Paolo Scudieri, presidente Anfia: "Davanti a noi, grandi cambiamenti"

Paolo Scudieri, presidente Anfia: "Davanti a noi, grandi cambiamenti"
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Una fase di grande trasformazione per l’intero comparto automotive: il presidente dell'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica ci racconta di grandi sfide che si accompagnano a grandi opportunità. Anche dal punto di vista occupazionale
7 febbraio 2020

A Melfi, in occasione dell’Assemblea annuale di Anfia, ha fatto gli onori di casa al premier Conte, ospite importante che sottolineava la connessione tra Politica e filiera automotive.

Si era a dicembre, ma pare passata un’eternità: da allora, tante cose sono accadute, e non sempre di segno positivo, anzi.

Una tra tutte, le ordinanze di divieto alla circolazione per i diesel anche Euro6, quasi a rimarcare la distanza tra i discorsi ufficiali che volano fin troppo alto ("Industria 4.0, elettrificazione, mobilità connessa, guida autonoma"…) e le comuni questioni quotidiane, che riguardano la vita di ciascuno.

Paolo Scudieri è una figura originale nel panorama industriale nostrano: guida con successo un gruppo internazionale, la Adler-Hp Pelzer che, a dispetto dei tanti luoghi comuni riguardanti il Sud d’Italia, dalla base originaria di Ottaviano ha allargato i suoi confini, diventando una holding con circa 15.000 dipendenti in 23 Paesi, e generando un fatturato superiore ai 1,5 miliardi di euro.

Presidente di Anfia da dicembre 2018, Scudieri è chiamato a gestire una fase di enormi cambiamenti dell’industria automotive: concetti come quelli di guida autonoma, connettività e mobilità elettrica, da oggi e per i prossimi dieci anni avranno un ruolo sempre più determinante.

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Iniziamo proprio da qui: quanto sono pronte le aziende italiane nell’affrontare la transizione verso la mobilità di domani?

Non so se tutti abbiano compreso l’importanza del momento che stiamo vivendo: oggi - spiega - si stanno mettendo le basi per una modalità inedita di mobilità, che renderà il sistema finora utilizzato desueto allo stesso modo con cui le carrozze trainate da cavalli furono soppiantate da strani trabiccoli mossi da un motore a scoppio.

Del resto, l’elettrificazione, la guida autonoma e la connessione sono fattori determinanti per un vero cambio tecnologico, che stravolgerà il concetto stesso di vettura e la sua modalità d’uso...

Il settore della componentistica automotive - argomenta ancora Scudieri - per fortuna da tempo ha iniziato ad investire risorse in ricerca e sviluppo, avviando anche importanti rapporti con centri esterni come le università. Bisogna far presto, perché la concorrenza internazionale è agguerrita e dispone di tecnologie importanti. In questa corsa contro il tempo per arrivare per primi a realizzare prodotti all’altezza della domanda, è indispensabile il supporto della Politica, che deve mettere in campo le misure necessarie per favorire questo processo tecnologico.

Ecco, la Politica: ma quale? Quella del Premier che esprime vicinanza al settore, o quella dei sindaci che bloccano le auto diesel?

Sui provvedimenti demagogici e sciagurati, frutto purtroppo di una mancanza drammatica di competenza da parte degli amministratori locali, abbiamo già espresso la nostra fortissima posizione negativa, anche perché tali decisioni hanno un riflesso drammatico in termini commerciali. Vorrei ricordare che il settore automotive, una delle cinque A che formano la colonna portante dell’industria nazionale (le altre sono agricoltura, alimentare, abbigliamento ed aerospazio… ndr), conta in Italia circa 270 mila addetti e assicura allo Stato un gettito annuo valutato in circa 76 miliardi di euro. Ebbene, visto che siamo all’inizio di un decennio di cambiamenti epocali, bisognerà arrivare in fretta a decisioni strategiche decisive: ai prossimi tavoli in programma al Mise arriveremo con proposte concrete, tese a dare ulteriore impulso alla trasformazione in atto.

Paolo Scudieri e Giuseppe Conte: tra il presidente di Anfia ed il primo ministro esiste un rapporto di reciproca stima
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Può darci qualche anticipazione?

In sintesi: chiederemo di sottoscrivere un patto per sostenere l’evoluzione verso la mobilità a idrogeno; prevedere un credito d’imposta per l’installazione di colonnine di ricarica elettrica nelle abitazioni private; utilizzare le indicazioni del Libro Bianco redatto da Confindustria per accelerare la produzione di energie rinnovabili ed arrivare entro il 2030 alla decarbonizzazione dell’economia ed al rafforzamento della green economy. Obiettivi concreti per un Paese protagonista del cambiamento.  

Questo cambio di paradigma avrà anche un impatto sociale importante: oggi la struttura industriale classica è in difficoltà e molti posti di lavoro sono a rischio. Non c’è preoccupazione per questo?

Conosco bene le situazioni di crisi occupazionale che investono il nostro settore, ma sono anche sicuro che c’è una grande richiesta di nuove figure professionali altamente specializzate. La transizione all’elettrico non verrà in un giorno e ci sarà ancora ricorso a modalità di alimentazione classiche per gli spostamenti lunghi. Accanto all’operaio in tuta che lavora alla linea di montaggio ci saranno sempre più numerosi ingegneri specializzati nel settore della mobilità: un ascensore sociale per i tanti nostri giovani oggi portati ad andare all’estero per trovare lavoro.

Chiudiamo con una domanda più specifica, relativa proprio ad Anfia: ha senso, oggi che le Case hanno dimensione sovranazionale, sedersi ad un tavolo in rappresentanza del comparto Italia, e trovarsi accanto chi porta le ragioni delle aziende straniere? Non si tratta di una divisione superata dai fatti?

Convengo che parlare con una sola voce a nome dell’intero settore automotive avrebbe un impatto più forte e deciso; ma non bisogna dimenticare che Anfia parla a nome dell’intera filiera nazionale dell’automotive, mentre altri associazioni rappresentano solo il terminale commerciale di pur importanti marchi esteri. Non si tratta di una differenza di poco conto.

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