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Faremo in due puntate due passeggiate all'aria aperta tra presente e passato, con le voci di ieri e di oggi in merito al car-design. Al Museo Ferrari avevamo salutato Flavio Manzoni con l'intesa di rivederci al Salone di Torino, al Parco del Valentino. Qualche giorno dopo il salone Paolo Martin con tre parole ci ha accennato al Concorso di Eleganza del 9 luglio al Ricetto di Candelo e da qui abbiamo capito che non bisognava mancare.
Racconteremo del Ricetto e delle sue auto storiche e successivamente di Torino, con le sue novità, per vedere nell'interezza un viaggio temporale nel car design, con un occhio di riguardo a quello italiano.
L'associazione Motori e Cultura Biellesi e il suo presidente Cesare, di cognome Brovarone, hanno organizzato il loro secondo concorso di eleganza, quest'anno al Ricetto di Candelo.
Il ricetto è una struttura fortificata che difendeva diversi magazzini e granai, vera dispensa del feudo. Queste strutture sono rare e quello di Candelo è magnificamente conservato e in parte rivitalizzato, con il suo museo, le botteghe artigiane e qualche locale raffinato. Non avevamo mai visto nulla del genere, con strutture disposte longitudinalmente distanti tra loro una cinquantina di centimetri. E' tutto bello, tecnico ed estremamente interessante. Studiando queste architetture ci si perde in una miriade di domande: come mai due file di strutture addossate anziché un'unica struttura più grande? Alto medioevo e travi corte? Muri frangifiamma per limitare i danni in caso di incendio? Bastano due banali domande e viene la voglia di studiare a fondo questo gioiello architettonico.
Tra queste “rue” ordinate, l'Associazione ha voluto parcheggiare carrozzerie eccellenti, cultura nella la cultura, e ha ingaggiato una giuria straordinaria per l'occasione: i designer Aldo Brovarone, Ercole Spada, Paolo Martin e Diego Ottina, con Giuliano Silli, autore anche di diversi libri per Asi.
Tom Tjaarda avrebbe dovuto esserci ed è stato nel cuore di tutti i presenti, ricordato anche dalla sua adorabile 124 Rondine.
Siamo qui per viaggiare attraverso il car-design e i suoi protagonisti: oggi possiamo vedere 32 auto dal 1926 agli anni '70, che verranno valutate dai designer che hanno concepito tra le auto più importanti della storia del design, in numero e qualità.
Il concorso, lo abbiamo detto, è stato inserito in una struttura architettonica unica per qualità e conservazione, dalla tipologia davvero insolita. Ma è comunque poco conosciuta. La giuria è qui quasi in incognito per dare un giudizio altamente professionale e si tiene lontana da ogni eventuale condizionamento dato da location blasonate, personalità e finalità sponsorizzate. Già questo motivo, riflettete, è unico nel genere. Ovviamente comunque è il calibro delle partecipanti ad essere davvero notevole, fatto di esemplari unici, auto campioni del mondo, prototipi e auto storicamente rilevanti.
Eccoci dunque pronti a percorrere le “rue” del Ricetto, inseguendo “i quattro dell'ave giuria”, come scherzosamente qualcuno (che poteva dirlo) ha detto lì per lì.
La 124 Rondine di Tom Tjaarda: dinamica e tagliente, la linea mostra tutta l'eleganza delle creazioni di Tom. Notevole la coda con i fanali posti in alto: cancellano completamente l'effetto della coda rivolta verso il basso, difetto che affliggeva la bella versione di serie per via dei suoi fari “di mercato” posti a filo col paraurti. Con questa semplice variante le angolazioni di frontale e coda riconducono filologicamente alla Corvette, telaio su cui Tjaarda aveva plasmato la Rondine per Pininfarina. Il nostro plauso al promotore di questo esemplare unico, che Tom ci aveva raccontato di persona. Che i designer rieditino i loro esemplari riconducendoli ai concept è molto stimolante e rendono documenti straordinari. Vi sveleremo presto un altro celeberrimo “historic-concept” in arrivo.
È stata straordinaria. Ha nettamente tracciato la linea di demarcazione tra lo stile italiano e quello straniero, facendo risultare quest'ultimo meno tagliente.
