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Alcuni paesi europei, tra cui Italia, Francia e Spagna, hanno ritardato l’adozione di norme europee considerate restrittive dal parlamento di Strasburgo, nonostante i valori di inquinamento ambientale fossero oltre i limiti previsti per legge.
L’indagine intestina svolta a seguito dello scandalo che ha travolto Volkswagen, poi, ha fatto emergere la conclusione di una volontà diffusa di voler proteggere l’industria automobilistica europea a seguito della crisi del 2008. «Già nel 2012 si potevano trovare chiari segnali di qualcosa che non andasse nelle automobili Diesel.» ha commentato il politico olandese Gerben-Jan Gerbrandy alla Reuters. «Il Dieselgate non si sarebbe mai verificato se la Commissione Europea ed i governi degli stati avessero agito con criterio.»
Nella giornata odierna la Commissione dovrebbe incontrare i rappresentanti dei 28 paesi membri per accordarsi si una ulteriore stretta sulle normative anti-inquainamento e anti-emissione, soprattutto alla luce del nuovo ciclo di omologazione che dovranno adottare i costruttori. Queste misure dovrebbero entrare in vigore a partire dal prossimo settembre, ma le case chiedono una proroga al 2019.
«Non viene lasciato tempo a sufficienza alle aziende per agire sui propri prodotti.» commenta Erik Jonnaert, uomo al vertice della European Industry Association – ACEA, ma da Bruxelles tuonano contro queste dichiarazioni, affermando che «i costruttori hanno avuto tempo più che sufficiente per adattarsi a queste normative», come riporta sempre la Reuters.
Se le nuove normative dovessero essere approvate allo stato attuale, si andrebbe ad incidere anche sulle emissioni “a freddo” dei propulsori, per andare ad incidere positivamente su inquinamento e consumi per quanto riguarda i brevi tragitti urbani.