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I dati estivi sulla vendita di auto elettriche in Europa hanno registrato un raffreddamento del mercato. A luglio, per esempio, le immatricolazioni di EV sono diminuite del 10,8%, a 102.705 unità, con una quota totale scesa dal 13,5% del 2023 al 12,1% e ad agosto è andata ancora peggio. La situazione è diversa da Paese a Paese, certo, ma la tendenza è innegabile. Se Belgio e Paesi Bassi hanno totalizzato un incremento rispettivamente del +44,2% e +8,9%, la Francia si è fermata al +1%, mentre la Germania ha assistito a un tracollo quantificabile in un -36,8%. In Italia, ad agosto, sono state immatricolate 2.410 veicoli full electric, in calo del 40,6% rispetto all’agosto del 2023 (quota di mercato pari al 3,5%, dal 5,1% di un anno fa). A incentivi esauriti in poche ore, quest'anno nel nostro Paese è seguito un pressoché totale disinteresse per le BEV.
Diverso il discorso in Cina, dove, secondo i dati della China Passenger Car Association (CPCA), a luglio le vendite dei cosiddetti veicoli a nuova energia (NEV) sono aumentate del 37% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, rappresentando una quota record del 50,7% delle vendite di automobili. Detto altrimenti, metà dei veicoli venduti oltre la Muraglia nel citato mese di luglio erano nuovi veicoli completamente elettrici (EV) o ibridi plug-in. Si tratta di un traguardo rilevante, che sottolinea quanto il più grande mercato automobilistico del mondo abbia fatto un balzo in avanti rispetto alle controparti occidentali nell'adozione dei EV e simili.
Al netto di dati, numeri e cifre, vale la pena chiedersi che cosa sta succedendo, ma soprattutto perché in Europa c’è una tendenza opposta a quella presente in Cina. Alla prima domanda, si potrebbe rispondere così: Pechino è ormai diventata una potenza elettrica, grazie ad una strategia ben precisa avallata dal governo e portata avanti dai grandi campioni nazionali dell’automotive e delle batterie elettriche, mentre Bruxelles ha sposato l’obiettivo di rendere la mobilità green più per un intento ideologico che non sulla base di piani operativi concreti (tralasciando i traguardi, difficilmente raggiungibili, posti dall’Ue).
Per quanto riguarda la tendenza cinese, basti pensare che tre anni fa, nel Paese asiatico le vendite di NEV rappresentavano appena il 7% del totale dei veicoli. Poi qualcosa è cambiato, grazie in primis agli ingenti investimenti dirottati dalle autorità nelle filiere di fornitura degli EV, che hanno sostanzialmente spinto la crescita dell’industria nazionale del settore, costringendo molti marchi stranieri affermati – da Volkswagen a BMW – a lottare per recuperare terreno. Il ritmo di crescita dei NEV in Cina ha accelerato aumentando del +28,6% a giugno. Le vendite di veicoli elettrici puri sono invece salite del +14,3% a luglio, rispetto al +9,9% di giugno. I protagonisti dello sprint coincidono con BYD e Li Auto, che hanno stabilito record di vendite mensili a luglio e non intendono fermarsi. I cinesi, insomma, continuano a puntare forte su mezzi del genere. Perché? Semplice: questione di convenienza. La maggior parte degli abitanti dell’ex Impero di Mezzo, in sostanza, acquista EV per risparmiare. E il risparmio è ben visibile, sia per via di un eccellente sistema di colonnine di ricarica dislocate in tutto il territorio cinese che per i costi delle ricariche, più basse delle medie europee. Per approfondire, ecco i dati di Statista.com sui progressi fatti in Cina fra vendita di auto, punti di ricarica, prezzi medi dei modelli.