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La cosiddetta sfanalata che segnala un posto di blocco poco più avanti, un avvertimento in cui più o meno ongi automobilista si è imbattuto almeno una volta. Due lampeggi e colui che procede in senso contrario è avvisato della presenza delle forze dell'ordine, così magari cambia strada ed evita una multa.
Oggi però l'abitudine delle “soffiate” si fa più... tech e raggiunge una platea molto più grande grazie a social network o chat. Come in un caso recente accaduto nella cittadina siciliana di Canicattì, provincia di Agrigento, dove ben 62 persone sono state denunciate per interruzione di pubblico servizio, reato punito dall'articolo 340 del Codice penale con la reclusione fino a un anno, che possono salire a cinque se si è «capi, promotori od organizzatori».
Grazie al ritrovamento accidentale di un cellulare, infatti, la polizia ha scoperto un gruppo Whatsapp in cui gli utenti si scambiavano messaggi sulla presenza di posti di blocco e di autovelox posizionati dalle forze dell'ordine. «Un sistema efficace che finiva per vanificare il buon esito del controllo del territorio intrapreso. Da qui la contestazione dell'ipotesi di interruzione di pubblico servizio», affermano all'Ansa gli investigatori.
Gruppi simili sono presenti numerosi su Facebook (basta cercare “autovelox” e il nome di una città e limitare la ricerca ai gruppi o alle pagine) e non mancano profili Twitter, siti Internet e addirittura app per smartphone dedicate alla segnalazione di pattuglie e autovelox su scala locale. Non è però la prima volta che autori di condotte simili sono stati denunciati dalle autorità.