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La nuova norma per i motori endotermici era inizialmente prevista in arrivo per il 2025, ma potrebbe slittare di un anno, arrivando così nel 2026. Infatti a luglio la Commissione UE avrebbe dovuto fissare i dettagli tecnici della nuova omologazione, ma per il momento la discussione è ancora in corso, con una complicazione in più: l’interlocutore principale ACEA (Associazione dei costruttori automobilistici europei) sta perdendo i pezzi visto che marchi del calibro di Stellantis e Volvo hanno deciso di lasciare il sodalizio.
Dunque mancano ancora alcuni dettagli fondamentali, ma le differenze rispetto alle norme Euro 6 (che sono in vigore dal 2014) sono così stringenti da aver fatto sollevare più di un sopracciglio fra i CEO delle Case.
Tanto per cominciare, per i motori a benzina il limite per l’ossido di carbonio (CO) passerebbe dagli attuali 0,5 g/km (grammi/km) a 0,1 g/km, una riduzione di 5 volte, o addirittura di 10 volte per i diesel. Gli ossidi di azoto (NOx) dovrebbero dimezzarsi passando invece da 0,06 a 0,03 g/km (per il diesel da 0,08 g/km a 0,03). I due tipi di carburante vengono di fatto messi sullo stesso piano, ponendo limiti uguali; le Euro 6 erano più “permissive” per il gasolio.
Da questo primo aspetto si capisce come il futuro del motore a gasolio nell’era dell’Euro 7 sia quanto mai incerto: “ripulire” una diesel era già costoso oggi (circa il 10% del prezzo dell’auto), figuriamoci nel 2026 con una richiesta di miglioramento dell’efficienza dei sistemi di filtraggio di un ordine di grandezza. In più, la nuova norma prevede che le emissioni siano misurate nel mondo reale, com’è accaduto nel passaggio dalle norme di consumo al banco alle attuali Wltp.
Tra le sostanze nocive che la norma Euro 6 non prendeva in considerazione potrebbero aggiungersi poi dei limiti alle nanoparticelle al di sotto dei 23 nanometri, all’ammoniaca (NH3) e ad un particolare ossido di azoto, l’N2O (il leggendario NOS usato per spremere ancora più cavalli dai motori aumentando l’ossidazione del carburante).
Ma la norma più severa di tutte sarà quella che prevede una durata dell’efficacia dei filtri e dei catalizzatori per un periodo inizialmente proposto di 15 anni o 240 mila km, che probabilmente verrà ridimensionato. Oggi le Euro 6 non prevedono alcuna durata minima garantita.
Quando queste norme saranno definite, ancor prima che entrino in vigore, non è difficile immaginare che: