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A partire dalla seconda metà di aprile terminerà in tutta Italia la vigenza delle ordinanze di obbligo di circolazione con pneumatici invernali o catene a bordo. E’ il momento per commentare una stagione anomala.
Innanzitutto le condizioni meteorologiche dell’inverno appena trascorso sono state diverse rispetto alle attese. In generale si sono registrate temperature più elevate rispetto alla norma, scarso innevamento in quasi tutto il Nord ed in particolare nelle località sciistiche, freddo intenso nella sola seconda parte di gennaio e nevicate abbondanti al Centro-Sud, concentrate in una decina di giorni a cavallo tra gennaio e febbraio.
Queste condizioni climatiche sono state accompagnate da un aumento esponenziale del numero di ordinanze riguardanti l’obbligo di utilizzo di pneumatici invernali o catene a bordo. Infatti, a fronte di circa 80 ordinanze della passata stagione fredda, quest’anno se ne sono contate quasi 250 che hanno interessato tutta la Penisola, nessuna regione esclusa, con circa metà delle province italiane coinvolte e la maggior parte delle arterie ad alta velocità della rete nazionale.
Vale la pena ricordare che, come previsto dal Codice della Strada, è l’ente proprietario o gestore della strada che può emanare un'ordinanza di obbligo di circolazione con pneumatici invernali o catene a bordo, ovviamente non in presenza di neve, visto che la restrizione è accompagnata da un periodo di mesi di vigenza.
Si tratta, infatti, di una norma con finalità preventive che può essere attivata da enti/istituzioni quali Autostrade, Anas, Regioni, Province, Comuni, ecc. Questa norma però non è accompagnata da criteri applicativi definiti su scala nazionale e ciò, di fatto, ha creato un disorientamento tra gli automobilisti, ma anche tra gli addetti ai lavori che, in molti casi, si sono trovati in difficoltà o addirittura nell’impossibilità di far applicare provvedimenti non conformi alla norma di legge.
Sono infatti numerose le ordinanze che hanno introdotto l’obbligo di pneumatici invernali o catene “a bordo”, ma in caso di neve: come se fosse sufficiente avere delle catene nel bagagliaio per migliorare la sicurezza stradale e la mobilità, senza montarle in caso di suolo innevato, sempre che si sia in grado o si voglia effettuare questa operazione. Le televisioni ci hanno regalato immagini di agenti costretti ad aiutare automobilisti non in grado di montare le catene (questo non è un compito delle Forze dell’Ordine), o addirittura scene esilaranti, come autoveicoli con catene montate incrociate una sull’asse trainante e l’altra su quello non trainante.
Questo “curioso” modo di interpretare la norma ha fatto pensare alla gente comune che il rispetto della normativa non fosse finalizzato alla sicurezza stradale ed al miglioramento della mobilità, ma uno dei tanti aggravi di spesa a cui assoggettare gli italiani. L’automobilista ha quindi reagito pensando ad evitare la sanzione e non a salvaguardare la propria sicurezza. Questo comportamento, per certi versi comprensibile, ma in contrasto con lo spirito della norma, ha generato un volano favorevole alle catene (addirittura anche non omologate) che apparentemente presentano vantaggi economici.
Non si può inoltre non rilevare lo stato di crisi in cui versa il nostro Paese, che sta influenzando i comportamenti di ogni categoria, a maggior ragione le classi meno abbienti.
Questo scenario ha avuto un diretto effetto sull’andamento del mercato degli pneumatici invernali. Dopo una partenza sostenuta da fine ottobre e per tutto il mese di novembre, questo mercato ha subito un arresto nel mese di dicembre a cui è seguita una lieve accelerazione nel mese di gennaio ed in particolar modo nei primi giorni di febbraio, in corrispondenza delle copiose nevicate.
Un andamento altalenante che ha portato ad una chiusura in termini di sell-out vettura di circa 8 milioni di pezzi contro i 6,5/7 milioni venduti nell’inverno precedente (erano stati 4,5 mil. nel 2009/2010 e 2,5-3 mil. nel 2008/2009). Si valuta che il mercato degli invernali abbia raggiunto circa il 25% del mercato complessivo di pneumatici vettura al ricambio, quantificabile in circa 30 milioni di unità. Un risultato complessivamente positivo, tuttavia al di sotto delle attese perché condizionato da effetti climatici, crisi economica e confusione normativa.
Assogomma stima che, «a fronte di un parco circolante di 36 milioni di autovetture, circa il 20% disponga ormai di un doppio treno di pneumatici. Gli italiani si stanno orientando sempre più verso l’utilizzo di pneumatici invernali, a prescindere dalle imposizioni legislative, perché sono indiscutibilmente ritenuti l’unica soluzione per tutta la stagione fredda: capaci di assicurare reali vantaggi in termini di sicurezza stradale, contribuendo a migliorare la circolazione e la mobilità durante il periodo più critico dell’anno.»
«Ora - prosegue Fabio Bertolotti Direttore di Assogomma - è tempo di sostituire gli pneumatici invernali con quelli estivi. Sarà l’occasione per effettuare un attento controllo degli pneumatici invernali e, nel caso in cui fossero montati dei pneumatici estivi, sarà bene fare effettuare un check-up completo da rivenditori specialisti, ovverosia i gommisti, soprattutto assicurandosi che le pressioni di gonfiaggio siano quelle riportate sul libretto di uso e manutenzione del veicolo.»
«Ciò consentirà – prosegue - in vista dei prossimi esodi, di ottimizzare i consumi sia degli pneumatici che dei carburanti, contribuendo così a contenere spese che negli ultimi tempi costituiscono sempre di più un elemento di preoccupazione per gli automobilisti. Per quanto riguarda la prossima stagione fredda, Assogomma si ripromette di intervenire presso le istituzioni competenti, affinché si giunga ad una semplificazione della normazione e ad un’applicazione della stessa armonizzata, senza introdurre obblighi indiscriminati su scala nazionale.»
«Occorrerà infatti prevedere - conclude Bertolotti - periodi di vigenza che siano quanto più possibile omogenei, evitando che una discutibile equivalenza giuridica tra due prodotti diversissimi, come gli pneumatici invernali e le catene “a bordo”, che trovano ambiti temporali di applicazione ancor più differenti, siano anche considerati equivalenti sotto il profilo tecnico-prestazionale: una convinzione che, come è stato più volte dimostrato, è priva di ogni fondamento tecnico e pratico.»