Passaggio di proprietà: i costi folli sono un'anomalia italiana

Passaggio di proprietà: i costi folli sono un'anomalia italiana
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La crisi economica morde e rallenta le immatricolazioni di auto e moto nuove. Per la prima volta cala anche la compravendita dell’usato, su cui gravano costi folli. Solo in Italia è così
9 aprile 2013

Nel nostro Paese la passione per i motori è sempre stata forte e diffusa. Siamo un popolo cresciuto a pane e benzina, grazie alle leggende del passato che si fondono a meraviglia nelle imprese di oggi. Quale altro Paese può vantare la paternità di marchi come Alfa Romeo, Lancia, Ferrari, Lamborghini, Maserati o, nelle due ruote, Moto Guzzi, Ducati, Gilera, MV Agusta, Vespa e decine di altri ancora? Per non parlare dei piloti che oggi come ieri portano alta la nostra bandiera nel mondo.

 

Il nostro è però anche il Paese in cui lo Stato fa di tutto per cancellare l’amore per l’automobile. Il prezzo della benzina, i limiti sempre più frequenti alla circolazione, il costo dei parcheggi e l’incertezza politica pesano certamente sulla vendita di auto nuove, già falciata dalla crisi economica.

 

Quello che stupisce nel 2013 è il crollo delle compravendite di veicoli (auto e moto) usati. Questi si erano rivelati una sorta di alternativa all’acquisto dell’auto nuova per moltissimi italiani e, in controtendenza ai dati relativi alle immatricolazioni, avevano mantenuto un andamento stabile, se non in crescita. Il 2013 inverte questa tendenza e anzi evidenzia di converso un preoccupante aumento delle radiazioni. Nel mese di marzo appena trascorso i passaggi di proprietà scendono del 4,6% nelle auto e addirittura del 22,8% per le moto rispetto allo stesso mese del 2012.

alfa romeo 166 2001
Un'Alfa Romeo 166 3.0 V6 del 2001 ha un valore di mercato di 1.000/1.500 euro ma a Milano il suo passaggio di proprietà costa 927 euro!

 

Va comunque sottolineato come in Italia anche a marzo ogni 100 auto nuove ne sono state vendute 178 usate. Segno evidente di come il mercato dell’usato generi ancora oggi numeri di assoluto valore; sono diversi gli operatori di settore che non vedono più il ritiro dell’auto usata come una fastidiosa necessità legata alla vendita del nuovo, ma come una significativa opportunità di guadagno.

 

Sulla compravendita di auto usate pesa però come un macigno un dazio tutto italiano: il costo del passaggio di proprietà, che è proporzionale alla potenza del veicolo e che non trova riscontro negli altri paesi europei. Come questo incida sulle compravendite è testimoniato anche dall’aumento preoccupante delle radiazioni (+4,5% per le auto e +27,6% per le moto nel primo trimestre 2013); tanti connazionali preferiscono rinunciare all’auto e ancora di più alla moto, vista come una insostenibile fonte di spesa che grava sul bilancio delle famiglie. Spesso è difficile dar loro torto, vediamo perché.

Il costo del passaggio di proprietà

Vediamo come si calcola. Il costo totale dipende dal numero di kilowatt (e quindi di cavalli: 1 kW=1,36 cv) del veicolo e dalla provincia di residenza dell’acquirente dell’auto o della moto. Il costo del passaggio di proprietà è formato da queste voci fisse: marca da bollo, emolumento ACI, imposta di bollo per la presentazione dell’atto al PRA e il rilascio del Certificato di Proprietà, diritti ex Motorizzazione, bolli per il rilascio dell’aggiornamento della Carta di Circolazione.

Un dato la dice lunga: in Francia e in Germania si vendono due auto usate ogni auto nuova, segno evidente di come l’attenzione per questo tipo di mezzi sia ancora elevatissima. In Italia le compravendite sono invece frenate da una tassazione mostruosa

 

Ci sono quindi 77,18 euro di costi fissi a cui va aggiunta l’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT), che varia in base ai kW e alla provincia di residenza dell’acquirente (ogni provincia applica autonomamente una maggiorazione sull'Imposta Provinciale di Trascrizione che può arrivare fino al 30%). L’IPT è determinata in misura fissa solo quando la potenza è inferiore a 53 kW e vale in questo caso 196 euro. Per i veicoli oltre 53 kW si adotta la seguente formula: 3,51 euro per kW (valore che può essere maggiorato del 30% dalle singole province).

 

Riassumendo, un’auto con potenza inferiore ai 53 kW paga per il passaggio di proprietà 252,24 euro (al netto dei costi di intermediazione dell’agenzia di pratiche e dell’ACI). La cifra sale vertiginosamente per le vetture con più cavalli; a ben guardare 53 kW corrispondono a 72,08 cavalli, quindi l’IPT incide in modo davvero pesante sul costo finale del passaggio di proprietà, arrivando a superare talvolta il valore di mercato delle auto più vecchie.

 

Prendiamo l’esempio di una valida Alfa Romeo 166 3.0 V6 del 2001 (Euro3, quindi ancora utilizzabile e facilmente trasformabile a GPL): il suo valore di mercato è di circa 1.000/1.500 euro, ma nella provincia di Milano il suo passaggio di proprietà costa 927 euro. Una cifra che eguaglia il valore dell’auto e la rende difficilmente rivendibile, condannandola a una insensata esportazione all’estero (o, peggio, a una prematura rottamazione).

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Il mercato dell'usato in Italia è letteralmente soffocato da una tassazione mostruosa

Cosa succede nel resto d’Europa

Un dato la dice lunga: in Francia e in Germania si vendono due auto usate ogni auto nuova, segno evidente di come l’attenzione per questo tipo di mezzi sia ancora elevatissima. In Italia le compravendite sono invece frenate da una tassazione mostruosa (come visto chiaramente nell’esempio sopra).

 

All’estero auto con qualche anno di vita, ma ancora perfettamente funzionanti e sicure, diventano appetibili da persone che altrimenti non potrebbero permettersele. I bassi costi del passaggio svolgono così una funzione che potremmo definire sociale: consentono anche alle classi meno abbienti di entrare in possesso di un bene necessario alla maggior parte delle famiglie.

 

All’estero – bontà loro – l’auto non è considerata una vacca da mungere. Ci sono Paesi che non richiedono il pagamento di alcuna tassa (come il Belgio, la Germania, la Francia e l’Austria), ma della semplice pratica amministrativa (pochi euro, in Germania ne bastano 20).

In Italia invece IPT e tassa di possesso si sommano, facendo dell’auto una fonte primaria di gettito fiscale dello Stato

 

In Inghilterra è sufficiente recarsi in Comune e versare 30 sterline per modificare la proprietà del veicolo. In Spagna chi compra un’auto usata deve versare un’imposta pari al 4% del valore fiscale (calcolato secondo tabelle prestabilite dall’ufficio delle tasse), dopo 10 anni l’imposta si riduce in modo netto ed è comunque per prassi sempre inclusa nel prezzo di vendita.

 

L’imposta provinciale di trascrizione  (IPT) alla fine è l’ennesima tassa tutta italiana che grava come un macigno sul mercato dell’automobile usata nel nostro Paese. All’estero è un balzello pressoché sconosciuto, visto che le imposte sull’auto si concentrano nella sola tassa di circolazione (dove prevista), senza che nulla sia dovuto al momento del passaggio di proprietà. In Italia invece IPT e tassa di possesso si sommano, facendo dell’auto una fonte primaria di gettito fiscale dello Stato. In questo modo però si sta distruggendo coscientemente uno dei settori più importanti dell’industria italiana.

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