Polestar arriva (finalmente) in Italia. “Saremo meglio di Tesla”. Parola del grande capo Alexander Lutz

Polestar arriva (finalmente) in Italia. “Saremo meglio di Tesla”. Parola del grande capo Alexander Lutz
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Il marchio di lusso svedese, dopo essere già sbarcato in 25 Paesi del mondo e aver venduto 60.000 auto, è pronto ad arrivare finalmente anche in Italia. Con un piano di sviluppo super ambizioso e una filosofia per niente scontata. La "2" si potrà avere dal prossimo autunno, ma pochi (pochissimi) fortunati potranno mettersi in garage anche la clamorosa "1"
12 luglio 2022

Polestar, finalmente anche da noi

Le automobili elettriche della Polestar ci hanno messo un po’ a sbarcare in Italia. Il marchio svedese, del resto, è già arrivato da tempo in 25 Paesi del mondo, tra cui Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Spagna, UK e Portogallo, oltre a tutti gli Stati scandinavi, ça va sans dire. I nostri “vicini” di casa europei sono quindi stati un po’ più fortunati visto che il lancio nel nostro Paese, invece, avverrà soltanto il prossimo autunno, indicativamente tra ottobre e novembre. In ogni caso il nostro turno è (finalmente) arrivato e molto presto anche noi italiani avremo modo di metterci in garage una “2”, l’unica vera Polestar attualmente in produzione. Un'auto elettrica che si è fatta attendere, anche lei, un bel po' visto che è stata presentata ufficialmente addirittura tre anni fa e non la potremo provare almeno fino alla fine dell'anno. In realtà quando si lancia un marchio nuovo di pacca le cose non sono mai così semplici e lineari come potrebbe apparire. Soprattutto se di mezzo ci mettete una pandemia e la più grande carenza di semiconduttori della storia, su cui si è innestata, giusto per non farsi mancare niente, una crisi energetica di proporzioni mondiali.

La Polestar 2
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Il grande capo è anche appassionato di auto. Strano...

Ce ne siamo accorti parlando con Alexander Lutz, fresco di nomina al vertice della divisione italiana della Polestar (è il nuovo Managing Director, giusto per essere precisi). Ci aspettavamo il “solito” manager, che fino al giorno prima si occupava di prodotti chimici o di telecomunicazioni in una multinazionale. E che parla di automobili applicando gli stessi schemi culturali e la stessa flemma di quando era costretto a piazzare sul mercato un detersivo un inedito piano telefonico. Invece ci siamo trovati davanti un car guy fatto e finito, con cui abbiamo parlato in libertà (un dettaglio non così scontato) di “macchine” e che non si è fatto troppi problemi a nominare concorrenti per nome e cognome, citando Telsa, Ferrari e Porsche (anche questo un fenomeno piuttosto raro in presenza manager in abito firmato e gemelli d’ordinanza).

Alexander Lutz, Managing Director Polestar Italia
Alexander Lutz, Managing Director Polestar Italia

Come Tesla. Anzi meglio

Ma partiamo dai fondamentali. Polestar non avrà delle concessionarie classiche. Ma solo degli show-room “pettinatissimi”, dove potremo scoprire le auto dal vivo toccandole, salendoci e facendo dei test drive. In Italia ce ne saranno due: uno a Roma, l’altro a Milano. “Come fa la Tesla” mi affretto a precisare con una punta di provocatoria saccenteria. Ma il mio interlocutore è abile a uscirne rapidamente, con una risposta che, lì per lì, mi fa alzare il sopracciglio. “Noi saremo meglio, di Tesla”. In effetti mi tocca ammettere che, oltre alla frase ad effetto, c’è anche della sostanza. Perché per comprare una Polestar basterà effettivamente avere una connessione Internet e uno smartphone (o un PC se siete un po’ più boomer). Ti colleghi al sito, configuri il tuo esemplare, scegli la formula di pagamento, un bel clic e l’ordine è confermato. Ma, a differenza del costruttore californiano, chi avrà una Polestar potrà appoggiarsi a tutta la rete Volvo già esistente per l’assistenza, la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma anche per piccoli dubbi o perplessità, insomma ci sarà un luogo fisico oltre a quello virtuale a cui appoggiarsi, una volta finalizzato l’acquisto. E, presumibilmente, non sarà troppo distante da casa considerata la capillarità e l’estensione della Rete Volvo. 

