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Nel corso della sua lunga storia, la Formula 1 ha visto avvicendarsi appena 10 fornitori di pneumatici in 66 anni. Ciò che è stato appreso nel passato – tra il ’50 ed il ’58 e parte della decade degli anni ’80 – è comunque poco rispetto ai livelli di conoscenza che sta raggiungendo Pirelli da quando è tornato ad essere unico “gommista” della massima categoria nel 2011.
Per ottemperare alle richieste di Bernie Ecclestone e della FIA, l’azienda milanese – divenuta nel tempo fornitrice anche di GP2 e GP3 – impiega quattro giorni di lavorazione nel proprio stabilimento in Turchia per raggiungere la cifra di 1.700 gomme da spedire nelle destinazioni del Circus in giro per il mondo.
Una volta giunti nel paddock di gara, il team guidato da Paul Hembery si occupa di gonfiare gli pneumatici a 60 psi con ossigeno puro, prima di riportare la pressione a 30 psi. Ciascun team ha a disposizione 13 set di gomme a week-end, due delle quali scelte direttamente dal fornitore da utilizzare in gara e uno nella terza manche di qualifica.
La domenica sera, ogni pneumatico – utilizzato o meno – torna in Inghilterra, dove viene riciclato. Al termine della stagione 2015, Pirelli ha dichiarato di aver utilizzato per la sola Formula 1 73.320 unità.
Se da un lato la F1 rappresenta una vetrina di assoluto rilievo, dall’altro ogni minimo problema può rivelarsi un’arma a doppio taglio, come avvenuto nel corso del GP di Silverstone del 2013, con le celeberrime “esplosioni” degli pneumatici.
La domenica sera, ogni pneumatico – utilizzato o meno – torna in Inghilterra, dove viene riciclato. Al termine della stagione 2015, Pirelli ha dichiarato di aver utilizzato per la sola Formula 1 73.320 unità
Come se ciò non bastasse, l’azienda milanese deve far fronte alle richieste – per non dire alle pressioni – esercitate dagli organi di governo della F1, i quali impongono ferree regole circa la “durata” delle mescole, anteponendo la prestazione pura allo spettacolo, che in certe situazioni è parso fin troppo artefatto, con piloti che si lamentavano di disputare “economy run” anziché gare di Formula 1.
La situazione dovrebbe cambiare drasticamente dalla prossima stagione, con l’utilizzo di pneumatici più grandi e larghi, i quali – garantendo una migliore impronta a terra ed un maggior grip – contribuiranno sensibilmente ad aumentare le velocità di percorrenza delle curve.
Ad un profano verrebbe quasi da chiedersi come mai un brand noto come Pirelli sia spinto ad investire così tante risorse e capitale umano praticamente in ogni branca del motorsport. La risposta è altrettanto semplice: per vendere più P Zero possibile. Gli pneumatici da strada sono una stretta derivazione di quelli utilizzati per le GT3, ed anche le ricerche ed i soldi spesi per essere fornitore unico in Formula 1 – con il contratto siglato sino al 2019 – sono da leggersi, oltre che come un investimento di marketing, come un vero e proprio investimento di ricerca e sviluppo.