Pasquale De Vita, tra energia ed auto

Pasquale De Vita, tra energia ed auto
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Un partecipato ed emozionato convegno ha ricordato la figura di Pasquale De Vita, storico presidente dell’Unione Petrolifera ed artefice del risanamento dell’Automobile Club di Roma
16 ottobre 2014

Scomparso in maniera improvvisa lo scorso marzo, Pasquale de Vita è uno di quei personaggi per i quali a giusta ragione si spendono parole di encomio e commossi ricordi: per riannodare i fili della sua esperienza e del suo insegnamento, in tanti si sono ritrovati nella Sala delle Assemblee della sede ACI di Roma. Colleghi dell’Unione Petrolifera, di cui De Vita è stato a lungo Presidente; ed anche dipendenti dell’Automobile Club di Roma, che deve la sua sopravvivenza proprio all’opera di risanamento ideata e gestita da De Vita, che tirò fuori dal baratro la sezione romana e la seppe trasformare, in poche stagioni, in un modello di virtuosismo oggi diventato di riferimento a livello nazionale.

Una lunga carriera

Entrato all’ENI nel 1954, al tempo forgiata da Enrico Mattei, De Vita ha seguito da vicino l’ascesa del comparto petrolifero in Italia, diventandone un involontario quanto autorevole testimonial, capace con i suoi studi e le sue analisi di anticipare non solo i periodi d’oro, ma anche di intravedere i pericoli e prevedere gli anni di crisi che stiamo ancora vivendo.

«Il miglior modo per rendere omaggio alla figura di Pasquale De Vita e a ciò che ha fatto per il nostro settore - ha affermato Alessandro Gilotti, presidente dell’Unione Petrolifera - è quello di portare avanti con determinazione i tanti problemi ancora sul tappeto, molti vecchi di troppi anni. Problemi che De Vita si è trovato ad affrontare nel corso della sua presidenza, che sono ancora irrisolti: la ristrutturazione della rete carburanti e la sua liberalizzazione, la crisi della raffinazione in un quadro strategico di politica energetica nazionale, il ruolo delle fonti rinnovabili affrontato con un’oggettiva logica di costi-benefici e non su spinte ideologiche».

A volte si ha la sensazione che le lezioni del passato non siano servite e che si continui a sottovalutare la portata strategica dei problemi che riguardano il nostro settore e dei loro effetti sociali ed economici, soprattutto di lungo periodo


«A volte si ha la sensazione che le lezioni del passato non siano servite e che si continui a sottovalutare la portata strategica dei problemi che riguardano il nostro settore e dei loro effetti sociali ed economici, soprattutto di lungo periodo. Il mio impegno, come fu quello di De Vita, è di rendere la nostra associazione sempre più efficace e credibile e di spiegare che rappresenta un’industria ad alto contenuto tecnologico, con potenziale di investimenti molto rilevante ed essenziale per la sicurezza energetica del Paese».

«Pasquale De Vita ha saputo riversare nella presidenza dell’Automobile Club di Roma e nella vicepresidenza dell’Automobile Club d’Italia la grande esperienza maturata nelle posizioni apicali di AGIP ed ENI - ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia - contribuendo enormemente allo sviluppo della nostra Federazione. Ne hanno beneficiato non soltanto i soci, ma tutti gli automobilisti che hanno sempre trovato nell’ACI servizi e prodotti vantaggiosi ed innovativi. De Vita ha tracciato una strada sulla quale proseguiremo con impegno e dedizione».

«Vanno evidenziate le capacità di visione del Presidente De Vita che, con lungimiranza rispetto ai tempi, già negli anni ‘90 individuava soluzioni coraggiose di risanamento - ha sottolineato Giuseppina Fusco, presidente dell’ACI Roma - e avviava un percorso da antesignano nella evoluzione dei rapporti tra gli Automobile Club provinciali e la rete delle delegazioni, sempre con un approccio fortemente orientato verso una politica di collaborazione, interazione sinergica e condivisione di obiettivi comuni nell’interesse del cittadino, dell’utenza e dei soci. Alla guida dell’Automobile Club di Roma Pasquale De Vita è riuscito coniugare con grande efficacia la visione di uomo di impresa con quella più istituzionale, portando il Club degli automobilisti della Capitale ad essere il primo nella Federazione ACI per numero di soci».

Il miglior modo per rendere omaggio alla figura di Pasquale De Vita e a ciò che ha fatto per il nostro settore è quello di portare avanti con determinazione i tanti problemi ancora sul tappeto, molti vecchi di troppi anni


Per Alberto Clò, direttore della rivista Energia e già ministro dell’Industria nel governo Dini, è necessario garantire una capacità di governo centrale dell’industria petrolifera, recuperando una visione globale che ne superi la frammentazione localistica; fissare un quadro legislativo/regolatorio; arginare il fondamentalismo di Bruxelles che ha fatto dell’ambiente la «variabile indipendente” dell’economia europea, indifferente agli effetti negativi che ne sarebbero derivati sull’industria. Non ultimo: bisogna arginare una vessazione fiscale, 365 miliardi euro nel decennio 2002-2012, che, castigando i consumatori, soffoca ogni capacità innovativa e concorrenziale delle imprese. Convincimenti che Pasquale De Vita propose con forza anticipando l’inevitabile declino della nostra industria di raffinazione».

Il presidente onorario dell’ACI, Rosario Alessi, ha ricordato che «fra i  tanti meriti di Pasquale De Vita c’è anche la capacità di essere sempre riuscito a mantenere una costante lucidità e un chiaro e invidiabile equilibrio. Su tutti i temi affrontati proponeva sempre soluzioni valide che avevano come prioritario punto di riferimento l’interesse della collettività nazionale».

Alessi, ha poi annunciato che ACI, UP e SARA Assicurazioni hanno concordato di istituire una borsa di studio e un premio giornalistico “Energia” per ricordare Pasquale De Vita per il suo grande impegno nei settori dell’automobilismo e del petrolio.

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