Politecnico di Milano: non serve cambiare l'auto per ridurre le emissioni

Politecnico di Milano: non serve cambiare l'auto per ridurre le emissioni
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Gli algoritmi stimano le emissioni di una vettura, cercando così di ridurle nella "green speed"
6 dicembre 2024

Una recente pubblicazione a cura di Silvia Carla Strada, Antonio Pagliaroli e Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano propone un approccio diverso alla valutazione delle emissioni dei veicoli. Infatti, basandosi su dati telematici, il metodo permette di calcolare le emissioni individuali di un'auto non solo in base alla tecnologia e alla classe Euro, ma anche considerando lo stile di guida e il contesto d'uso.

Il sistema utilizza dispositivi telematici già diffusi in Italia, le cosiddette “scatole nere”, dotate di unità di misura inerziale (IMU) e ricevitori GNSS. Questi strumenti raccolgono dati come velocità, distanze percorse e accelerazioni, permettendo di creare tre indicatori principali:

  1. Pcons: misura del consumo di carburante, che considera la velocità media, i tipi di strada e lo stile di guida.

  2. PCO2: stima delle emissioni di CO2, basata su curve polinomiali standardizzate per motori diesel e benzina.

  3. PNOx: stima delle emissioni di ossidi di azoto, riferita alla classe Euro del veicolo.

Questi indicatori, normalizzati su una scala da 0 a 1, forniscono una rappresentazione chiara delle prestazioni ambientali di ogni veicolo.

L'analisi condotta su un dataset di oltre 11 milioni di viaggi e 8.457 veicoli in Italia ha evidenziato una correlazione significativa tra consumo di carburante e emissioni di CO2. La ricerca suggerisce che l'inclusione di parametri comportamentali e contestuali potrebbe migliorare le politiche di gestione del traffico e di rinnovo del parco veicolare.

Questi KPI (gli indicatori di performance), quindi, mostrano che le emissioni e il consumo non dipendono solo dalla tecnologia del veicolo, ma anche dal comportamento di guida, consentendo una stima personalizzata dell’impatto ambientale. Ad esempio esiste una green speed”, ossia una fascia ottimale di velocità tra 50-75 km/h, che risulta più efficiente sia per il consumo che per le emissioni.

 

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Cosa non torna

Nonostante l'innovazione del modello, ci sono alcune questioni importanti da evidenziare:

  1. Assenza di una valutazione del Ciclo di Vita (LCA): La metodologia proposta si concentra esclusivamente sulle emissioni durante l'uso del veicolo, ignorando gli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dallo smaltimento. Questo approccio potrebbe portare a conclusioni fuorvianti, come sostenere che mantenere un'auto più vecchia sia sempre la scelta più sostenibile.

  2. Focalizzazione limitata sul comportamento del conducente: Sebbene lo stile di guida sia un fattore determinante per il consumo e le emissioni, affidarsi troppo a questi parametri potrebbe trascurare altre variabili strutturali, come l'efficienza intrinseca del veicolo e il mix energetico utilizzato.

La ricerca del Politecnico di Milano rappresenta un passo avanti nella comprensione delle emissioni reali dei veicoli, proponendo un modello che unisce dati telematici e analisi avanzate. Tuttavia, l'assenza di una prospettiva olistica, come l'inclusione del ciclo di vita completo dei veicoli, limita l'applicabilità delle conclusioni.

Il documento della pubblicazione scientifica

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