Pomigliano: Marchionne come Kennedy a Berlino

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Il Presidente di Fiat-Chrysler si ispira al Kennedy di Berlino '63. Nel discorso e nelle scelte
16 dicembre 2011

 

Chi non conosce la storia è destinato a ripetere gli errori del passato. L'hanno detto e scritto in tanti, con sfumature diverse: da Cicerone a Santayana, da George Burke a Primo Levi. Una lezione che sembrerebbe semplice da memorizzare, ma che molti invece non hanno ancora metabolizzato.
 
Non è il caso di Sergio Marchionne, che in diverse occasioni ha sostenuto pubblicamente come l'eclettismo culturale sia la base del successo in ogni genere di scelta, anche quelle più tecniche o manageriali, che sembrerebbero completamente avulse da contesti classici. Non è sicuramente un caso il fatto che alla laurea in Legge a New York il manager di origini abruzzesi abbia affiancato quella in Filosofia a Toronto.

Marchionne come Kennedy

Prima che vi chiediate dove vogliamo arrivare, se non l’avete già fatto, ascoltate il discorso pronunciato da Marchionne in occasione della presentazione della nuova Panda presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Siamo sicuri che a chi non è più giovanissimo il ripetuto invito, rivolto agli scettici e ai detrattori, a visitare lo stabilimento napoletano ricorderà qualcosa. In caso negativo, vi risparmiamo lo sforzo di memoria. Il riferimento, più o meno esplicito, è a quel “Let them come to Berlin”, (“Che vengano a Berlino”) pronunciato da John Fitzgerald Kennedy nel giugno 1963 a Berlino Ovest.

Venite a vedere

Fermi tutti: non stiamo accusando Marchionne di plagio, tutt’altro. E neanche di sfruttare la propria conoscenza della storia a scopo autopromozionale, perdonateci il gioco di parole: la conoscenza della storia, in questo caso, è servita a fare le scelte giuste al momento giusto. Per capire meglio cosa intendiamo dire, torniamo rapidamente a quel 1963.
 
Il mondo è spaccato in due, dilaniato dalla guerra fredda, il cui simbolo vivente era la città di Berlino. Il discorso pronunciato dal presidente Kennedy (un progressista, ricordiamolo: fu eletto per il partito Democratico, sospettato di filocomunismo, e ritenuto un gradino sotto al demonio dai poteri della destra forte, quella della CIA di Hoover e del partito Repubblicano di Nixon) in quell’occasione richiamò l’attenzione di tutto il mondo su cosa sapeva fare la città di Berlino Ovest lottando tutti i giorni contro quel maledetto muro, dimostrazione in sé stesso di quanto fosse miope la visione di chi si immaginava un futuro nel comunismo sovietico. A queste persone era rivolto l’invito di Kennedy: venite a vedere.

Vitalità, forza e determinazione

Quel discorso è un accorato elogio ai cittadini berlinesi, capaci di confrontarsi tutti i giorni con l’assedio di quel muro, e di esprimere vitalità, forza, speranza e determinazione. Senza aspettare che i poteri forti del mondo venissero a risolvere la situazione. Allo stesso modo, l’invito a venire a Pomigliano da parte di Marchionne è una sfida agli scettici. L’AD FIAT è stato più volte accusato di despotismo, criticato per il suo atteggiamento verso i sindacati e per le scelte compiute nella “localizzazione” del business. Il nuovo stabilimento di Pomigliano, e la nuova Panda, sono una risposta a chi, con una certa miopia, non è andato al di là delle apparenze. Quella di concentrare la produzione della Panda a Pomigliano è stata una scelta contraria a diverse logiche di business, ha detto Marchionne, che passa poi ad illustrare le motivazioni per cui invece si è trattato di scelta sensata.

Una scelta che valorizza l'Italia

La scelta di difendere la libertà dell’Europa occidentale da parte degli Stati Uniti è stata una strategia costosa nel breve termine, ma che ha portato forti benefici sul lungo nella mentalità profondamente liberale di stampo protestante che da sempre anima gli USA. Che si possono criticare quanto si vuole, ma il cui modello si è rivelato senza dubbio preferibile a quello applicato (con la forza e i muri) dai paesi del Patto di Varsavia. Allo stesso modo, la scelta della FIAT e di Marchionne è una strategia più costosa rispetto alla delocalizzazione produttiva, ma che – a patto di sacrifici, anche strutturali, che consentano di fare fronte alla crisi globale e del sistema Italia – valorizza il territorio, la qualità della manodopera, e getta le fondamenta per il lungo termine

Pomigliano come Berlino

Contendere il terreno alla camorra dando lavoro alle maestranze di Pomigliano, come a Berlino si trattava di dare appoggio a chi lottava contro il pericolo bolscevico, significa lavorare per il futuro, anche pagando di più oggi. E’ fin troppo facile, a questo punto, fare il parallelo fra i lavoratori di Pomigliano, che hanno dimostrato di saper lavorare avvicinando la qualità a quegli standard teutonici più volte presi a riferimento da Marchionne, senza aspettare che i poteri forti della politica venissero a risolvergli i problemi in casa, e il popolo berlinese elogiato dal discorso del presidente Kennedy
 
Sergio Marchionne conosce la storia, e ha preso ispirazione dal discorso di John Fitzgerald Kennedy per comunicare il suo messaggio. Alla luce dei risultati mostrati a Pomigliano, sarebbe forse però il caso di dire che Sergio Marchionne conosce la Storia, quella con la "S" maiuscola, e ha preso ispirazione dalle politiche dei grandi del passato per raggiungere i suoi obiettivi. Missione compiuta? Solo il tempo lo dirà.
 
JFK - "Ich bin ein Berliner" (1963)
 
Sergio Marchionne. Il suo intervento a Pomigliano d'Arco (2011)

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