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Gli anni Ottanta sono stati un periodo d’oro per gli amanti dei motori: il Rally era sinonimo di Gruppo B, la Formula 1 era Prost contro Senna ed anche sul fronte prodotto, tra bare volanti e capolavori d’ingegneria, non c’era di che lamentarsi. A tal proposito, fra i grandi protagonisti dell’epoca spiccano di certo le produzioni della Casa del Cavallino, la quale presentò al Salone di Parigi del 1984 la Ferrari Testarossa, tutt’ora una delle vetture più iconiche del brand. La Testarossa poteva infatti vantare linee del tutto inedite per l’epoca: la matita di Pininfarina era riuscita a coniugare soluzioni futuristiche e sfrontate all’eleganza tipica Ferrari, a cominciare dai gruppi ottici a scomparsa e continuando con la celebre fiancata a griglie, per concludere con l’ampia coda posteriore.
L’anno successivo, nel 1985, l’atlelier svizzero Rinspeed decise di costruire un kit in fibra di vetro per rimodellare la Porsche 930 (la 911 turbo dell’epoca) ad immagine e somiglianza della Ferrari Testarossa. Il progetto, battezzato Porsche R69 Turbo Rinspeed, non ebbe un enorme successo commerciale - si parla di circa una dozzina di esemplari prodotti per i clienti Europei - ma divenne abbastanza noto da acquistare il nickname “Porsche Testarossa”, diventando in seguito merce rara per i collezionisti. L’auto sfruttava i fari a scomparsa della Porsche 944 e aveva fiancate e posteriore chiaramente ispirati alla celebre sportiva del Cavallino. Rinspeed, fondata nel 1977 da Frank M. Rinderknecht, è tutt’ora attiva nel mondo dell’automobile, dove ha disegnato e prodotto una lunga serie di vetture del tutto atipiche.