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In quel di Rovereto, in Trentino poco distante dal capoluogo Trento, noi di Automoto.it eravamo stati di recente per una manifestazione sportiva divertente e singolare, la StrongmanRun, legata al lancio del nuovo Nuovo Dacia Dokker Pick-Up. Il caso vuole che durante questa Pasqua 2018 dove i media TV ci ricordano che sono solo due italiani su dieci, o anche meno, quelli che possono permettersi di andare in viaggio chissà dove per il mondo, durante il breve ponte ci ricapita di passare dalle parti di Trento. Rimanendo nel Bel Paese e pensando di sfruttare l’occasione e la disponibilità di amici appassionati di montagna per fare un’ultima sciata, sulle montagne dell’area Alpe Cimbra (Folgaria Lavarone, ndr) ecco però un meteo che, come tutto sommato da norma per la fase di cambio stagione, gioca qualche scherzo e offre sole caldo alternato a nevicate, brevi ma intense come manco in pieno inverno. Si ritorna quindi a passare qualche ora in quel di Rovereto, che abbandonati i monti dalle parti di Folgaria diviene meta di una classica gita da fuori porta e fa scoprire contenuti che non ti aspetteresti, da questa cittadina di nemmeno quarantamila abitanti.
Il primo, che ci si eviterebbe, è scoprire come pur sulle strade di una provincia ricca di monti, transitino decine di auto non provviste delle dovute dotazioni invernali, pneumatici o catene. Assurdo vedere a fine inverno, nel giro di breve, un accumulo di macchine in rischiosa difficoltà e traffico in tilt come se non fosse mai nevicato da queste parti. In ogni caso, entrando in città, nella zona dove ha anche sede il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’università di Trento, in Corso Bettini, si trova nientemeno che il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea con rilevanza europea.
Quello che forse non tutti gli sfegatati di motori sanno, è cosa vi sia attualmente esposto, in una delle sedi secondarie. Scopriamo così, facendo due passi sotto la pioggia in centro a Rovereto, la Casa d'Arte Futurista Depero. Nata nel 1957 in base a un progetto certo poco ordinario: innovazione, ironia, abbattimento di ogni gerarchia nelle arti. Depero fu pioniere del design contemporaneo, conosciuto, questo forse anche da qualche appassionato di motori, per la sua realizzazione negli anni Trenta della ancor oggi utilizzatissima bottiglietta a forma di calice rovesciato per una celebre bevanda italiana monodose, di colore rosso. In questo luogo si possono trovare, esposti a rotazione, circa 3000 oggetti lasciati dall’artista alla città: dipinti, disegni, tarsie in panno, grafiche e giocattoli. Il legame tra i futuristi e l’automobile si percepisce in molte opere e frasi scritte. In quel periodo prossimo alla prima guerra mondiale, ma anche a certe rivoluzioni tecniche. Alcuni movimenti artistici e culturali davano così spazio all'auto nobilitandola, più che oggi. Quell'oggetto di metallo su quattro ruote, fatto molto bene dalle aziende italiane e che correva sempre più veloce, portando sempre più uomini a sensazioni inedite, diventava esempio forte e stimolante per un movimento come il futurismo. Se ne vede qualche traccia in opere presenti al Mart stesso, ma soprattutto all’ultimo piano della Casa Depero. Durante la parabola del movimento, tra il 1909 e il 1944, oltre la bellezza dell’automobile in movimento vista da fuori si approfondisce anche il valore estetico-meccanico di ogni sua parte, in una chiave oggi certo poco conosciuta, specialmente ai giovani. Nel corso della prima metà dello scorso secolo l’automobile da raro prodigio mefistofelico, come definita nella presentazione della mostra, diviene sempre più popolare avviandosi a essere prodotto di massa e oggetto del desiderio di un numero sempre maggiore di persone.
È in programma fino a giugno 2018 all’ultimo piano della Casa d’Arte Depero, una mostra dedicata al mito futurista dell’automobile: il mezzo al tempo sempre “nuovo”, sempre in movimento, come pochi altri popolarmente noti un secolo addietro. Un qualcosa che non tutti oggi ricordano, quella “fascinazione per i valori estetici delle autovetture” presente in alcuni dipinti degli anni Venti e Trenta. Non furono pochi gli artisti che vollero propria l’immagine dell’automobile, quella che oggi è legata soprattutto a spot cattura-click nei video da pochi minuti sparati dai colossi industriali sui social attivi nei nostri dispositivi mobili; mentre allora veniva approfondita e resa parte di lavori di ben altra forma, che si osservano con calma e ispirano sensazioni più profonde. L’esposizione intitolata Animali Metallici: il culto dell’automobile nel XX secolo, è piena di elementi automobilistici in varia forma, immortalati da artisti in dipinti, opere di grafica pubblicitaria, ritratti in scatti fotografici, o anche solo raccontati attraverso scritti e lettere. Non si parla ovviamente solo di Depero ma di molti altri, con fotografie, illustrazioni, materiali pubblicitari e stampa provenienti dall’Archivio del Mart. Il titolo è ripreso da uno scritto di Depero stesso che invitava a considerare l’importanza dell’estetica dell’auto. Nello specifico, camminando dentro queste stanze si vede come Ernesto Thayaht si sia fatto immortalare accanto alle auto da lui possedute, o come l’immagine dell’automobile utile per simboleggiare progresso e potere venne usata dal regime fascista. Depero ha esaltato non solo il Camparisoda, ma anche le industrie automobilistiche nazionali: Fiat, Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Ansaldo e Pirelli per esempio. Si osservano qui una moltitudine di lavori inerenti illustrazioni e cartelloni, utili anche alle vaste campagne pubblicitarie del tempo, oltre che a libri, manifesti e riviste.
UN SECOLO DOPO. A noi ha particolarmente colpito osservare due piccole cose rapportabili ai giorni nostri, di fine anni Dieci nel nuovo secolo. Il primo è un bozzetto “dorato”, di Radice: si tratta di un’anteprima per la Coppa d'Oro Principessa del Piemonte, al V Concorso Internazionale d'Eleganza Automobili. Già, quello che normalmente seguiamo anche oggi, dalle pagine di Automoto.it, ma ora è divenuto altra cosa: solamente storico, di nicchia e patrocinato dal gruppo BMW, in quel di Villa d’Este e non più a Villa Olmo. Si rivive solo quel blasone internazionale e innovativo che era anche tricolore, al tempo. Un'altra curiosità è scoprire dalle pagine di una promozione Itala anni Venti quali erano i… “testimonial” o “brand ambassador” (per dirla come si usa oggi) della Casa automobilistica: regnanti e pontefici, con elencati i modelli di vettura posseduti! Oggi invece, l’ultima campagna Fiat lanciata vede un giovanissimo youtuber affiancato allo slogan Pandemonio: altro target, altri tempi, altro stile da usare rapidamente su un touchscreen, a una profondità diversa che discutendone davanti a una raffigurazione, statica ma artistica.