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Nel 1927 nasceva il Pubblico Registro automobilistico per consentire di accendere un'ipoteca nella vendita a rate delle auto. La sua gestione venne affidato da Mussolini all'Automobile Club d'Italia.
Dopo la Seconda guerra mondiale si parlò della sua abolizione, sempre minacciata, mai attuata. Nel 1967 il ministro dei trasporti protempore, Scalfaro, disse "ed ora aboliremo il PRA”. Ma nel 1982 una chiacchierata legge stabilì che il bollo di circolazione si doveva pagare per tutta la vita in base alla semplice iscrizione al PRA. Così venne santificata, per le casse dello Stato, l'esistenza di questo ente, doppione della Motorizzazione. Nel 1995 ne venne proposta l'abolizione tramite un referendum popolare, che in meno di tre mesi raccolse oltre 660.000 firme, ma la Cassazione sentenziò che il quesito da porre ai citadini era di "difficile comprensione". E non se ne fece più nulla.
Oggi parleremo dei due “colossi”, l’ACI e il PRA, che da anni vanno a braccetto e guai a chi li tocca. Il PRA (Pubblico Registro Automobilistico), oltre a gestire le ipoteche che in realtà sono scomparse dal mondo delle auto (sostiuite dal leasing) è incaricato di incassare i soldi versati dagli automobilisti e motociclisti per i certificati di proprietà, trascrizioni, aggiornamenti carte di circolazione e bolli automoto. Potrebbe realmente essere cancellato il PRA, visto che comunque questo porterebbe al fondo inevitabilmente anche l’ACI, privata del suo “core businness”?
Da anni, in molti premono perché quello “strano” e costoso duplicato della Motorizzazione Civile (costo annuale circa 230 milioni di euro) venga abolito, ma nessuno ci è mai riuscito. Angelo Sticchi Damiani, che è a capo di ACI e PRA, sta facendo di tutto per tenerlo in vita. Qualche tempo fa però, sembrava giunta la fine grazie alla spending review di Carlo Cottarelli (consulente del Governo per indicare dove tagliare nella spesa pubblica).Poi però, con un puntuale aumento delle tariffe, tutto è rimasto come prima. Ora i renziani, a parole, sembrano mal tollerare questo ente, ma Sticchi Damiani, presidente dell'Automobile Club, non demorde. Nel caso il PRA venisse abolito e i certificati di proprietà e il pagamento dei bolli venissero attribuiti direttamente alla Motorizzazione Civile, anche l'ACI, perderebbe gran parte del suo significato e con essa i tremila dipendenti e le società collegate.
Ma anche le imposte provinciali di trascrizione (IPT), le imposte di bollo per la registrazione al PRA e il bollo auto e moto sarebbero da rivedere. Cosi come il fatto che le imposte provinciali cambino da regione a regione, o che l'importo dei bolli sia calcolato sulla base della potenza e non sul valore economico dei beni (nuovi o usati che siano).
Diamo un occhio ora alle voci che intervengono nel caso di un passaggio di proprietà per un veicolo che dispone di certificato di proprietà. Così, giusto per farci del male. Oggi compriamo un’auto usata? Il nostro vicino di casa ci regala l’auto del padre anziano? Bene, avremo l'imposta provinciale di trascrizione (varia a seconda dei kw per le autoveicoli e della portata per i veicoli per trasporto di cose, da 150 euro a oltre mille euro), gli emolumenti ACI (27 euro), l'imposta di bollo per la registrazione al PRA (da 32 a 48 euro), diritti DTT (10,20 euro) e infine l'imposta di bollo per l'aggiornamento della carta di circolazione (16 euro).
A questo vanno aggiunti i costi per i versamenti postali e, nel caso non ci si rivolga direttamente al Pra, ma a una delegazione dell'Automobile Club o a uno studio di consulenza automobilistica, la tariffa del servizio di intermediazione che cambia in un regime di libero mercato. Insomma un'imposta dietro l'altra che si ripresenta ogni volta che l'auto viene ceduta.Senza contare il tempo perso.
Insomma un sistema che paragonato con quanto viene fatto all’estero chiarisce come il mercato dell’usato potrebbe accelerare se tutto fosse semplificato.
Ad agosto dello scorso anno la Legge 124/2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 13 agosto2015, prevedeva un insieme di deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Tradotto: i ministri potranno emanare provvedimenti riguardanti le amministrazioni, immediatamente esecutivi, come abolire il PRA, sostituendolo con l'archivio dei beni mobili registrati (automobili, ciclomotori, ecc.) gestito dalla Motorizzazione attraverso un nuovo ente, l'Agenzia per il trasporto stradale. In un futuro, se così fosse, il CDP sarà abolito o meglio sostituito da un nuovo certificato allegato al libretto di circolazione.
Detta così, scomparirebbe il CDP ma solo per lasciare il posto a un altro certificato. In questo modo però, quanto meno, scomparirebbe la IPT (Imposta Provinciale di Trascrizione) visto anche che, come abbiamo ricordato, le province sono state abolite.
Ed ecco che se fosse cancellata l'IPT, potrebbe arrivare comunque l'IRI (Imposta Regionale di Immatricolazione). Ma sia ben chiaro, abolire il PRA sarebbe comunque di un bel risparmio per la spesa pubblica anche se la domanda sorge spontanea: come verrebbero reintegrati tutti i suoi dipendenti? Reindirizzati ad un altro ente? Probabilmente. Per fortuna che almeno una cosa sì è realizzata e ci permetterà di risparmiare: l’introduzione del CDP digitale (risparmio di 39 euro). Un bel passo avanti, verrebbe da dire. Un abile mossa, verrebbe da pensare, ma solo se fossimo dei cronici malpensanti. Perchè? Agli occhi dell'opinione pubblica questo scardinare un capitello granitico come il CDP non può che far guadagnare qualche punticino di “simpatia” al PRA, della serie “beh, alla fine il PRA serve, funziona...”.
Il tutto avvalorato anche dalle dichiarazioni del sottosegretario di stato alla giustizia (prima con il governo Letta e ora con quello di Matteo Renzi), Cosimo Ferri, che ha detto:«Il servizio svolto dal PRA è di fondamentale importanza per la magistratura e le forze dell'ordine. La digitalizzazione può anzi migliorare il loro lavoro ad aiutare i cittadini nell'avere la certezza della titolarità dei beni registrati». In ogni caso all'ACI e al PRA sembrano avvicinarsi minacciosi nuvoloni neri, tuoni e fulmini. Come si dice però, dopo la bufera torna sempre e comunque il sereno. E allora stiamo alla finestra ad aspettare un altro controsenso made in Italy.
Buona visura a tutti.