Pokémon Go: come evitare gli incidenti [Video]

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Se ne sente parlare davvero tanto, ma Pokemon Go è davvero un'app pericolosa? Scopriamolo in questo video con i nostri GaleBordons
22 luglio 2016

Perché vi sorprendete? Da che mondo è mondo, ogni novità di portata mondiale viene salutata con lo stesso atteggiamento, quello di una massa che si muove bulimica verso il mai visto, verso il nuovo, verso quello che prima non c’era e accidenti, come abbiamo fatto a vivere senza. Prima dell’avvento di Internet il mondo era più grande. Vi garantisco che succedeva lo stesso, ma eravamo gli uni più distanti dagli altri, e quindi non lo venivamo a sapere. Poi c’è stato l’avvento di Internet, e quindi il mondo si è via via rimpicciolito, fino a ridursi a una città, poi a un quartiere, quindi a una via, un palazzo, un piano, una casa, e una stanza. Il mondo oggi è più piccolo, noi siamo più connessi, noi viviamo in una sorta di realtà aumentata. Lo smartphone a tavola? Non credo sia solo maleducazione, ma anche il modo di riempire quei silenzi imbarazzanti che una volta erano contorno di un incontro. Ricordo un articolo pubblicato tempo fa da un magazine statunitense. Conteneva la risposta di un ristorante a chi accusava, su Tripadvisor, del servizio lento. Fatte installare le telecamere, dopo sei mesi di controlli i ristoratori si erano resi conto che il tempo medio per l’ordinazione era cresciuto di una percentuale a tre cifre perché i commensali, specie nelle tavolate ampie, si mettevano a guardare le notifiche dei social network o si scattavano fotografie dilungandosi nella scelta. Siamo cambiati noi, questa è la verità.

Prima ci girava l’anima quando trovavamo tre rossi al semaforo. Oggi a me continua a girare, ma con tre rossi qualcuno controlla venti e-mail, ne manda cinque, e calcola inconsciamente anche la durata del giallo dall’altra parte per capire quanto tempo si ha ancora a disposizione (atteggiamento da condannare). PokemonGo diventa allora non solo l’ennesima novità, ma l’esperimento principe di come si possano mettere insieme milioni di persone senza che vi sia tra loro necessaria interazione. E’ un acceleratore, qualcosa da fare mentre si fa qualcos’altro.

Personamente quando guido preferisco ancora ascoltare una bella canzone, ma non si può evitare il discorso PokemonGo liquidandolo come si liquidava con distacco la prima edizione de Il Grande Fratello (che poi l’abbiamo vista più o meno tutti). A me PokemonGo non piace, perché - gioco a parte - è l’ultimo esempio di come una novità sia sfuggita di mano. Non basta il disclaimer al quale bisogna dare l’OK prima di cominciare a capirci qualcosa, quello che contiene il consiglio ipocrita di uso responsabile. Bisognerebbe costruire intorno al fenomeno una serie di regole precise. Notizie di tamponamenti e persone investite stanno affollando in misura sempre maggiore giorno dopo giorno le sezioni della cronaca, segno che la velocità di diffusione è maggiore della nostra capacità di legiferare o ordinare per limitare i danni.

Si potrebbe dire, a discolpa del legislatore, che potrebbe essere una moda ad alta deperibilità, e che dopo la prima ondata il tutto potrebbe esaurirsi senza richiedere ulteriori strette su quanto già esiste in materia. In effetti è vero, e allora perché non porre un blocco per utilizzare il gioco in auto da parte del distributore? Sopra i 10 chilometri orari, anzi facciamo 15, così i maratoneti potranno continuare a correre e giocare, il gioco cessa di funzionare, un po’ come le telecamere delle nostre amate auto. Basta poco, dopotutto, per dirigere grandi gruppi: con un gregge è sufficiente un cane, con una applicazione basta una nuova release. Domani è già oggi, e oggi è già tardi.

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