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La Topolino, la 500, la 600, la 1100, e poi via via 126, 127, Panda, Uno, Punto. Fino a poco tempo fa dicevi Fiat e pensavi subito all'auto di massa, all'utilitaria che il 99% degli italiani almeno una volta nella vita ha guidato.
Da qui ai prossimi quattro anni, però, le vedremo sparire dal portfolio del Lingotto: il perché è stato spiegato da Sergio Marchionne durante la presentazione del piano industriale 2018-2022: «I modelli di massa non riescono a coprire i costi di adeguamento alle nuove normative con il prezzo di listino».
Tradotto in soldoni: negli anni scorsi abbiamo ovviato a mantenere accettabili i margini con le fabbriche polacche e serbe, dove produrre costa meno, ma adesso che l'Europa chiede di adeguare i motori alle normative Euro 6 sempre più stringenti, che i centri città si chiudono alle auto dunque possedere una “city car” diventa sempre meno conveniente, che sono previste delle sanzioni per ogni vettura venduta che non risponde alle norme antinquinamento, che il mercato si sposta sempre più verso SUV e premium, chi ce lo fa fare di continuare a investire sulle compatte?
La scaletta della giornata dedicata all'illustrazione del piano 2018-2022 ha dato la misura dell'importanza che oggi FCA attribuisce ai suoi brand. Presentazioni e previsioni molto dettagliate per Jeep, Alfa Romeo e Maserati, annunci “en passant” per Fiat, nessuna menzione per Lancia, che continua ad essere considerata come la Cenerentola di casa. Questa però non è una novità, perché lo era anche nel precedente piano 2014-2018. All'epoca Marchionne disse: «C’è una realtà commerciale che dice che il marchio Lancia al di fuori della rete italiana ha pochissimo valore. Abbiamo provato per dieci anni a cercare di piazzare la Lancia specialmente nei mercati mediterranei. Ma la Lancia è stata per dieci anni in perdita come è stata in perdita l’Alfa Romeo. Così abbiamo dovuto fare una dura scelta. Come nel film ‘La scelta di Sophie’ in cui solo una delle due bambine sopravvive. La Lancia non ha storia in America, non ha storia internazionale e sfortunatamente verrà ridotta a distribuzione solamente italiana».
Adesso, con la Ypsilon svenduta a poche migliaia di euro e sempre più prossima alla fine della carriera dopo sette anni, della Casa che fino agli anni '90 spopolava nei rally mondiali e sulle strade di casa nostra, non se ne parla neanche più.
Ecco dunque che appare logica nella visione di Marchionne la scomparsa della Alfa MiTo, con la Casa del Biscione sempre più “SUV-centrica” con i previsti sport utility di segmento C ed E a cui si aggiungeranno modelli di nicchia come nuova 8C e GTV. Rientra in questo scenario anche il pensionamento della Fiat Punto dopo 25 anni di onoratissima carriera, la scelta di non dare seguito alla Tipo, e l'affidamento alla Fiat Panda (ma senza Diesel, motori che spariranno dal 2021) del ruolo di unica portabandiera nel segmento A/B, quello in cui il marchio torinese andava fortissimo, insieme ad una versione a marchio Jeep derivata dalla medesima piattaforma di cui però ancora si sa pochissimo.
La produzione dell'utilitaria, però, dovrebbe spostarsi da Pomigliano d'Arco ad uno degli stabilimenti dell'Est. A Tychy, in Polonia, attualmente viene prodotta la 500 che proprio in questi giorni ha festeggiato i 2 milioni di esemplari, mentre a Kragujevac, in Serbia, si fa la 500L.
In Italia, dovrebbe rimanere a Melfi la produzione delle 500X e a Pomigliano sembra destinato il C-SUV Alfa, mentre è ancora da decidere dove saranno realizzate le due novità più importanti promesse dall'ad per Fiat: la nuova Fiat 500 elettrica e la variante familiare 500 Giardiniera sempre a motore elettrico, che però sembrano destinate alle fabbriche estere. Su questi modelli soprattutto si giocherà la partita delle relazioni industriali tra FCA e i suoi lavoratori.
Se da un lato c'è un Marchionne che ha assicurato la piena produttività nel 2022 per gli stabilimenti del Vecchio Continente, dall'altra ci sono rappresentanze sindacali preoccupate da un piano che sembra troppo ambizioso per poter essere pienamente realizzato. Anche i mercati non sembrano troppo fiduciosi sul nuovo business plan, con il titolo che ha ripreso a perdere terreno dopo i guadagni degli scorsi mesi.