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Il Salone dell’Auto di Torino si è rivelato essere un vero e proprio successo, nella sua seconda edizione. Per avere un punto di vista diretto degli organizzatori, abbiamo parlato con Andrea Levy, Presidente del Salone, il quale ci ha rivelato i tanti perché celati dietro la nascita di un evento simile.
Come mai realizzare un salone in un contesto come quello di Torino?
«In Italia mancava un evento automobilistico nazionale, che fosse atteso dai grandi appassionati. Abbiamo proposto tre anni fa questo nostro progetto alla città, per portare le novità in mezzo alla gente. Il Parco del Valentino respira storia motoristica, è stato la sede antica del GP cittadino, dove hanno corso Farina, Nuvolari, Ascari e Villoresi. L’entrata gratuita e l’accesso sino alle 24.00 fanno sì che l’auto torni ad incontrare la gente. Spaziamo da grandi marchi di supercar di prestigio a quelli più generalisti, fino ai centri stile. Abbiamo creato un nuovo concetto di realizzazione di eventi simili anche sotto un profilo internazionale, dato che non esistono saloni simili al mondo. C’è interazione tra il pubblico e le auto: i visitatori possono toccarle, aprirle e salirci a bordo. Abbiamo anche un target insolito per i saloni, data la folta presenza di famiglie con bambini. Scopo ultimo del Parco Valentino è uno: rimetterti un desiderio, quello di cambiare l’auto.»
Come hanno accolto le case questo tipo di evento?
«L’ano scorso abbiamo iniziato con 25 case. Nel 2016 abbiamo avuto un vero boom, con quasi 100 auto esposte. Abbiamo marchi che rappresentano circa l’83% del mercato del nostro paese, con 43 marchi e 12 centri stile. Il massimo per brand è di 4 pedane. Abbiamo ospitato un grande evento, quello del centenario BMW, oltre ai meeting Cars & Coffee.»
Siete già al lavoro per il 2017?
«Direi di si. Abbiamo ascoltato tutti i feedback delle case, garantendo più coperture e una segnaletica chiara. Ci teniamo molto a far capire ai visitatori a cosa stanno andando in contro e cosa stanno guardando.»