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E’ argomento noto, ma non abbastanza chiaro nel dettaglio. Quello del lavoro “dietro all’auto” che cambia. Se i colossi dell’automotive sfornano sempre nuovi modelli con maggiori servizi e tecnologie, poi noi, noi italiani che un tempo eravamo il top, qualche problema a rincorrere lo abbiamo. Soprattutto nel post-vendita, visto che i dealer, decimati nella crisi di questi dieci anni, si sono raggruppati in società abbastanza forti e capaci di preparare i propri dipendenti.
La classica filiera del ricambio e della manutenzione invece, quella svincolata dai grandi nomi? Arranca non poco, vittima di complessità e costi poco facili da gestire bene, per svilupparsi e cogliere eventuali opportunità. Rischi e oneri che spesso hanno fatto andare in pensione grandi operai, artigiani, imprenditori o semplicemente uomini legati all’automotive, senza eredi. Non per questione demografica o di puro mercato auto, ma soprattutto per scelta dei giovani di fronte a difficoltà crescenti e futuro incerto nella professione.
Un primo esempio delle difficoltà nell’Aftermarket auto contemporaneo è nel rapporto tra l’officina nostrana media, il piccolo ricambista, ma anche il carrozziere e persino l’assistente tecnico, con le auto più connesse ed elettrificate: non è dei migliori purtroppo. Eppure ormai l’elettrificazione di gamma è un must per tutti i costruttori. Non è solo quanto si trovi sotto un cofano (motore ibrido o elettrico) ma anche in abitacolo e persino fuori dall’auto; gli ADAS sono tanto utili e dovuti quanto onerosi se oggetto di manutenzione.
Non è automatico, l’adattamento a valle dell’industria che sforna prodotti esponenzialmente più complessi. Un vortice di competenze e specializzazione che non sono dovute per fare maggiori guadagni, ma anche solo per “stare in piedi” su un mercato che da un lato si evolve e integra mondi esterni all'auto, ma dall’altro “tira la cinghia”. Il rovescio della medaglia è poi, anch’esso negativo, la perdita di valore aggiunto per la grande artigianalità tricolore. In crisi di fronte a un modello sempre più vicino ad “altro” che non a un’auto come la conoscevamo fino a metà anni Novanta.
Prossimamente su queste pagine affronteremo i singoli casi, le categorie e le figure. Una sorta di viaggio a puntate nelle professioni del passato e del futuro. Vedendo come erano un tempo e come sono invece oggi, un venditore o riparatore di auto, un ispettore o un ricambista e altre ancora. La sostanza generale è che a fronte di tante dichiarazioni propositive di politica o certi Enti, per la nuova mobilità da spingere, sono soprattutto i dealer a trovarsi pronti con tutto il proprio staff (per rapide vendite, online). Un merito di categoria ma anche di legame, stretto, con le Case e di unione intenti fra i maggiori attori del mercato (ve ne raccontiamo spesso da eventi come l'ADD).
Agli operatori di officina (meccanico, carrozziere, elettrauto) come ai ricambisti o alle stesse scuole professionali (importantissime) servono nuove competenze, crescenti, da trovare. Non solo teoria e “testa”, si deve poi abbinare nuova Diagnostica (attrezzature in costante aggiornamento, necessarie) approntare nuovi servizi (un tempo estranei a officine e ricambisti) e gestire tutto quanto riguardi quella elettrificazione data per certa ma con molto ancora da definire.
Sarà forse negli anni Trenta, la rivoluzione in massa degli EV, ma di certo se magari diminuiranno le attività per chi si occupa di carburante (non solo benzinai, ma anche la filiera del ricambio alimentazione) saliranno ancora gli interventi di calibrazione e sostituzione sensori evoluti, inclusi radar e telecamere; come quelli specializzati nei nuovi impianti clima (l’auto elettrica usa sistemi diversi dalle termiche) e batterie.
Si tratta di oggetti non facili da gestire, in quanto non economici per farne magazzino e nemmeno plug&play come i vecchi ricambi meccanici. Persino le plastiche si evolvono più che in passato, richiedendo cautele e conoscenze diverse ai carrozzieri. Un punto che molti scordano è poi quello che l’autoriparatore, quello vero, deve garantire la sicurezza funzionale del veicolo.
Insomma, se vi chiedete perché la manodopera di riparazione auto, seria e professionale, sia secondo voi troppo alta, i motivi ci sono tutti (e all'estero può anche essere più cara). Come ci sono sul perché molte volte i tempi di riparazione si allungano. Sul perché piccole officine un tempo comode e funzionali, abbiano chiuso i battenti, o ristretto il loro raggio di azione; in assenza di incentivi e tutele ma piuttosto sotto il carico di nuove formalità, onerose.
Non tutto è però grigio, sul fronte. Ci sono anche spazi per nuove attività, grazie all'elettronica e alla connettività (utile anche nelle riparazioni) come per chi organizzi servizi un tempo superflui ma ora necessari, sull'Aftermarket auto in Italia.