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Erfoud, 9 settembre - Tolte un paio di occasioni, Nasser Al Attiyah e Mathieu Baumel in Marocco hanno fatto il bello e il brutto tempo, e si sono aggiudicati la sesta gara consecutiva di Coppa del Mondo. Ovvero, quest’anno, il neo Equipaggio ufficiale di Toyota Overdrive ha vinto tutti i Rally e tutte le Baja a cui ha partecipato. Sei gare vinte, su sei disputate. Se non è il record a colpire, lo è comunque il volume del segnale, molto forte, che il Principe del Qatar lancia a meno di 100 giorni dalla Dakar 2017 Paraguay-Bolivia-Argentina.
In Marocco gli avversari non mancavano, e il Rally, che è l’ultima occasione per testare in gara il materiale in preparazione per la Dakar è, rispetto alla Dakar, molto ”nervoso”. I rilevamenti e le deduzioni, quindi, vanno soppesati attentamente, con una certa cautela, perché è facile essere tratti in inganno.
Il Rally in Marocco è troppo corto e imprevedibile per poter essere considerato un vero banco di prova. C’è chi ci arriva con i bulloni ancora da stringere, e quasi tutti con la carrozzeria da verniciare, chi arriva all’ultimo minuto con un pezzo nuovo e rivoluzionario da provare...
Comunque, iniziamo con i fatti. Nasser Al Attiyah e Mathieu Baumel hanno vinto il prologo e le prime due tappe, hanno “subìto” nella terza e quinta tappa ma hanno vinto ancora la quarta, e hanno concluso il Rally, condotto al comando dall’inizio alla fine, con un vantaggio di 12 minuti sulla debuttante Peugeot 3008 DKR di Carlos Sainz e di oltre mezz’ora sulla Mini All4 Racing di Vasilyev. I discorsi li porta via il vento (e le biciclette, dicono a Pisa, i livornesi), ma stanbndo così le cose il trinomio Al-Attiah-Baumel-Toyota ha surclassato la Coppa del Mondo e l’intera concorrenza.
Nasser a Mathieu non potevano fare di più e meglio, e si presenteranno alla Dakar, confermata la loro partecipazione con Toyota, nella fattispecie una delle Macchine del Team Gazoo, con una bella fetta di favori del pronostico.
Questo è il bicchiere pieno. Anzi, vista dalla parte dei bicchieri mezzi vuoti dei “perdenti”, mezzo pieno. A lato di un vincitore, infatti, c’è una discreta serie di “sconfitti”. Il Rally in Marocco è troppo corto e imprevedibile per poter essere considerato un vero banco di prova. C’è chi ci arriva con i bulloni ancora da stringere, e quasi tutti con la carrozzeria da verniciare. Chi arriva all’ultimo minuto con un pezzo nuovo e rivoluzionario da provare, e chi parte con la consapevolezza che è sì e no alla metà dell’opera. La strada per la Dakar è sempre questa, una tempesta di last minute e di dead line, cosicché non deve meravigliare se per qualcuno la tempesta diventa uragano proprio in Marocco.
Vediamo qualche esempio. Le Peugeot avevano appena ufficializzato le nuove 3008 DKR, prototipo evoluzione della 2008 DKR vincitrice alla Dakar 2016 e al Silk Way Rally di quest’anno. La nuova Macchina era portata in gara dal solo Sainz, segno evidente che toccava allo spagnolo provare gli ultimi dettagli dell’evoluzione prima che le macchine definitive per la Dakar andassero in cantiere. Despres, infatti, era in gara con una 2008 DKR, l’unica non passata al contratto di PH-Sport e che inevitabilmente aveva sotto i cofani almeno qualche particolare di mezzo tra la “vecchia” e la nuova Vettura. Entrambi gli Equipaggi hanno vinto una tappa, l’ultima addirittura in “doppietta”, ma Sainz ha mancato per ben due volte un Waypoint, il secondo “mascherato” che non saltava fuori nel GPS neanche a saltarci sopra, e Despres ha fatto almeno quattro giri su se stesso, tetto-ruote, all’inizio del Rally, obbligando i Meccanici a una notte di lavoro extra per togliere alla Macchina quell’aria da “Enfant Terrible” di buona memoria Peugeot modellata dalla macinatura del deserto marocchino. In casi del genere i quarti d’ora volano, solo che alla Dakar prima o poi capita l’occasione di recuperare almeno qualcosa che ti tenga in gara, in Marocco no, in neanche 2.000 chilometri non c’è spazio per una prova di appello. Sainz e Peugeot si devono accontentare della piazza d’onore.
