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Per governare la montagna di denaro che nei prossimi anni arriverà nel nostro Paese, lo strumento destinato alla sua gestione, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sembra essersi dimenticato del comparto dell’automobile.
Un’assenza i cui motivi sfuggono, soprattutto considerato il valore in termini di occupazione, PIL generato ed anche entrate fiscali garantite alle casse statali dal nostro settore.
Un’amnesia certo grave, contro la quale l’Unrae, associazione che rappresenta i marchi esteri, chiede al Governo di porre immediato rimedio, convocando subito un Tavolo Automotive per discutere della situazione con tutti i protagonisti del comparto.
«L’impianto generale del PNRR - ha dichiarato Michele Crisci, Presidente dell’Unrae- offre un’occasione unica per recuperare i ritardi del Paese in termini di riforme e rilancio dell’economia e dell’occupazione. Per questo ci siamo stupiti di non trovare adeguata attenzione nei confronti del comparto automotive, che ha un peso preponderante nella mobilità di persone e merci e che rappresenta il settore produttivo più impegnato nella ricerca e negli investimenti per la transizione ecologica.
«Le misure indicate dal piano - continua Crisci - sono condivisibili, ancorché migliorabili: il potenziamento della rete ferroviaria e dell’alta velocità, la realizzazione di piste ciclabili, le infrastrutture di ricarica elettriche e a idrogeno, sono interventi che vanno nella direzione di decongestionare il traffico stradale e favorire l’abbattimento delle emissioni nocive. Riteniamo però che un piano strategico per la transizione ecologica rischi di ottenere risultati dimezzati se restano fuori, come avvenuto, misure ad hoc per la filiera automotive».
Grande assente nel PNRR è, per esempio, il parco circolante: «Un malato cronico e grave, tra i più vetusti d’Europa in tutti i suoi comparti, dalle vetture ai veicoli industriali, che è difficile sostituire in tempi brevi con la “cura del ferro”, mentre è necessario e urgente incentivarne la sostituzione con nuovi veicoli più ecologici, visto che su gomma viaggia attualmente il 90% delle merci e delle persone. Inoltre, nel capitolo delle riforme, pure ricco di propositi per rimuovere oneri burocratici e ostacoli agli investimenti, sono assenti sia la riforma del Codice della Strada, intervento necessario per adeguare norme ormai obsolete alle nuove forme di mobilità e alle normative internazionali, sia ogni riferimento per modificare il quadro fiscale del settore, che ci penalizza in confronto ai principali Paesi UE, ad esempio nell’imposizione eccessiva sulle auto aziendali, nella ridotta detrazione d’imposta per i privati e nella mancanza di sgravi fiscali per le imprese di autotrasporto che investono in veicoli di ultima generazione.
«Il Governo - conclude Crisci - dovrà a questo punto trovare gli strumenti normativi adatti per le misure sull’automotive che non hanno trovato spazio nel PNRR. Per questo auspichiamo anche l’istituzione di un Tavolo Automotive per individuare le migliori soluzioni per includere in modo strategico il settore nei programmi di modernizzazione del Paese, a favore delle generazioni future, senza dover continuamente ricorrere a provvedimenti di urgenza e di breve respiro».