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Difficile mettersi oggi a contare, a misurare chi è la più grande nella storia delle piccole. Parliamo di auto compatte nelle dimensioni ma prestanti e dotate, in genere solo sotto i cofani, talvolta anche nel resto. Ci sono sempre state, dagli anni Cinquanta, da quando la piccola macchina degli italiani veniva modificata per diventare 500 Abarth. Poi infinite altre, specialmente europee. Auto capaci di meritarsi ammirazione e rispetto da parte di ogni teenager al loro debutto, ma anche qualche coppa di campionato del Mondo.
A seguire e in foto gallery un elenco, una sequenza cronologica certo non esaustiva, con occhio al nostro mercato e non a quello globale. Se avete segnalazioni o curiosità, contattate la redazione e seguite le nostre dirette, magari si potrà sviscerare qualche dettaglio oggi poco noto di modelli storici, che hanno fatto vivere momenti di passione oggi annientati dal Coronavirus. Riedizioni in chiave moderna? Un buongustaio si attenderebbe un inedito e non una replica ispirata. Magari una piccola Alfa secondo il DNA storico rivisitato, non clonata dal gruppo "padrone" o fatta in proprio ma di motori esagerati e segmento D, come la Giulia GTA, ma capace di farsi apprezzare nel tempo.
Italia, Fiat, Torino, Abarth, la mitica 500 elaborata in tutte le salse è per gli italiani il primo e ancor vivo oggi, esempio di auto piccola e cattiva. Ovviamente la seguì Fiat 600.
Poco dopo gli italiani arrivano gli inglesi, con il loro mito vivo ancor oggi: Mini elaborata da Cooper, auto capaci di vincere persino nei Rally. Sempre in Italia l’Autobianchi sfodera la sua A112 che da filo da torcere alle Mini, anch’essa curata da Abarth.
Mini uguale UK? Non solo, anche Innocenti gestisce la vetturetta piccola e ben messa in quanto a guida, De Tomaso firma una versione "maggiorata" speciale. Sempre Casa Fiat, pensionata la 500, mette in strada alcune versioni spinte della sua 127.
I francesi popolano di auto piccole e veloci il mondo dei paninari, con auto anche sovralimentate capaci di correre con successo nei rally: Renault 5 e Super 5 Turbo, Peugeot 205 GTi. Sono vetture che sfondano i numeri per cavalli erogati e, invero, pericolosità in mano a chi non le sappia gestire, dove non dovrebbero correre come appunto, la strada. In Italia si tiene vivo il filone con l’Autobianchi Y10 Turbo e Fiat Uno Turbo, altrettanto cattive e pericolose, anche se non tutte corrono in versione gara nei Mondiali. In Casa Ford le Fiesta cominciano a fare sul serio, con modelli come la XR2 e poi la RS Turbo.
Se in Casa Opel la piccola Corsa GSi, seguita dalla Tigra, ha solo qualche cavallo in più sotto il cofano, è Renault a mettere una piccola sul podio per dotazione corsaiola: Clio 16v e Clio Williams. In formato molto compatto Peugeot propone la sua 106 Rallye e sul mercato ci sono anche la cugina Saxo VTS e le rivali VW Polo GTI e la Fiat Punto GT. Casa Seat inizia a sfornare modelli alla base del nuovo marchio di oggi, Cupra, con la Seat Ibiza Cupra erede di quella precedente a “motore Porsche”. Fiesta mantiene il proprio ruolo.
I francesi, più di altri proseguono con impegno nel filone delle auto piccole e cattive, con Renault Clio che diventa RS ma anche V6 3.0, per correre in circuito. La 206 di Peugeot diventa RC. Salgono ancora cubature e potenze, ma non solo per effetto marketing con in altri casi dei rivali. Nel piccolo invece si distingue Volkswagen, con la Lupo GTI ed evolvendo anche Polo GTI, nelle nuove versioni. È però il ritorno di una cera icona a regime, come Mini, a segnare la differenza. L’auto inglese rivitalizzata da BMW è un’ondata di varianti anche molto spinte prodotte direttamente dall’industria e non solo da artigiani. Mini Cooper S e John Cooper Works. Anche Citroën resta in ambito “compatte da sparo” con la piccola C2 VTS. Mentre Ford prosegue con Fiesta, in versione ST. Peugeot mette in strada 207, ancora ovviamente GTI ed RC. Le potenze in questi anni facilmente sfondano i 150CV e talvolta anche i 200CV. Anche le misure crescono, nel segmento che non è solo A ma soprattutto B. Grande Punto e 500 rimettono lo Scorpione sulla carrozzeria per la gioia e l’onore degli italiani. Dal Giapponese Toyota comincia a far vedere Yaris in versione TS. La saga delle sportive nel nome e nell’allestimento, si estende a molti marchi con Fiat che in questi anni, riesce addirittura a dare 100CV alla sua Panda per non restare fuori “dal giro” e Skoda che porta una Fabia RS in parallelo alle scelte di uso sportivo per il marchio da parte del gruppo VW (nei rally). OPC. La sigla OPC caratterizza le versioni potenti di Opel, per Corsa. Il marchio MCC Smart, spostato ai tuning come Brabus, mette in mostra una delle più piccole e “giocattolose” tra le auto piccole ma pepate. In modo poco proprio, tramite la Mito su base Fiat, Alfa Romeo propone versioni Quadrifoglio della sua compatta di segmento B. Renault spinge forte persino sulla sua piccola Twingo II.
Il trend delle piccole auto proposte in versione sportiva prosegue, anche se sono sempre meno gli amanti che possono acquistarle e usarle tutti i giorni come era un tempo. Peugeot non può negare alla sua 208 una versione GTI. Come Ford una ST alla sua Fiesta e Citroen spingere, sulla DS 3 da oltre 200CV. Toyota prosegue la saga Yaris, in salsa GRMN. Abarth estende la gamma trasformando 500 in 595 e 695. Si assiste a un ridimensionamento delle cubature plafonando i CV massimi, salvo edizioni limitate o per uso pista e gara. Nel gruppo di queste auto, alla base viste le dimensioni, permangono le versioni ufficialmente tunizzate della Smart fortwo. Renault mette ancora il turbo alla piccola Twingo GT, tanto da apparire più “grossa” della Opel Adam nella sua versione potenziata. Audi sbarca in questo mondo con la A1 TFSI S, cugina della VW Polo R e, più alla lontana della Volkswagen up! GTI.
La domanda su quale si stata la più grande trova risposta anche in giudizi personali, ma la trova. Ma: serve ancora farle, queste vetture? Per i volumi assoluti del mercato auto anni Venti probabilmente non molto, salvo lo sfizio e il piacere di molti automobilisti appassionati, che apprezzano e magari sostengono in percentuale poco rilevante. Come anche per certi usi sportivi seri, in circuito o gara, con ritorno immagine, queste vetture hanno un senso.
Difficile dire se le nuove auto “piccole e cattive” lasceranno il medesimo segno delle vecchie, per certo sono infinitamente più dotate e sicure. Tra le più serie, per non dire fuori dall’ordinario uso stradale e dall’economia di acquisto di massa: Toyota GR Yaris Gazoo Racing, da oltre 250CV; Mini John Cooper Works GP,con oltre 300 CV. Tra quelle ibride invece Suzuki, con la Swift Sport.