La morale è che il rally-ultimo-test-pre-Dakar fornisce dei risultati piuttosto grezzi. Passati alla macina del deserto marocchino e senza alcuna chance di un appello o di una seconda possibilità per rifarsi, in pochi possono dire di essere veramente pronti per la Dakar, e in molti di aver accumulato altro lavoro da fare
Anche Mini va a Podio, ma con la Macchina del Russo Vasiliev, bravo ma trasparente per la maggior parte della corsa, e non con quella di Mikko Hirvonen, che era stato tra i protagonisti assoluti della prima parte del Rally. Un errore, una sospensione rotta e un mal di pancia “africano”, tuttavia, hanno tolto al finlandese anche la soddisfazione di portare a termine il Rally. Il ritiro di Hirvonen, di Al Rahji con un’altra Mini, e del debuttante Abuissa con il Buggy di X raid, hanno favorito l’ascesa, oltre che di Vasilyev, anche di Terranova e Przygonski. Tre Mini in sei posti, vero, ma a quale prezzo!
Poi ci sono le Toyota, che quest’anno hanno fatto il grande salto essendo state riconosciute, almeno parzialmente, dalla Casa Madre giapponese. Ha vinto e stravinto Al Attiyah, d’accordo, ma non sono tutte rose neanche nel Team Overdrive. Nani Roma, terzo fino alla penultima delle cinque tappe, ha rotto la trasmissione e, pare, anche un nuovo cambio che finisce così direttamente nella spazzatura, e Van Loon, al debutto con una Hilux ufficiale, è sparito a causa di un incidente, altro sacrificio, pare, ad un road book non perfettamente aggiornato ai cambiamenti del terreno delle ultime settimane. Alle Peugeot non ufficiali, le PH-Sport, è andata peggio, Hunt ritirato per incidente, e Al Qassimi finito in una trappola di sabbia già durante la tappa marathon. Molto meglio, per fare un esempio, la famiglia del Patriarca Traglio, che ha portato la sua Macchina e quella di Valentina Casella al traguardo per una semplice soddisfazione personale.
Non per soddisfazione o piacere, ma con soddisfazione, quindi, il fatto di aver portato le due Macchine ufficiali al traguardo del rally, senza problemi meccanici ma solo di rivedibili fattori “umani”, deve essere considerato per Peugeot un risultato eccellente, uno step di cui il Direttore Bruno… come si chiama? Ah, sì, Famin, può essere contento oppure no, dipende dai tabulati delle telemetrie che solo lui e pochi altri conoscono.
La morale è che il rally-ultimo-test-pre-Dakar fornisce dei risultati piuttosto grezzi. Passati alla macina del deserto marocchino e senza alcuna chance di un appello o di una seconda possibilità per rifarsi, in pochi possono dire di essere veramente pronti per la Dakar, e in molti di aver accumulato altro lavoro da fare. Forse il test migliore l’ha ideato, e messo in opera, Christian Lavieille, l’ex Campione Motociclista dell’Endurance convertito a Campione dei Rally-Raid che sarà alla Dakar con una Toyota T2, sì, di serie, e che ha partecipato al Rally in Marocco con quella Land Cruiser nella categoria Open. L’Equipaggio e il Team hanno vinto la categoria e la classe, sarebbero non lontani dalla top ten dell’assoluta, e hanno fatto chilometri utilissimi per ritrovare gli automatismi, le sintonie e la tonicità della gara. Tutto questo al prezzo, direi imbattibile, di una foratura nel corso della prima tappa!