Pierluigi Bonora: «Missione Auto ridarà voce al settore e agli automobilisti»

Pierluigi Bonora: «Missione Auto ridarà voce al settore e agli automobilisti»
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Giornalista, caporedattore e responsabile motori de Il Giornale, Bonora è Presidente fondatore di Missione Auto, movimento nato per evidenziare e reagire contro le vessazioni che subiscono quotidianamente l’auto e gli automobilisti
26 novembre 2012

Incontriamo Pierluigi Bonora nella nostra redazione. Pavese, 55 anni, il responsabile motori, vice capo dell'economia e caporedattore de Il Giornale non è il giornalista che si tira indietro quando “il gioco si fa duro”, anzi.

 

Lo dimostra il fatto che quest'anno ha preferito lasciare la Presidenza dell'Uiga (l'Unione dei Giornalisti dell'Auto) per dedicarsi a una nuova iniziativa «che rappresentasse di più le necessità dei cittadini e meno i giornalisti Uiga, che solo in minima parte, con mia grande delusione e disappunto, hanno capito l'importanza e le prospettive a beneficio dell'associazione di quel progetto.»

2011: nasce Missione Auto

«Per la maggior parte di essi c'erano altre priorità che non ho mai condiviso. Ho cercato in tutti i modi, con l'ausilio di pochi colleghi che mi hanno supportato, di dare un nuovo concreto e determinante impulso. Poi ho dovuto arrendermi all'evidenza.» ci spiega Bonora, «Lasciata l’Uiga, dove avevo creato Viva l’Auto, un evento che nelle sue tre edizioni ha celebrato i valori dell’auto, la sua importanza nell’economia del Paese, gli aspetti ambientali e di occupazione, ho voluto fare un passo avanti e ho fondato alla fine del 2011 Missione Auto, per promuovere una mobilità equa e sostenibile» continua Bonora «un movimento d’opinione “2.0”, un’Associazione che vuole portare in piazza il malcontento pubblico».

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Missione Auto nasce nel 2011 per promuovere una mobilità equa e sostenibile e per portare in pizza il malcontento pubblico


Bene. Questa la spiegazione istituzionale, ma conoscendo lo spirito del giornalista pavese, ci vuol poco per farci raccontare meglio la vera sostanza dell’iniziativa «Missione Auto dev’essere un evento di provocazione. L’auto non è rappresentata nei luoghi in cui si decidono le regole. Diventa il capro espiatorio del Paese. Ora però la gente è esasperata per le vessazioni alle quali è continuamente sottoposta: superbollo, supertasse, proprietari di auto di lusso additati come criminali, caro benzina, caro assicurazioni, accise.»

 

«Oggi il coperchio non si chiude più. Stiamo pagando gli errori della scarsa lungimiranza delle amministrazioni passate. Nessuno ha pensato all’urbanistica dei centri urbani, alla viabilità, a uno sviluppo virtuoso della mobilità. Troppi interessi politici e di bottega».

L'auto è fondamentale

Vi siete già mossi? «Abbiamo portato tutte queste problematiche in piazza a Torino il 5 e 6 ottobre scorsi. Ci sono stati molti interventi, tra i quali quello del sociologo Francesco Alberoni, che ha spiegato quanto i giovani si stiano disamorando dell’auto perché troppo cara da acquistare e mantenere, sostituita da altre priorità. Abbiamo avuto il Ministro Clini in conferenza. Abbiamo poi partecipato a trasmissioni radio e Tv per sostenere quanto ancora l’auto sia fondamentale».

L’idea è quella di svegliare il settore, di evitare di disperdersi con singole iniziative poco efficaci ma di fare invece fronte comune. Vogliamo ristabilire la verità senza darla vinta a chi vuole annientare l’auto facendola diventare la causa di ogni male


In che rapporti è Missione Auto con le case costruttrici e con le altre organizzazioni di settore? «Parliamo e abbiamo buoni rapporti con tutti. Quello che però critichiamo è la scarsa forza con la quale stanno reagendo gli addetti al settore a questa situazione, soprattutto le Case automobilistiche.»

 

«Subiscono, si adattano. Si muovono singolarmente su iniziative legate all’elettrico o all’ibrido. Non si mettono d’accordo. Qualcosa fa l’Unrae (l’associazione che riunisce i costruttori esteri). Chi reagisce oggi con maggior forza è Federauto (l’associazione dei concessionari) che in Pavan Bernacchi ha trovato un Presidente capace di far sentire la voce dei concessionari, una categoria oggi in grande sofferenza. Ma da solo non basta».

Fare fronte comune

Dunque le premesse di dare una scossa all’ambiente ci sono tutte, ma mossi i primi passi vogliamo capire quali saranno i prossimi «L’idea è proprio quella di svegliare il settore, di evitare di disperdersi con singole iniziative poco efficaci ma di fare invece fronte comune. Vogliamo ristabilire la verità senza darla vinta a chi vuole annientare l’auto facendola diventare la causa di ogni male.»

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Lo scopo dell'associazione è far capire a chi governa l'importanza dell'auto per il nostro Paese

 

«Non è un’operazione semplice. Abbiamo già subito diversi attacchi, ci hanno accusato di tutto; ma non siamo pecoroni, non sfuggiamo alle critiche, vogliamo far risuonare la voce degli automobilisti. Per farlo con maggiore forza, dobbiamo cominciare a mettere in piazza questi argomenti a Milano e a Roma, i due centri che più di tutti vogliono far sparire le automobili dalla circolazione.»

 

«E’ necessario far capire a chi ci governa che l’auto è Pil, gettito fiscale, lavoro, occupazione e che l’automobilista non è per definizione il colpevole di tutto. Ci vogliono piani strutturali, non decisioni improvvisate. E’ fondamentale sollevare i problemi, fare fronte comune e portare nei centri del potere l’auto e il diritto che hanno gli automobilisti di poterla utilizzare. Prima che sia troppo tardi».

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