, capaci di maggiori carichi e prestazioni. Insomma, da fuori non si comprende subito, perchè è tutta una questione di equilibri e di valori presi come ipotesi di partenza.
Nello specifico i target 2020 sono emanati basandosi su gamme di qualche anno addietro e giustamente, anche gli "ultimi" con cifra complessiva superiore, hanno il loro da fare per rientrare. Ci saranno poi, analizzando i dati di chiusira anno, casi clamorosi come la limitazione di vendita per alcune auto, che se troppo vendute farebbero sforare e quindi prender sanzione. Ci saranno o sono casi in ombra, dove internamente il guadagno concesso da certi modelli che sforano è tale da non far preoccupare.
Insomma: tre colori, un parametro (CO2) ma realtà di infinite complessità: aziendali, tecniche e pure commerciali, per gli automobilisti europei e le gamme di nuove auto in vendita. A proposito di automobilisti, quello italiano medio, a parte il richiamo della bandiera e i commenti da bar, attende di sapere che qualcuno di un governo o di una Casa osi mettere nero su bianco. Un percorso aziendale totalmente green pur con limiti nei nuovi modelli e nei relativi costi; o, al contrario, totalmente orientato al gusto e all’economia di acquisto, per riavvicinare i giovani alle quattro ruote. Spiegando magari come CO2 dichiarabile e tutto il resto, inerente a una nuova auto oggi, è già compatibile al nostro ambiente più di quanto sia in uso per molte altre industrie, spremute per business in barba all'ecologia reale.
Intanto proprio oggi, L’industria automobilistica europea ipotizza una mobilità “carbon neutral” per il 2050; va bene anche a Mike Manley, capo di FCA e Acea (l’associazione dei costruttori) a patto che si aiutino però le Case nel lungo cammino trentennale. Ad abbassare i costi per nuove tecnologie utili da incentivare, detassare o altri: ci sono le soluzioni, al "problema" ma sono onerose. A seguire, sempre con grafica colorata, le potenziali spese in milioni di euro, a carico dei Costruttori in caso di sforamento target CO2 nell'Unione. Il caso vuole che la virtà sta nel mezzo, con Toyota che è già quasi coerente al target con anticipo rispetto ad altri costruttori.
Un filone questo, del giusto e dovuto ma anche severamente imposto, che si ripete a discapito di appeal e stabilità nel settore dell’auto. Si fanno giocare al buono e al cattivo enti sovranazionali e Case; si fanno parlare anche troppo sui social, ma divertire certo poco con l'auto, gli europei degli anni Venti.