Ponte Morandi, i periti: «Difetti esecutivi e poca manutenzione»

Ponte Morandi, i periti: «Difetti esecutivi e poca manutenzione»
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Ecco il contenuto della relazione dei periti del gip di Genova, Angela Nutini, sul crollo del Ponte Morandi
2 agosto 2019

«Difetti esecutivi» rispetto al progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti dovuti alla «mancanza di interventi di manutenzione significativi». Così si legge nella risposta dei tre periti del gip Angela Nutini al secondo quesito del primo incidente probatorio per il crollo del Ponte Morandi, avvenuto a Genova il 14 agosto dello scorso anno. I periti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate, analizzato i reperti, ma hanno anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila 9) che quelle rimaste in piedi. 

Per quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura di Genova la prova "regina" perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli «uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri».

I trefoli di acciaio dentro i tiranti della pila 9 del ponte Morandi, quella crollata il 14 agosto 2018, avevano un grado elevato di corrosione. Il 68% dei trefoli del gruppo primario, situato all'interno del tirante, e l'85% dei trefoli situati più all'esterno, avevano una riduzione di sezione tra il 50% e il 100%. L'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso.  

«Per quanto riguarda la situazione dello strallo della pila 9 la relazione dei periti riporta soltanto la classificazione degli stati di corrosione dei fili di acciaio componenti i trefoli, classificazione determinata in modo sommario e quindi utilizzabile soltanto ai soli fini descrittivi. Tale classificazione consente comunque di escludere che sia stato lo strallo la causa primaria del cedimento». Lo afferma Autostrade per l'Italia in una nota.

«Le percentuali di corrosione riportate nella tabella della perizia depositata confermano in che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, come hanno dimostrato anche i risultati delle analisi compiute dal laboratorio Empa di Zurigo e dall'Università di Pisa. Quindi, l'eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del Ponte», aggiungono da Autostrade per l'Italia.

Intanto il Consiglio dei Ministri ha deliberato la proroga di un anno dello stato di emergenza per il crollo del Ponte Morandi e della nomina del Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, a commissario delegato. «Siamo soddisfatti per la rapidità con cui il Governo ha accolto le nostre richieste, come ci avevano garantito nell'incontro a Palazzo Chigi di due giorni fa», ha dichiarato Toti. «Questo passaggio era fondamentale per proseguire il grande lavoro fatto fino ad oggi e dare al territorio tutte le risposte di cui ha bisogno, fino alla ricostruzione del nuovo ponte». 

Nel frattempo, sono state tutte abbattute le palazzine intorno al ponte, fatta eccezione per il piano basso del civico 9. In attesa della decisione sui detriti prosegue inoltre l'attività dei demolitori che tra pochi giorni 'attaccheranno' l'ultima pila, la 2, quella più vicina alla collina di Coronata. A quel punto, la demolizione dell'ex viadotto Morandi potrà dirsi conclusa.

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