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Che bella la campagna promossa dall’Aeroporto di Linate per la sua nuova struttura parcheggi. Un cartello vecchio e trascurato a fianco della “torretta” colorata, linda e nuova che segnala i posteggi ufficiali dell’aeroporto, con lo slogan “Se questo è il cartello, chissà come trattano la tua auto” sotto il primo e “Scegli il parcheggio ufficiale” sotto il secondo.
Un sogno da prima classe
Diciamocelo, a nessuno piace troppo pagare per i posteggi, ma quando il servizio offerto è come quello pubblicizzato dal sito dell’aeroporto, i soldi si tirano fuori più volentieri. Due parcheggi interni all’aeroporto, che permettono di entrare nel terminal senza attendere navette o simili, a prezzi differenziati a seconda della vicinanza.
Uno da 3.000 posti vicino al terminal, l’altro, da 800, praticamente sullo zerbino delle porte scorrevoli. Entrambi coperti, entrambi video sorvegliati, eccetera eccetera. Una scelta che ricorda più da vicino l’immagine degli aeroporti tedeschi o britannici che non quella delle strutture di casa nostra, e che ci sentiamo di applaudire senza riserve.
Immaginatevi dunque le aspettative quando sono entrati in servizio i due parcheggi riservati alle moto. Anche in questo caso, due scelte: una praticamente integrata nell’area Top Class (quella “sullo zerbino”), l’altra, inaugurata lo scorso 25 giugno, un po’ più lontana ma ad un prezzo leggermente più conveniente: 1,5€ l’ora per le prime 4 ore, 6 per le 24. Un parcheggio – citiamo il sito – “coperto e illuminato, completamente dedicato alle moto”. Insomma, considerando la congestione del traffico attorno all’aeroporto meneghino, un vero e proprio invito a nozze per motociclisti, scooteristi e in generale utenti della cosiddetta mobilità urbana a due ruote. Ma…
Il brusco risveglio
Una delle prerogative delle due ruote, di quelle che nemmeno il più accanito detrattore della mobilità motociclistica e ciclo motoristica riesce a sminuire, è la capacità di risolvere, o comunque semplificare, le problematiche del parcheggio. Certo, magari a volte il motociclista è un po’ indisciplinato, e sfrutta dimensioni ed agilità del mezzo a due ruote per esibirsi in parcheggiate creative che fanno irritare (passateci l’eufemismo) gli altri utenti della strada e dei marciapiedi, ma in linea di massima possiamo serenamente affermare che quando gli viene offerta una soluzione razionale e pratica è raro che non la sfrutti.
Quando invece la soluzione è stata concepita con organi non normalmente preposti all’attività del pensiero razionale, il motociclista – come qualunque essere umano dotato di buon senso – tende ad arrangiarsi diversamente. Vediamo perché questo principio si debba applicare alla meravigliosa soluzione pubblicizzata da ViaMilano Parking per l’aerostazione di Linate: vi basta guardare la foto.
Nessuno ha pensato di differenziare la superficie di parcheggio dedicata alle due ruote dal normale asfalto, che con la calura estiva ha la prerogativa di ammorbidirsi se non proprio sciogliersi, ed inglobare al pari di sabbie mobili stampelle laterali e cavalletti in genere. Bastava una semplice passata di cemento, ma anche senza spingersi a tanto, scegliere una copertura meno elegante ma più funzionale che non una tettoietta trasparente – che copre i mezzi praticamente solo con sole allo zenith, e non protegge comunque l’asfalto dall’effetto dei raggi solari – avrebbe potuto sortire effetti apprezzabili.
La beffa finale è rappresentata dal cartello alla cassa, che raccomanda l’uso del cavalletto centrale. A prescindere dal fatto che non tutti i mezzi ne sono dotati, il centrale è un palliativo, non una soluzione, perché le due aste del cavalletto sprofondano allo stesso modo di una stampella. La stabilità non viene compromessa altrettanto gravemente, ma la differenza non è abissale.
E peraltro, nulla impedisce alla moto diligentemente parcheggiata sul centrale di venire ribaltata da quella di fianco nel momento in cui la sua stampella viene accolta dal caldo abbraccio dell’asfalto nelle ore centrali della giornata. Inevitabile che chiunque non voglia uscire dal terminal e trovare ad accoglierlo l’amata due ruote comodamente coricata a terra si rivolga a soluzioni alternative, spesso al limite del piratesco. Peccato. Un’altra occasione persa in grande stile.