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La dichiarazione del boss di Volkswagen è caduta come un macigno la settimana scorsa: la Casa di Wolfsburg si prepara ad un taglio di ben 10 miliardi di euro fra alleggerimenti di personale e di investimenti: la ragione è di quelle fondamentali, riprendere competitività, il che significa che il più grande costruttore europeo sente che la situazione sta sfuggendo di mano e che di questo passo si va a sbattere. Costi troppo alti, margini bassi e scarsa produttività sono alla base del programma di tagli (ebbene sì, i leggendari operai tedeschi sarebbero poco "produttivi").
Il Gruppo aveva annunciato tempo fa che la transizione verso i modelli elettrici non avrebbe comportato tagli al personale, che sarebbero starti realizzati in modo "naturale" con i pensionamenti per anzianità e prepensionamenti e non avrebbe avuto effetti sulla forza lavoro fino al 2029, ma a quanto pare il calcolo è stato rivisto anche se il capo del personale Ginnar Kilian ha precisato che il grosso dei tagli non sarà fatto a spese del personale e che un programma più specifico dei tagli sarà reso noto prima della fine dell'anno, accompagnando il tutto con una frase un po' preoccupante "Dobbiamo essere coraggiosi e onesti e liberarci del duplicati all'interno dell'azienda e di tutta la zavorra di cui non abbiamo bisogno". Gli ha fatto eco Thomas Schaefer annunciando in un memorandum interno che una persona su 5 perderà il lavoro, con l'obiettivo di far crescere il margine di guadagno per ciascuna auto venduta dal 3,6% del 2022 al 6,3% per il 2026. Per fare un paragone verso l'alto, il margine di Tesla nel 2023 è stato nell'intorno del 18%.
C'è stato un tempo non lontano in cui la Volkswagen faceva guadagni straordinari nei modelli di grandi volumi, al punto di non stare dietro alla domanda delle Golf e in Italia non era così strano aspettare dieci mesi per averne una, specie le sportive GTI e GTD. Cosa è andato storto? La rappresentante sindacale di Wolfsburg Daniela Cavallo indica un forte calo nel numero delle auto prodotte nella sede storica di Volkswagen che a fine anno arriverà a fatica a 500 mila unità, mentre negli anni 2010-2020 la media era stata di 780.000 unità. Una contrazione molto simile a quello che sta succedendo in Italia con la produzione complessiva di Fiat-FCA e Stellantis che è passata da un milione di auto a meno di 500.000. La buona notizia, arrivata lo scorso 5 dicembre dal tavolo aperto con gli industriali del settore, è che il nostro Governo ha 6,5 miliardi di euro da spendere per rinvigorire l'occupazione e la produzione Made in Italy, a condizione che l'investimento riguardi il nostro Paese e le auto realmente prodotte in Italia.
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