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Il bollo è già sparito, diventato “virtuale”. Anche il tagliando dell’assicurazione ormai non c’è più bisogno di esibirlo. Il prossimo passo verso la smaterializzazione toccherà alla patente e forse anche alla carta di identità, grazie ad una nuova tecnologia presentata da Google e dal produttore di chip Qualcomm.
Il servizio si chiama Identity Credential e sarà presente sul prossimo sistema operativo Android che sarà lanciato alla fine del 2020 e sugli smartphone top di gamma che saranno equipaggiati con il nuovo chip Snapdragon 865 prodotto da Qualcomm che sfrutterà la connettività 5G.
I due colossi dell’informatica sostengono che i documenti “virtuali” sono praticamente inattaccabili, ma soprattutto potranno essere esibiti anche a telefono scarico, grazie ad una riserva di carica resa possibile dall’architettura del nuovo processore che permetterà di visualizzarli anche con la batteria esaurita.
«Dipenderà poi da singoli Stati decidere quando adottare il sistema. Vedo già molto fermento negli Stati Uniti, per l’Europa credo ci vorrà un po’ più di tempo. Ma ci arriveremo. Così come arriveremo a legare la validità dei nostri documenti ai dati biometrici conservati sul nostro telefono, in modo che non solo i dati sensibili saranno protetti, ma anche la certezza della validità di questi», ha spiegato al Corriere della Sera il responsabile della sicurezza di Qualcomm Jesse Seed.
Bisognerà dunque che i singoli paesi consentano la digitalizzazione dei documenti di identità. Al momento sulla carta di identità sul telefono sta lavorando la Cina, mentre negli USA il passaporto può essere legato alla app Mobile Passport che permette ai cittadini di Stati Uniti e Canada di velocizzare i controlli in ingresso negli aeroporti evitando di compilare il consueto modulo della dogana.