Gli interni di una Polestar 2
Gli interni di una Polestar 2

Qualità fin da subito, grazie a Volvo

Una differenza sostanziale rispetto a Tesla che, invece, si scontra con centri assistenza non sempre così a portata di mano, soprattutto in alcune aree del nostro Paese. Ma Lutz è già pronto a rincarare la dose: “Ogni nostra nuova auto avrà un livello di qualità eccezionale fin dal lancio. Il primo esemplare che abbiamo costruito di Polestar 2 era già perfetto”. Qui il grande capo di Polestar Italia non è così diretto ma non ci vuole molto a capire che il riferimento sia nuovamente a Tesla e ai noti problemi di qualità riscontrati soprattutto all’avvio della produzione del suo primo modello di massa, la Model 3. “Le Polestar vengono costruite nelle fabbriche della Volvo - al momento in Cina e negli Stati Uniti, ndr - e possiamo contare su tutto il loro know how, accumulato in anni e anni di produzione per garantire standard di qualità elevatissimi fin da subito.”

Polestar punta tantissimo sulla qualità
Polestar punta tantissimo sulla qualità

Record di vendita? No, grazie

Ma c’è un’altra differenza sostanziale tra le elettriche di Palo Alto e quelle pensate a Göteborg. “Non dobbiamo inseguire i numeri di vendita, forzare i mercati o stracciare record in termini di  consegne. Tesla vuole vendere sempre più auto, punta a produrne milioni. Noi no.” Qui Lutz si riferisce al fatto che Polestar non vuole diventare un costruttore di elettriche di massa, come Tesla. Ma punta a realizzare prodotti più esclusivi, destinati a un pubblico più selezionato e, per forza di cose, più ristretto. “Puntiamo a vendere 250.000 entro il 2025”. Un traguardo comunque ambizioso considerando che, oggi, le Polestar che circolano nel Pianeta sono 60.000. Ma comunque distante anni luce da Tesla che lo scorso anno ha costruito quasi 1 milione di elettriche (il doppio del Gruppo VW, ndr), facendo segnare il record assoluto anche nei confronti dei colossi cinesi.

La Polestar 2 arriverà in Italia il prossimo autunno
La Polestar 2 arriverà in Italia il prossimo autunno

Come si fa il pieno alla Polestar?

Se è vero che le Polestar vogliono essere prodotti ricercati, di nicchia, puntando tantissimo su design e qualità, è innegabile che le Tesla abbiano dalla loro parte una rete di ricarica di proprietà - quella dei Supercharger - ormai veramente estesa e capace di garantire a tutti i possessori di una creazione di Elon una eccezionale capacità di mobilità (almeno se si parla di elettrico), anche a lungo raggio. Gli svedesi, però, non sembrano preoccuparsene. “Il tempo di investire su una rete di ricarica di proprietà sono finiti” spiega Lutz. “Poteva andar bene dieci anni fa ma non oggi. Sarebbe un investimento colossale e poco giustificabile alla luce del fatto che ormai la rete di colonnine, anche ad alta potenza è molto più capillare rispetto a poco tempo fa e continua a crescere”. Come si ricaricheranno le Polestar quindi, soprattutto nei lunghi viaggi? “Seguiamo con attenzione lo sviluppo della rete Ionity, per esempio. E ci sono App fantastiche, come Plugsurfing, che permettono con un un unico abbonamento di accedere alla quasi totalità delle colonnine presenti in Italia e all’estero.” 

La gamma Polestar al completo
La gamma Polestar al completo

Tutti i modelli in arrivo

Concetti che si possono applicare, per il momento, solo alla Polestar 2, l’unico modello di serie attualmente in produzione. Niente paura in ogni caso: la Casa svedese ha già in programma un nutrito programma di lanci, particolarmente sfiziosi e già confermatissimi, che porteranno la gamma ad allargarsi nel giro di pochissimi anni. A ottobre sarà svelata al mondo la “3”, il primo Suv del marchio, nel 2023 arriverà la “4”, un SUV coupé e l’anno successivo sarà il momento della “5”, forse la più attesa di questo quartetto. Si tratta una granturismo a quattro porte ad altissime prestazioni - se la dovrà vedere con Audi e-tron GT e Porsche Taycan, per intenderci - che sfrutterà la prima piattaforma interamente sviluppata da Polestar e non un’architettura derivata da modelli (Volvo) esistenti. Lei, con i suoi 884 CV, si è fatta ammirare in un veloce shakedown, in veste di prototipo, al recentissimo Festival of Speed di Goodwood e punta in altissimo. “Il telaio, interamente sviluppato dal nostro centro ricerche e sviluppo in UK, è in grado di realizzare una rigidità torsionale pazzesca, con valori da vera supercar”.