Lancia è stato il marchio unico al mondo a schierare così tanti capolavori del design – particolarmente la Stratos (questa di Munari campione del mondo) – straordinariamente vittoriosi, su terra e asfalto.
Persino con la raffinata Fulvia Zagato si andò a vincere la categoria a Daytona, arrivando undicesimi. Ercole Spada sfiora la sua creatura e racconta – noi incantati – di come andò quella gara: la macchina era tutta raffazzonata per modifiche fatte col flessibile all'ultimo momento. In gara notarono poi che il parafango destro aveva la vernice bruciata, segno che la gomma toccava e scaldava in parabolica. Lì vicino c'era un'altro mito, Carrol Shelby, che accudiva il suo team. Gli chiesero una mano e presero a martellare follemente il parafango dall'interno. Fecero una bugna e la gara finì al meglio. Negli occhi di Ercole si scorge il ricordo di quei mezzi ruvidi e artigianali, forse lontani dai restauri precisi del giorno d'oggi, ma figli delle loro mani e del cuore.
Ripetiamolo a gran voce: senza citare la D50 da F1 adottata da Ferrari, stilisticamente parlando sui podi mondiali abbiamo Lancia Zagato ( diverse) di Ercole Spada, Fulvia, Stratos di Bertone/Gandini, Beta Montecarlo di Paolo Martin, 037, Delta di Giugiaro, S4, LC1,2 e 3
Un tripudio inimitabile da non scordare mai!
Eva Kant scelse la Fulvia Zagato per fare shopping a Clearville e Lancia usò “we are the champions” dei Queen nei suoi spot... è chiaro il perchè.
Quando sentiamo il suo nome ci commuoviamo sempre. Revelli sembra aver previsto la storia dell'automobile in un colpo solo. Probabilmente senza la sua consulenza nel design le maggiori carrozzerie italiane non si sarebbero sviluppate così bene. E' il grande ignorato della storia del car-design, ma forse fa parte della discrezione della sua persona. Questa Astura Pinin Farina ha anche la sua mano.
Qualcosa da invidiare alle auto straniere?
Da sinistra l'autore Giuliano Silli e i magnifici quattro: Aldo Brovarone, Ercole Spada, Diego Ottina e Paolo Martin.
In questo momento, oltre a pianificare il furto della particolarmente bella Jaguar E - best in show - vi sono delle perplessità: Martin è preciso come i coltelli che ama fabbricare e nota tutte le irregolarità di Jaguar E: l'auto contravveniva a diverse normative di omologazione europea a cui anche i nostri quattro dovettero attenersi. I fari non potevano esser calandrati per il rischio della condensa, dovevano garantire l'angolo di 30° laterale, i paraurti sono troppo bassi per la normativa, il cristallo non è piatto né “cilindrico”, insomma Jaguar E è una vera bad girl fuorilegge. Che sia per questo che è riuscita così bene? In Inghilterra, si poteva fare.
Divertente pensare che Malcom Sayer si ispirò come sappiamo alla da lui venerata Alfa 1900 C52 “Disco volante” di Touring: gran bell'esempio nel design, ove la capacità del progettista lo porta a creare un'auto dalla fisionomia personalissima e magnifica sebbene ispirata da un altro lavoro.
La 8V era già magnifica. Questa versione di Michelotti per Vignale ha delle linee ricercatissime: la feritoia del parafango anteriore che prosegue in fiancata rovesciandosi nel parafango posteriore, le bocchette di aerazione che spiegano come vanno disegnate, proprio oggi che le si attacca dappertutto e soprattutto false, nemmeno aperte. Le code non sono pinne ma accenno ad una scomposizione aerodinamica della carrozzeria che dialoga addirittura col disegno della attuale “LaFerrari”. Anche l'andamento delle due “schiene” di coda e la modanatura del parafango posteriore Ferrari aprono un bel dialogo .
Poi Martin ci mima una telefonata di Michelotti e consorte e la nostra serietà precipita.
