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“Pfu”, ovvero “pneumatici fuori uso”. Una sigla che racchiude in sé un sottoprodotto tanto inquinante quanto prezioso se solo tutte le gomme a fine carriera fossero stoccate e avviate al riciclo nella maniera più corretta. Come ha fatto negli ultimi due anni il progetto “Pfu Zero” patrocinato dal ministero dell'Ambiente del Consorzio EcoTyre, in consorzio che raggruppa produttori e importatori di pneumatici con l'obiettivo di trasformare i Pfu da rifiuti in risorsa.
Sono stati 60 gli interventi effettuati, per un totale di 8.000 tonnellate di gomme esauste raccolte soprattutto in Piemonte con circa 30 interventi, in Sicilia in 7 interventi e in Campania con 4 interventi. In altre 8 regioni sono state organizzate in totale 18 iniziative. «Dal 2011 – spiega Enrico Ambrogio, presidente di EcoTyre – il nostro consorzio ritira gratuitamente gli Pfu, per conto dei soci, presso oltre 8.000 gommisti e officine meccaniche garantendo che per ogni pneumatico nuovo immesso sul mercato ne sia avviato uno a recupero».
Per questa ragione il Consorzio Ecotyre ha creato il sito web www.pfuzero.ecotyre.it in cui tutti possono segnalare i depositi di pneumatici abbandonati, i cosiddetti “stock storici”. Con il decreto 82 del 2011 che da quell’anno ha attribuito la responsabilità del fine vita degli pneumatici ai produttori e importatori di questi prodotti, in Italia il 100% dei pneumatici fuori uso è riciclato. Sono rimasti però abbandonati molti depositi di gomme, spesso molto grandi, ai quali la legge destina solo una piccola percentuale delle risorse.
Smaltire gli stock storici è un problema: spesso le aziende che li gestivano sono andate fallite e, a causa delle dimensioni talvolta enormi, il costo sugli enti locali rende l'operazione impraticabile. Il Progetto PFU Zero si rivolge principalmente proprio agli enti locali che hanno un problema con stock storici ed hanno l’esigenza di bonificare il proprio territorio.