La Polestar 5 a Goodwood
La Polestar 5 a Goodwood

Elettriche belle da guidare. Non come le altre

Giusto per rendersi conto dell’ambiziosità di questo progetto Lutz, off the records, si lascia scappare che il punto di riferimento, in termini di dinamica di guida, è la Porsche 911. Mi state dicendo che quindi farete elettriche belle da guidare, in un mondo in cui le auto a elettroni vengono spesso accusate - spesso a ragione - di essere un po’ tutte uguali in termini di dinamica?  “La Polestar era il marchio sportivo della Volvo. Poi è diventato un marchio indipendente ma le persone che ci lavorano sono le stesse di allora. E, ve lo assicuro, sono tutte super appassionate di automobili. E questo fa una differenza enorme sulle nostre elettriche. Che puntano a essere stratosferiche dal punto di vista della bella guida. E quindi diverse da tutte le altre in commercio”. In effetti la Polestar 1 negli Stati Uniti è stata accolta da recensioni a dir poco entusiastiche da parte della stampa locale (leggetevi quella di Jason Camisa perché merita, come sempre). È vero, in quel caso si trattava di una plug-in e non di una elettrica pura. Ma trattandosi del primo modello di un neonato marchio sportivo le premesse sembrano rimanere comunque di rilievo.

La Polestar 1
La Polestar 1

Polestar 1: in Italia ne arriveranno due

Mi sembra ancora più opportuno chiedere se qualcuno dei 1.500 esemplari previsti nel mondo sia destinato all’Italia, ora che Polestar diventerà una realtà anche alle nostre latitudini. E vengo accontentato: “Sì certamente. Ma se vi piace vi consiglio di affrettarvi. Per il mercato italiano ne avremo due. Massimo tre”. Che tradotto significa: è un modello eccezionale, chi avrà la fortuna di capirlo e valorizzarlo si mette in garage un oggetto che in futuro conserverà un grande valore. A patto di potersela permettere, visto che in America è stata proposta a circa 150.000 dollari. “La 1 rappresenta la nostra prima auto. È il manifesto con cui ci siamo presentati al mondo. E non faremo come altri costruttori che aumentano la produzione solo perché hanno una lista d’attesa lunghissima. Abbiamo detto che ne avremmo costruite 1.500. E così abbiamo fatto, non un esemplari di più”.

Un dettaglio della Polestar 1
Un dettaglio della Polestar 1

Si chiamano come gli iPhone. Ma c'è un motivo

Ne farete una nuova, un giorno, di “1”? Magari totalmente elettrica questa volta? “No, non ci sarà mai più una “1”. I nomi delle nostre auto saranno sempre e per sempre progressivi (1, 2, 3, 4, 5, 6, ecc., ndr)”. Come gli iPhone. “Sì esatto. Ma lo facciamo non solo per un mero motivo di marketing. C’è molto di più”. Lutz a questo punto scomoda sua maestà la Golf, la regina del mercato europeo, per spiegarmi il concetto. “Quando alla VW realizzano una nuova Golf sono necessariamente influenzati, in maniera più o meno consapevole, dalla generazione precedente. È inevitabile. Con una storia così importante alle spalle è impossibile non guardarsi indietro. Noi non vogliamo che questo accada mai con le nostre auto.” I modelli della Polestar dovranno essere dei prodotti sempre nuovi, sempre al passo con i tempi, ma soprattutto con i cambiamenti sociali e culturali. Quello che andava bene, in un particolare momento, per la “2”, non è detto che vada bene per la “8” o per la "6". Cambiare nome ci aiuta a rimetterci sempre in discussione. A rimanere attuali. A guardare al futuro e mai al passato.” 

La Polestar O2 concept
La Polestar O2 concept

La sfida è appena cominciata

E, a giudicare dai progetti futuri della casa scandinava, a partire dalla splendida O2 concept (in questo caso non ancora confermata al 100%), mi sembra che i ragazzi e le ragazze della Polestar ci riescano alla grande a non farsi condizionare dal passato. E a guardare al futuro con un taglio decisamente innovativo e fuori dal coro. Insomma le premesse per lasciare un segno diverso, personale e originale in un mercato delle elettriche che, a volte, tende ad appiattirsi sempre di più su se stesso, sembrano esserci tutte. Ora aspettiamo la sentenza del mercato, quella più severa perché incontrovertibile. Fatta di numeri e di clienti reali che hanno scelto l'elettrico e il lusso di Polestar, scartando Audi, Porsche o i costruttori coreani. Nel frattempo consiglio caldamente a tutti un giro allo showroom di Milano, non appena sarà inaugurato. Perché la sfida a Tesla, comincerà proprio da lì.

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