Spesso si pensa all'auto di Stanlio ed Ollio in un'epoca in cui viaggiavano gli arnesi più strani. E' invece in quest'epoca che finalmente nasce lo stile, che l'auto non è più solo ben fatta ma anche decisamente bella. Bianchi Anderloni contribuì pesantemente alla trasformazione elegante dell'auto e Bugatti la avvicinò addirittura alla scultura, all'ebanistica. Diatto regala marchio e telai dell'azienda ed il geniale Ettore lavora in Francia. Ecco una sua delizia:
Un'altra interessante evidenza emersa in questo attento concorso riguarda l'automobile milanese.
Torino, per la sua vicinanza alla Francia, ha subito accentrato le più brillanti menti legate al mondo dell'auto. Ma Milano, con le sue “Alfa Romeo – Milano”, come si leggeva sul marchio, “Zagato – Milano”, Touring , Castagna e tanti altri, non è seconda a nessuno. Non è un discorso legato a sciocchi campanilismi ma si vuole anzi con forza sottolineare che la capitale economica italiana, la capitale della moda mondiale, il poderoso polo del design, insomma Milano, deve rimanere legato al mondo delle automobili a cui ha sempre dato moltissimo. Vi sono dei plus-valori nell'automobile milanese davvero imperdibili, che hanno fatto impazzire il mondo.
Quali? Tanti. Chiedeteli al suono della Giulietta Turbodelta appena vista, o osservateli dal confonto di Alfa Romeo 2600 Zagato, dello straordinario Ercole Spada qui presente, e la Lancia Flaminia Coupè di Pininfarina. Milano e Torino da collezionare.
Con enorme piacere, riconosciuta la Jaguar E “Best in Show”, molto premiate, queste straniere dicevamo sono passate in secondo piano rispetto al tripudio delle carrozzerie italiane. La sensazione ammirando auto italiane e straniere rimanda all'antica vena del gotico e l'anomalia italiana del Rinascimento, rivissuta nelle carrozzerie: ad esempio la 356 Speedster fa impazzire da sempre le moltitudini per la sua sostanza, ma la Flaminia Zagato mostra uno studio di proporzioni e geometrie che colpiscono i sensi e l'intelletto con un alchimia tutta italiana .
Austin Healey, meravigliosa con la caratteristica tensione della fascia bassa della carrozzeria che risale verso la ruota anteriore. Un accorgimento stilistico che le valse il podio tra le scoperte più sexy tra gli anni '50 e '60. Bellissimi anche gli abbinamenti cromatici di questa Speedster, davvero unica.
Lancia Lambda, l'auto di produzione più moderna del primo dopoguerra, padrona di uno stile unico, anche grazie al suo particolare assale anteriore avanzato. La plasticità di quest'auto così semplice la rende quasi astratta e l'assetto lascia intendere tutto il valore del suo telaio rivoluzionario. Sabotata da un diabolico jack russel, è subito ripartita per mano esperta del suo padrone. Curioso:Lancia fu sempre più avanti rispetto a Citroen, non fosse per il sistema idraulico, e certamente meccanicamente mille volte più raffinata. Non fu certo meno per stile ai francesi, anzi, ma la storia non la premia ugualmente. Colpa della guerra? Forse, o il merito è della più calda e coinvolgente matita di Bertoni, che vinse con Ds proprio quando Lancia iniziò a spersonalizzarsi poco a poco.
Ecco la nostra giuria a fine giornata, molto soddisfatta. Una particolarità che ci è molto piaciuta è che parte dell'organizzazione sia stata affidata ad atleti ed organizzatori della Special Olimpics di Biella. Così tra la cultura trasmessa dal luogo, dallo splendore dello stile di queste auto, dal prestigio della giuria, ad aiutare le graziose hostess vestite da Motivi, vi era chi fatica sul campo e un pochettino in più anche nella vita. Di certo questi civilissimi segni di umanità integrano realmete il concetto di eleganza, sotto tutti gli aspetti.
La prossima passeggiatà sarà al Salone del Valentino, dove vedremo cosa succede allo stile del giorno d'oggi. Il passato del design, in particolar modo italiano, è quello di Candelo: vedremo il presente cosa ci regala e se si ricorda da dove viene!
Alessandro Sammartini